Corriere della Sera, 11 luglio 2024
Putin e la logica dell’ammazzare i bambini
KIEV «Sin dalle prime notizie che arrivavano dall’ospedale pediatrico bombardato lunedì mattina non ho avuto dubbi che si è trattato di un attacco russo deliberato, pensato e voluto contro un grande istituto di cura europeo per i bambini», ci dice Mikhailo Podolyak, che è uno dei più noti consiglieri del presidente Zelensky.
Da Mosca sostengono che è stato un vostro missile della contraerea.
«I nostri investigatori indipendenti oltre agli osservatori internazionali hanno già offerto prove evidenti raccolte direttamente sul luogo dell’esplosione che si tratta di un missile russo Kh-101. Oltretutto è stato volutamente lanciato proprio mentre nell’ospedale c’era un’alta concentrazione di pazienti e visitatori, si era nel vivo delle attività mediche quotidiane».
L’obiettivo russo?
«Lo scopo del raid assassino è ovvio: aumentare la pressione psico-emotiva, intimidire tramite atrocità su larga scala, enfatizzare l’idea per cui l’Ucraina dovrebbe arrendersi al più presto e accettare le folli richieste della Russia».
Putin è coinvolto secondo lei?
«Certamente, lui è l’autore diretto di questo tipo di raid contro la società civile ucraina, ne studia gli effetti e le conseguenze distruttive dal vivo, ed è importante capire la sua logica».
Cioè?
«Se la Russia perde la guerra in ogni caso verrà chiamata a rispondere dei suoi crimini di massa. Quindi, a questo punto, un massacro in più o in meno agli occhi di Putin conta molto poco. Lui invece crede che proprio le stragi di bambini aiutino la Russia a non perdere la partita e anzi ritiene che ciò possa aumentare le pressioni internazionali per avviare un negoziato che dovrebbe contribuire a cancellare le responsabilità per i crimini di guerra. C’è poi un altro movente del raid sull’ospedale».
Lo spiega?
«È stato un attacco dimostrativo proprio alla vigilia del vertice Nato a Washington. In questo modo Putin colpisce direttamente e deliberatamente la reputazione dell’Alleanza occidentale, lanciando un messaggio di questo tipo: “Guardate bene, io posso uccidere anche i bambini, ma la Nato non è capace di prendere contromisure. Io sono il più forte”. Per lui è un segnale, un messaggio diretto ai Paesi che sino ad ora sono rimasti neutrali di fronte al conflitto russo-ucraino. Fa parte dei suoi giochi di potere sul teatro della grande sfida della propaganda globale».
Cosa può ottenere Zelensky dal summit Nato?
«Dividerei le aspettative ucraine in due parti: una logistico-militare e l’altra politica. Quanto alla prima parte, occorre ribadire che per l’Ucraina resta fondamentale ottenere subito nuovi sistemi di difesa missilistica, soprattutto le armi efficaci contro la balistica russa e i loro pugnali ipersonici. Necessitiamo di vari tipi di missili antimissili, perché proprio i missili rappresentano l’arma chiave dell’aggressione russa volta a mettere in ginocchio l’intera società ucraina: dobbiamo assolutamente sigillare il nostro spazio aereo».
E i caccia F-16?
«La componente dell’aviazione, in particolare gli F-16, è importante per contrastare l’aviazione tattica russa e soprattutto abbattere le loro bombe plananti teleguidate. Diventa fondamentale che la Nato assurga a una sorta di centro di coordinamento chiave con capacità legali e logistiche per coordinare, accelerare e razionalizzare le forniture militari all’Ucraina. Noi necessitiamo di più armi a lungo raggio per distruggere le basi aeree e le strutture di supporto dell’aviazione strategica russa».
E l’aspetto politico della Nato?
«Ora è necessario dichiarare apertamente che qualsiasi Paese pronto a legare la sua sicurezza ad un’alleanza collettiva dovrebbe poter ricevere ascolto e sostegno indipendentemente dalle posizioni dei suoi avversari. L’Ucraina aspira a far parte del sistema della sicurezza unificata tra libere democrazie e nessuno dovrebbe arrendersi alle pressioni della Russia, anche perché proprio il regime di Putin ha già dimostrato la sua estrema aggressività violando con la guerra i primi principi del diritto internazionale».
Le conseguenze del voto in Francia?
«A prima vista i risultati francesi, specie alla luce del voto europeo, sembrano un successo per il presidente Macron. L’estrema destra ha ottenuto solo un terzo dei seggi e non sarà in grado di prendere il potere. Tuttavia, il prevalere delle componenti radicali nel fronte delle sinistre comporta tendenze molto negative. Si apre un’era di grandi incertezze. L’elettore europeo ha paura di ciò che sta accadendo nel mondo e nelle realtà locali in cui risiede. Il dato grave è che incontra passività e irresponsabilità nelle sue classi dirigenti tradizionali, si lascia così irretire dalla passionalità dei populisti per non restare disorientato. Il regime russo farà di tutto per approfittare di queste incertezze generalizzate e non solo in Francia. I dirigenti politici devono rivedere le loro strategie e rispondere alle domande del pubblico in modo aperto e responsabile».