la Repubblica, 11 luglio 2024
I viaggi di Erika e Annemarie
Sarebbero dovuti partire per la Persia il giorno dopo. A Klaus, Erika e Annemarie si era unito un amico di infanzia dei ragazzi Mann, Ricki Hallgarten, un artista. Sarebbero partiti con due automobili Ford, guidate entrambe dalle ragazze, esperte guidatrici. In particolare Erika che, sebbene avesse solo venticinque anni, era già stata un’attrice, nella compagnia di Max Reinhardt, e una pilota di rally. Sarebbe poi diventata una scrittrice, proprio come Klaus e tutti e quattro gli altri fratelli e sorelle. Difficile cavarsela nel confronto col padre, Thomas, autore di alcuni tra i più bei romanzi del Novecento e premio Nobel per la letteratura nel 1929. Ma fra tutti fu Klaus ad avere la peggio. Autore di molti romanzi, tra i qualiMephisto, storia di un uomo ambizioso e diabolico, la cui vanità lo spinge all’indulgenza nei confronti dell’ascesa di Hitler, divenendo uno degli artisti preferiti di Göring, ispirato all’attore e regista Gustaf Gründgens, protagonista diM il mostro di Düssedlorf di Fritz Lang, nonché brevemente marito di sua sorella Erika. Ma Erika amava le donne e Klaus gli uomini, forse perché entrambi avevano ereditato, oltre al talento nella scrittura, il pansessualismo e la voracità erotica e poliforme del padre. Grande consumatore di droghe, Klaus morì suicida nel 1949.
Ma tutto doveva ancora succedere la sera in cui si giravano le prime scene del documentario che avrebbe dovuto testimoniare del viaggio in Persia. Tra i due nepo babies, come diremmo oggi in questo tempo senza misericordia, e l’artista Ricki, spiccava per androgino fascino la ragazza ricchissima, rampolla di una famiglia di industriali tessili. Annemarie Schwarzenbach era nata nel 1908 a Zurigo ma aveva vissuto fin da piccola nella villa di Bocken, sul lago. Sua madre, Renée Schwarzenbach- Wille, figlia di un generale e discendente dall’aristocrazia tedesca, era apertamente bisessuale, praticava l’equitazione e la fotografia. Per anni ebbe una relazione, tollerata dal marito e mai nascosta ai figli, con Emmy Kruger, una cantante lirica. Renée, alla quale Annemarie era morbosamente legata, la crebbe nella libertà, vestendola come un maschio, i capelli sempre corti, insegnandole l’orgoglio per qualsiasi inclinazione personale e sessuale. Annemarie girerà il mondo da sola o in compagnia di altre donne, visiterà l’Afghanistan, l’Africa, l’Oriente, gli Stati Uniti. Anche lei scriverà alcuni libri, ma anche lei non riceverà l’attenzione che avrebbe desiderato, se non dopo la morte. Quando conobbe, a Parigi nel 1928, i due fratelli Mann se ne innamorò perdutamente. Con Erika intrecciò una complicata relazione amorosa, Klaus divenne il suo miglior amico. Ma poi chissà.
Insieme frequentavano i circoli culturali antinazisti che stavano nascendo in Germania e la sua strana bellezza incantava. Ci sono alcune foto di lei, si trovano anche in rete, che testimoniano il suo charme. Indossava quasi sempre pantaloni e camicie, la sigaretta tra le dita affusolate, magrissima, non ride mai. Ilsuo blasone è la malinconia, il suo orizzonte l’avventura. La sua figura, come scrive Melania Mazzucco inLei così amata, coincide in modo quasi letterale con quella del Puer aeternus di Jung: «vagabondo che erra per il mondo alla ricerca della madre perduta, fanciullo inaffidabile e talvolta cattivo, Eros alato sempre disponibile al volo verso l’ignoto, vulnerabile, ferito, autodistruttivo, incapace di ancorarsi a terra e di confrontarsi col mondo orizzontale, destinato alla verticalità dello spirito, ilpuer non può morire che cadendo». E cadde infatti, poco distante dalla casa di Bocken, dalla sua bicicletta. Battè la testa, rimase qualche tempo senza memoria e senza parola, morì il 15 novembre 1942. Dieci anni prima, sarebbe dovuta partire con gli amici/amanti preferiti.
Ma la sera, dopo le riprese del documentario, Ricki Hallgarten si sparò. Poco dopo la famiglia Mann lascia la Germania nazista. Klaus Erika e Annemarie si ritrovano a Sils, in Engadina. È questo forse il periodo più bello del loro amore, già ovviamente affollato di molti altri amanti. Eppure, qualunque nome si voglia dare a questa loro relazione, somiglia a una famiglia, a un affetto stabile, diremmo noi che non sappiamo più dare nomi belli alle cose. Ma Annemarie e Klaus sono due anime dannate e condividono il vizio della morfina, la sostanza che permette loro di dormire, di abbandonarsi alla vita senza angoscia. Partono per gli Stati Uniti, dove Annemarie diventa fotografa e Erika insegue le sue inchieste giornalistiche. Vivono per un po’ in un paesino da niente nel New Jersey. Annemarie ha freddo, e fa quello che sa fare: si buca. A New York Annemarie conosce la scrittrice Carson Mc-Cullers, reduce dal trionfo del suo primo romanzo, Il cuore è un cacciatore solitario. Annemarie la intervista, lei, una delle scrittrici più brave del Novecento, si innamora perdutamente di Annemarie. La vuole a tutti i costi, ma Annemarie, dopo averla illusa, scappa a New York a salutare Erika, in partenza per l’Europa dove andava come corrispondente di guerra per la Bbc. Passando per Lisbona, voleva raggiungere Londra, che resisteva al nazismo. Finirà per sposare un uomo, il poeta, omosessuale, Wystan Hugh Auden, perché così si faceva per stare tranquilli, quando la propria sessualità non corrispondeva a quella richiesta dalla società. Annemarie, sola negli Stati Uniti e inseguita dall’amore di Carson McCullers, impazzisce, esagera con le droghe, tenta il suicidio, si infila nei letti delle ricche signore.
Il suo ultimo tentativo di salvarsi fu un altro matrimonio di facciata: sposò Claude, un diplomatico francese omosessuale di stanza in Marocco. Lo raggiunge, poi vuole andarsene, poi rimane e infine, disperata, torna a casa, nella sua casa sul lago di Zurigo.
Alla sua morte, la madre brucerà tutte le sue lettere e i diari. Non vedrà più l’amico Klaus né Erika che, durante la vacanza in Engadina, proprio quando il loro amore sembrava funzionare, aveva predetto: tra dieci anni voi due sarete morti entrambi, e io sarò sola: che malinconia. Sarebbe andata proprio così.