la Repubblica, 12 luglio 2024
Starmer l’europeo “Adora l’Inno alla gioia La Brexit lo devastò”
LONDRA – «Keir Starmer adora Beethoven.
L’inno alla gioia», in realtà composto da Friedrich Schiller e oggi colonna sonora ufficiale dell’Unione Europea, «è la musica preferita del primo ministro britannico. Quando la Brexit avvenne nel 2016, Starmer era devastato. La mattina del risultato del referendum abbracciò forte i figli, pensando a cosa avevamo combinato come nazione».
A parlare è Tom Baldwin, ex guru delle comunicazioni del Labour ma soprattutto amico e biografo del nuovo leader del Regno Unito. Baldwin, che ha appena pubblicato Keir Starmer, the Biography, ha uno straordinario accesso dietro le quinte del riservato Starmer. Non a caso è stato l’unico giornalista inglese a passare con lui la nottata del voto del 4 luglio scorso.
Incontriamo Baldwin alla stampa straniera di Londra (Fpa) in un momento delicato per il primo ministro. Perché Keir Starmer sta già scolpendo la sua statura internazionale: è a Washington per il vertice Nato, la prossima settimana ospiterà da padrone di casa una cinquantina di leader europei al summit European Political Community all’iconico Blenheim Palace, dove nacque Churchill. Un’occasione unica per la missione prioritaria di Sir Keir e del suo governo: riavvicinare Londra all’Ue, nonostante la Brexit.
«Ha sempre voluto un rapporto più stretto con l’Unione Europea, da subito dopo l’addio a Bruxelles»,racconta Baldwin, «sul secondo referendum è sempre stato invece scettico, ma alle elezioni 2019 con Corbyn leader, io e Alastair Campbell (l’ex spin doctor di Tony Blair,ndr )lo avevamo convinto. Ora ha fatto capire chiaramente che nella Ue e nel mercato unico per ora nonsi rientra, per le spaccature che può creare nel Paese: nei prossimi 4 anni non si parlerebbe di altro, mentre lui vuole accelerare al più presto la crescita economica. A differenza dei tories, Keir cercherà un accordo migliore con la Ue, sui controlli fitosanitari, su beni alimentari e allineando altri standard, per rimuovere quante più barriere commerciali con l’Europa».
«Ma soprattutto, in un mondo così instabile», racconta Baldwin, «tra guerra in Ucraina, l’avanzata della Cina e la prospettiva di un Trump 2.0, Starmer pensa che la sicurezzaeuropea sia un obiettivo capitale. Dopo le elezioni americane, l’Europa potrebbe dover combattere da sola una guerra contro la Russia. Ciò preoccupa molto Keir. Per questo vuole stringere al più presto i rapporti con l’Ue su difesa e sicurezza. Tempo fa mi ha raccontato lo shock che ha provato quando ha visto i tank russi invadere l’Ucraina: da quando ha visto cadere il muro di Berlino, Starmer crede che non bisogna cedere di un millimetro sui valori di libertà e democrazia».
Ma Baldwin fa anche importanti rivelazioni sul rapporto tra Starmer e Donald Trump: «Keir mi ha parlato di lui due o tre settimane fa. Da ex procuratore generale della Corona che ha accusato potenti come la responsabile di News Uk Rebecca Brooks sullo scandalo delle intercettazioni di giornalisti anni fa, Starmer mi ha detto che prova empatia per quei magistrati che hanno processato Trump, perché è un lavoro molto difficile. Inoltre», continua l’amico e biografo, «quando gli ho chiesto dell’ex presidente Usa che non rispetta le sentenze, Keir mi ha risposto: «Bisogna rispettare laRule of Law», ossia la Legge. Ovviamente lavorerà con Trump se dovesse essere eletto, così come con Marine Le Pen in Francia. Ma se Starmer sta spingendo con gli Alleati ad alzare il contributo alla Nato al 2,5% del Pil, è perché teme che Trump possa uscirne. Nel frattempo, combatterà il populismo in Europa insieme ai partiti amici. Perché Keir Starmer non è un nazionalista, ma un vero patriota».