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 2024  luglio 11 Giovedì calendario

Perché i francesi temono la destra e gli italiani la sinistra

Caro Aldo,
una considerazione che molti europei si stanno facendo dopo le elezioni francesi. È indubbio che è proprio nella rappresentanza parlamentare che la Francia reale, quella dei cittadini che hanno votato, risulta sfalsata. Pur nel tanto sbandierato record di votanti raggiunto, e che non si vedeva da decenni, la percentuale di un terzo che ha votato il partito di Marine Le Pen rimane.
Mario Taliani
Il ballottaggio francese dimostra la miopia dei nostri governanti, contrari al secondo turno nelle elezioni politiche, dove invece in Francia i cittadini sono corsi in massa perché coscienti della importanza del loro contributo. Non stigmatizzo i risultati del voto, ma il metodo con cui i partiti italiani vogliono mantenere il controllo degli elettori.
Angelo Tirelli, Milano
Cari lettori,
molti di voi considerano un’ingiustizia che i laburisti abbiano avuto la maggioranza assoluta con il 34% dei voti, mentre i lepenisti con quasi la stessa percentuale al primo turno sono ora meno rappresentati in Parlamento della sinistra e dei macroniani. Dipende però dal sistema elettorale. Sia nel Regno Unito, sia in Francia vige l’uninominale secco, senza quota proporzionale. È a mio avviso il sistema migliore: perché consente ai cittadini di scegliere il proprio eletto e decidere la volta dopo se cambiarlo o confermarlo (certo occorrono collegi piccoli, da centomila elettori e anche meno, non enormi, da un milione di elettori, come per il Senato italiano). E perché quasi sempre l’uninominale consegna maggioranze chiare. Nel Regno Unito si vota in un turno unico, perché vige un’antica cultura bipartitica: per questo, ad esempio, il partito di Farage è sottorappresentato, anche se è riuscito a dividere la destra e quindi indebolire i conservatori. In Francia si vota in due turni, e al ballottaggio possono partecipare non soltanto i primi due ma talora il terzo e, più di rado, il quarto classificato; perché la Francia ha una cultura politica diversa, multipartitica. Questo sistema garantisce una maggiore rappresentatività, ma talora – com’è accaduto domenica scorsa – non definisce una maggioranza chiara. Il proporzionale, invece, all’apparenza garantisce la massima rappresentanza; in realtà, mette tutto il gioco in mano ai partiti, e la volontà degli elettori incide meno.
In Italia tendiamo a sopravvalutare i lepenisti, e in genere fatichiamo a comprendere la Francia, perché la nostra cultura politica è molto diversa. Domenica gli elettori moderati hanno votato i candidati di sinistra, compresi i duri e puri di Mélenchon, e gli elettori di sinistra, compresi i duri e puri di Mélenchon, hanno votato i moderati. La maggioranza dei francesi insomma ha avuto più paura dell’estrema destra che della sinistra radicale. In Italia avviene esattamente il contrario: la maggioranza è pronta a votare per la destra radicale, pur di non avere tra i piedi la sinistra, in tutte le sue forme. Questo accade perché Vichy e l’Oas non hanno lasciato ai francesi grandi ricordi; e poi la sinistra al governo i francesi l’hanno avuta, Mitterrand è stato all’Eliseo quattordici anni, Hollande cinque, Jospin è stato primo ministro per un altro quinquennio, lo stesso Macron è stato ministro dell’Economia di un governo socialista. In Italia un governo di sinistra non l’abbiamo avuto mai. Abbiamo sperimentato l’Ulivo, una sorta di fronte repubblicano in miniatura contro Berlusconi; e poi una legislatura (2013-2018) dove con il 25% dei voti il Pd riuscì a governare dopo un accordo con Berlusconi, sostituito in corsa con Alfano.
Resta da capire: perché la maggioranza degli italiani voterebbe chiunque pur di non avere la sinistra al governo? Perché per troppo tempo la sinistra è stata egemonizzata dai comunisti? Perché a differenza dei francesi e dei tedeschi non abbiamo una memoria negativa del fascismo? Forse ha ragione il cardinale Ruini, ieri dimesso dalla terapia intensiva del Gemelli (forza don Camillo), quando dice: «La cultura politica è a sinistra, ma il Paese è a destra». Aggiungerei: con forti pulsioni reazionarie.