il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2024
I mille mondi di sotto dietro lo specchio di Milano Centrale
Al mercato Centrale è il festival del cibo: banconi di ostriche e pesce crudo, ravioli cinesi, arancini siciliani, e via immaginando ogni tipo di leccornia da gustare tra arredi industriali. Turisti stranieri ovunque a ogni banco. Soldi privati che girano su spazi pubblici, in concessione da Ferrovie dello Stato, e nemmeno un piccione a spasso, quasi un miracolo qui alla Stazione centrale di Milano.
È l’onda lunga dell’Expo. Che poi camminando oltre, nella pancia delle scalinate di marmo inaugurate nel 1931, è come essere in corso Vittorio Emanuele, tra marchi di lusso e loghi da multinazionale. Là in fondo, prima dei treni, dove c’era il bar Motta, ora fast food e gente che corre ovunque, 320 mila passeggeri al giorno.
È un’ora indefinita di un pomeriggio estivo, ritardi contenuti, polizia che controlla. Anche le borseggiatrici di Striscia la Notizia non si vedono, forse sono in ferie. Quattro signore arabe attendono sulle panchine di marmo sotto ai grandi lampioni di ferro battuto. Due cinesi si affrettano sulle scale con borse di plastica in mano. Silenzio non caos, è il sentimento che se ne trae. Un mondo che fila liscio.
Eppure come sempre Milano inganna, è una città bellissima che però gioca con gli specchi, ciò che sembra vero è falso, il vero sta oltre, vive sotto traccia. Del resto Expo e i milioni sono passati, e passati male. Piazza Duca d’Aosta frigge sotto 35 gradi. La struttura di Casa azzurri con mini campetti di calcio annessi, intristisce sotto al sole. Yassine, quasi 25 anni, dal Marocco a Milano, nessun documento e un paio di passaggi al Cpr di via Corelli prima che la Procura di Milano lo sequestrasse, sta davanti al bar Alemagna. Si guarda attorno e tiene le mani in tasca mentre i taxi scivolano sul cemento come vele bianche su un mare calmo. Ripasso dopo dieci minuti e non lo vedo più. Anzi sì, si è spostato di qualche metro sul grande piazzale. Due agenti lo stanno controllando. Lui scuote la testa, non si agita, i poliziotti lo fanno salire in macchina. La volante si allontana senza sirene. E Yassine entra in classifica, diventa un numero da aggiungere alle statistiche della Prefettura.
Inizia così un’altra storia, dove non c’è più silenzio, né il festival colorato del food. È la realtà oltre lo specchio. Qui in Stazione centrale nell’ultimo anno le forze dell’ordine hanno controllato 154.750 persone, di queste 67.630 sono stranieri. In arresto ne sono finiti 191, denunciati quasi duemila. Di questi 799 stranieri risultano espulsi, 736 dei 799 sono ritornati liberi a Milano con un vaghissimo ordine di lasciare il territorio nazionale. Oltre 6 i chili di droga sequestrata, dal fumo alla cocaina alla ketamina, qui si vende di tutto al mini dettaglio, palline al centesimo di grammo. Numeri, dunque, snocciolati in fila che da soli raccontano ciò che Milano non vuole far vedere.
È un allarme sicurezza che è disagio sociale e incapacità politica, che è meglio tenere lontano, non parlarne, anzi negarlo, come fu per la mafia in Lombardia così ci spiegò l’ex sindaco Letizia Moratti salvo poi scoprire ben altro. E dunque conviene lasciare di pochi metri la stazione e passeggiare, ad esempio da piazza Luigi di Savoia verso via Scarlatti. Qui il giardinetto è stato rimesso a posto e però il verde è ricoperto solo di spazzatura. È degrado nulla di più, ma anche questo crea un sentimento di poca sicurezza. Diffusissimo tra i milanesi nonostante tutte le statistiche raccontino di reati in calo. Oltre via Scarlatti e dopo via Settembrini verso corso Buenos Aires è una sorta di suk, che si anima ora che il sole molla la presa per un po’ di salvifica penombra.
Qui ogni traffico è lecito, da qui quasi quotidianamente i comunicati di polizia e carabinieri raccontano di arresti, fermi, sequestri, rubricati in brevi di cronaca. È il mondo di sotto che cova sotto la cenere. Ed è meglio tenerlo lì fino a quando non è più possibile. Fino a quando, era il marzo 2023, un 23enne armato di coltello ferisce sei passanti e mette a segno cinque rapine. O come quando, è la notte del 10 maggio scorso, un 27enne richiedente asilo, proprio in piazza Luigi di Savoia dà in escandescenza, tenta di aggredire la polizia, lancia pietre. I dardi del taser non servono e così un agente spara e lo ferisce alla spalla. È in questo momento, davanti a tali fatti, che il mondo di sotto viene alla luce con il suo monito.
In via Boscovich due uomini hanno appena aggredito una guardia giurata fuori da un supermercato. Fermati, mostrano almeno due pagine di precedenti. Siamo oltre la stazione dietro via Vittor Pisani, verso via Napo Toriani dove il sesso si vende a poco tra case private e alberghetti da mezza stella. Qui per anni, ai tavolini di un bar stranoto si è accomodata la ’ndrangheta cattiva, non quella che fa affari, ma quella che spara e uccide. È lo shaker del mondo di sotto. Oltre via Doria, tra night club e pezzi di storia milanese, come la cascina Pozzobonelli, e oltre via Macchi, il luogo è adatto per morire.
Era il 2021, quando un medico campano fu trovato sgozzato. Subito si pensò a un omicidio, poi l’indagine virò verso un suicidio, il caso resta aperto.
Con la notte che ora arriva mille e più ombre prendono a vagare. Chi fuori, chi lungo i binari. Qua un tunisino di 20 anni viene controllato dalla Polfer, non ha il biglietto, e diversi precedenti. In tasca 5 grammi di fumo, in casa a Baggio altri 94. Via in camera di sicurezza. Ora quella vaga sensazione di calma respirata nel pomeriggio, lascia posto a un caos di vite ai margini che si incrociano. Adesso degrado e insicurezza si respirano a ogni angolo buio.
Qualcuno mi sfiora, corre veloce lungo via Lepetit, dietro due agenti. Girano l’angolo non si vedono più. Qui davanti un enorme cantiere dove una volta c’era un albergo per viaggiatori, l’ennesimo tributo alla nuova speculazione edilizia, cemento e nuove case per ricacciare il mondo di sotto. Sui muri del cantiere una scritta nera: “L’ombra si è persa la notte”. Ogni notte qui Milano si perde, per ritrovarsi la mattina dopo. È il gioco degli specchi.