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 2024  luglio 12 Venerdì calendario

Libertà, eros, cinema: aspirante “figasseur” in cerca del mito B.B.

Una mattina soleggiata di fine agosto, tanti, tanti anni fa, presi la spider gialla Lancia che avevo comprato col primo stipendio da giornalista professionista e decisi di andare a Saint-Tropez per conoscere Brigitte Bardot: lei aveva 42 anni, cominciava a occuparsi di cani e foche in pericolo, voleva seppellire il passato di star e leggenda. Quest’anno, il 29 settembre, ne compirà 90. A Saint-Tropez hanno rivestito il faro con due giganteschi manifesti: uno, rivolto al mare, ritrae la Bardot in tutta la sua bellezza “nature”; l’altro, esposto verso la terraferma, la mostra sorridente in mezzo ai suoi “amici” animali.
Allora, di questa sua vocazione animalista sapevo ben poco. Avevo, però, il suo indirizzo: la villa La Madrague. Ci si poteva arrivare a piedi o dal mare. Certo, mica mi illudevo di bussarle alla porta. Bastava che mi sistemassi nei paraggi. Prima o poi l’avrei intercettata, lo garantiva la strategia del figasseur, del “cacciatore di figa”, come venivano irrisi a Milano coloro che pensavano d’essere gli emuli di Gigi Rizzi, Beppe Piroddi, Franco Piacentini, gli instancabili play boy del Belpaese che collezionavano le donne più belle del mondo. Gigi lo ricorda nella sua biografia Io, BB e l’altro ’68, di come in quell’anno diversamente fondamentale e fondamentalista, a piedi nudi, con la bandana del pirata, aveva conquistato Brigitte Bardot, la donna più desiderata del mondo.
Di certo, la vita tumultuosa aveva trasformato BB nel simbolo della liberazione femminile, sia pure nel format hippie di lusso. Libertina. E libertaria. Fellini aveva detto: “Se lei non esistesse, sarebbe necessario inventarla”. Era la Donna per antonomasia, non a caso il film che la consacrò si intitolava Et Dieu créa la femme (avevo il dvd originale senza le stupide censure italiote). Lei impersonava la dirompente Juliette, bomba erotica ambulante per le stradine di Saint-Tropez, borgo di pescatori frequentato sino a quel fatidico 1956 da qualche intellettuale parigino. Ragazzina libera da ogni senso di colpa, non pensa che ad amare. La pellicola fece scandalo. Strali dei preti. Le leghe virtuose battezzarono Brigitte “creatura di Satana”, all’Esposizione universale di Bruxelles del 1958 il Vaticano utilizzò l’immagine di BB mentre danza “peccaminosamente” il mambo per illustrare l’inferno. Vadim, più semplicemente, aveva documentato i dirompenti cambiamenti del costume, l’emancipazione delle donne, la ribellione dei giovani contro le ipocrisie della società. Sublimandolo tutto nello splendido arcadico golfo di Saint-Tropez: il villaggio, il piccolo cimitero marino, la cappella di Sainte-Anne, la Ponche (l’umile locanda di pescatori che diventerà il posto preferito di BB e oggi è un hotel di lusso), il molo, le viuzze. E il sole. Cocente come il fuoco dei dannati. Da far perdere la ragione. E far nascere il mito di St.Trop’: avrebbero mangiato tutti la “tarte tropezienne” alla Ponche, anche se non era la migliore. Sartre, Simone de Beauvoir, Françoise Sagan, Marlene Dietrich, Man Ray, Picasso, Juliette Gréco, Jeanne Moreau, Raf Vallone, Sacha Distel, Serge Gainsbourg, Mick Jagger. All’epoca, BB era moglie di Vadim ma si innamorò durante le riprese di Jean-Louis Trintignant: “Non ho vissuto che per amore”, dirà…
Dunque, mentre guidavo, ripassavo mentalmente la tattica dell’approccio. All’inizio, sarei stato discreto, non l’avrei molestata, o fermata per strada come un petulante collezionista d’autografi. No. Regola numero uno: casualità. Regola numero due: avrei dissimulato l’ammirazione con indifferenza. Sognai che mi sarei tuffato nei suoi grandi occhi verdi, protetti dalle lunghe ciglia nere… Mossa numero tre: mi sarei voltato e avrei proseguito dalla parte opposta. Lo scopo? Incuriosirla. Nel gergo dei figasseurs, il gioco degli sguardi si chiamava “punterìa”. Puntare gli occhi sulla “preda”, e subito dopo guardare ostentatamente altrove. La seconda volta, sarebbe stata quella dell’interesse, della conoscenza: più brutalmente, la fase del “beccheggio” che prevedeva quella del “ruscaggio”, quando il contatto fisico è avvenuto con successo.
Impresa disperata, riuscirci, pensai mentre parcheggiavo. Sapevo che lei detestava la folla. Saint-Tropez ogni estate è invasa. Da piccolo porto di pescatori che votavano comunista a tempio della ricchezza. Un po’ per colpa sua. “Vadim e Dio (soprattutto Vadim) crearono Brigitte Bardot che creò Saint-Tropez”, è il mantra. Era un’altra vita, obiettò lei, una vita da cicala felice. Da diva. Da “ottava meraviglia del mondo” (Elvis Presley, 1959). Stufa del cinema, aveva da poco mollato quel “mondo delle illusioni perdute. Non è che superficialità e frivolezza. Tutto è falso”.
Sarà, ma l’elenco di amanti e mariti (quattro), è lunghissimo, per una che diceva di non amare il genere umano e che preferiva gli animali. Non aveva ancora messo in piedi la Fondazione per la loro difesa, ma se avessi avuto l’occasione di scambiare qualche frase, avrei enfatizzato il mio amore per cani e gatti. Qualcuno mi aveva detto che era una donna abitudinaria. E che l’avrei incontrata subito dopo mezzogiorno, quando lasciava la villa per andare in paese, fare un po’ di spesa, chiacchierare con un paio di bottegaie, dalle parti di place des Lices, dove certe sere si disputavano sontuose partite di pétanque, le bocce provenzali, in cui le vedette di Parigi ingaggiavano dei gros bras, dei “grandi campioni” capaci di andare sempre a punto, a cifre da capogiro per la futile vanità di vincere una partita davanti ai perditempo del Café des Artistes… Certe volte utilizzava una Mini Moke (ne aveva due: verde e bianca) per andare alla spiaggia di Ramatuelle. A piedi, di solito, si dirigeva verso le rues Allard e Sibilli, ad acquistare qualcosa da Choses o Vachon o, passando davanti al museo dell’Annonciade, sbirciava le vetrine di Hermès e Papagayo. Fui fortunato. A furia di vagabondare la vidi mentre tirava dritto verso il Byblos, celeberrimo albergo. Stava per entrare, nuvola di capelli biondi protetti da un largo cappello, delicati sandali ai piedi, una camicetta di cotone bianco, pantaloni attillatissimi, più minuta di quel che m’immaginavo, quando d’un tratto si voltò dalla mia parte. In quel momento sentii dei passi dietro di me. Mi girai. Riconobbi Charles Aznavour. Andò incontro a BB, si baciarono tre volte. Lei accennò un’occhiata verso di me. Così mi parve. Aveva gli occhialoni scuri. Comunque, sorrise. E sparì, inghiottita dal Byblos.