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 2024  luglio 12 Venerdì calendario

Le testate atomiche con Mosca nel mirino una risposta alla minaccia su Berlino e Copenaghen


Ricomincia il grande duello missilistico. Una sfida di gittate che mira a tenere reciprocamente sotto tiro le capitali, riproponendo l’equilibrio del terrore che era stato cancellato alla fine della Guerra Fredda. Washington e Berlino rispondono alle minacce sempre più esplicite del Cremlino, cercando di recuperare il terreno nell’unico settore in cui i russi hanno dimostrato un vantaggio: i missili a medio raggio.
Siamo davanti a una rincorsa agli armamenti. Mosca dal 1999 ha investito le migliori risorse tecnologiche per sviluppare una generazione di ordigni, concepiti per superare le difese della Nato. Sono stati così progettati nuovi modelli di missili balistici, di cruise e di ipersonici: oggi dispongono di due sistemi operativi, il Kinzhal e lo Zirkon, con velocità che sfiorano i 10mila chilometri l’ora. Nei sanguinosi raid contro Kiev è stato esibito tutto questo arsenale, prodotto in numeri sempre più alti.
Inoltre i russi hanno valorizzato l’ultimo rimasuglio dell’impero sovietico: la penisola baltica di Kaliningrad, incastonata all’interno della Polonia per volontà di Stalin. Putin l’ha trasformata in una fortezza, rendendola letteralmente una spina nel fianco della Nato. Da lì i missili balistici Iskander, che si sono rivelati particolarmente precisi, possono piombare sopra Berlino, Copenaghen, Varsavia, Vilnius e Riga. Spesso vi vengono trasferiti pure i caccia Mig31 con gli ipersonici Kinzhal cheestendono l’ombra di morte pure a Stoccolma ed Helsinki, ultime entrate nell’Alleanza atlantica.
Il Baltico è un mare con fondali bassi e spazi ristretti, che offre margini di manovra limitati ai sottomarini e agli incrociatori statunitensi o britannici, i soli nella Nato a imbarcare ordigni a lungo raggio. Ed ecco che l’unico modo per introdurre un deterrente è portare i missili sul suolo tedesco, in modo probabilmente da esporre Mosca e San Pietroburgo a una rappresaglia. Il condizionale è d’obbligo, perché negli ultimi venticinque anni nessun Paese occidentale ha costruito armamenti di questo tipo: dopo la scomparsa dell’Urss, i cruise Tomahawk sono stati convertiti nello strumento per punire dittatori e jihadisti,da Saddam Hussein aSlobodan Milosevic, da Osama Bin Laden a Bashir Assad. Soltanto nel 2019, con gli occhi rivolti alla Cina, il Pentagono ha riaperto le ricerche.
Poiché tutti gli euromissili erano stati rottamati e l’Us Army ne era completamente priva, si è deciso di prendere un lanciatore delle navi e infilarlo in un mega-container, trainato da una motrice. Una soluzione chiamata Thypon: può scagliare l’ultima versione dei Tomahawk, che non superano i 900 chilometri orari e arrivano a 1800 chilometri di distanza. O in alternativa i recenti SM-6 Standard, nati come intercettori che volano a due volte e mezzo la velocità del suono. Di Thypon però ce ne sono pochissimi: una batteria è stata testata nelle Filippine lo scorso aprile, un’altra è in fase di completamento. Si tratta comunque di un “tappabuchi” – come sottolinea il comunicato congiunto di Biden e Scholz – in attesa che gli Usa riescano a mettere a punto il loro ipersonico: il Dark Eagle ha superato il primo test lo scorso 28 giugno e dovrebbe entrare in servizio nel 2025.
In questa competizione adesso vuole inserirsi pure l’Europa. Italia, Francia, Germania e Polonia hanno annunciato ieri il piano per realizzare un cruise con mille chilometri di portata, probabilmente partendo da quello costruito dal consorzio Mbda per la marina francese: i tempi non saranno brevi.
La febbre dei missili ha un lato oscuro. Quelli russi sono tutti predisposti per colpire con testate nucleari tattiche, esibite dal Cremlino nell’esercitazione di un mese fa e presenti pure a Kaliningrad. La Nato invece nel territorio europeo ha solo tradizionali bombe americane “a caduta libera”, dislocate pure ad Aviano e Ghedi. Per questo motivo all’interno dell’Alleanza da un anno si è aperto un dibattito tra esperti sulla necessità di rinforzare lo “scudo atomico”, con l’ipotesi di dotare Tomahawk e Dark Eagle di ogive tattiche. Sarebbe il ritorno all’incubo della “mutua distruzione assicurata”, in sigla inglese Mad, con una differenza sostanziale rispetto al passato: oggi la nuova Guerra Fredda si intreccia con un conflitto caldissimo combattuto nel cuore del continente.