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 2024  luglio 09 Martedì calendario

Brera diventa Grande

E dunque, dopo 52 anni e 39 governi, svariati sovrintendenti e progetti rimasti sulla carta sin dal tempo in cui c’erano ancora l’inchiostro e il tiralinee, tra cinque mesi esatti, il 7 dicembre 2024, festa del Santo patrono e «prima», urbi et orbi, della Scala, aprirà – costi quel che costi – Palazzo Citterio dando vita alla Grande Brera. Messe tra parentesi (pro tempore?) le inimicizie tra gli inquilini del Palazzo di Brera, abbandonata l’ipotesi della grande scala che voleva il precedente direttore, James Bradburne, e pure la passerella volante per congiungere Brera 1 a Brera 2 (ovvero Palazzo Citterio), eseguita una simulazione con visore per vedere come staranno i quadri alle pareti, affidato a Mario Cucinella il progetto di allestimento interno (cantiere aperto), effettuata con la mostra in corso di Swarovski una sorta di «prova generale» di come potrà essere anche il giardino interno, la mattina di Sant’Ambrogio, all’ora del pontificale, il barocchetto Palazzo Citterio spalancherà le porte e mostrerà alle pareti più di un centinaio di quadri «moderni», tra i quali le collezioni Jesi e Vitali (quella Mattioli, nel frattempo, è finita al Museo del Novecento) e, forse, la Fiumana di Pellizza da Volpedo.
L’idea del nuovo direttore, Angelo Crespi (ci hanno provato in tanti, un po’ come i prìncipi della Turandot) è di realizzare un’Isola dei musei ambrosiana (il riferimento è Schinkel a Berlino) agendo in sinergia con gli inquilini del palazzaccio piermariniano: quindi, Pinacoteca, Accademia (appena rinominato direttore Franco Marrocco), Biblioteca Braidense, Orto botanico, Osservatorio astronomico, Archivio Ricordi, Istituto lombardo di scienze e lettere, Società storica e, all’esterno, Museo del Risorgimento nonché Mediateca di Santa Teresa (quasi ciascuno di essi risponde a una diversa istituzione pubblica, universitaria o ministeriale). Palazzo Citterio sarà collegato al complesso storico di Brera tramite un percorso che passerà per i corridoi interni, che saranno restaurati da settembre, e dall’Orto botanico... ma non dal 7 dicembre. Per ora si passerà dall’esterno, lungo via Brera, che sarà sistemata con opportuna segnaletica, percorso artistico ed eliminazione delle barriere architettoniche.
Il restauro di Palazzo Citterio, il cui recupero iniziò a fine anni Ottanta con l’intervento ipogeo in cemento di James Stirling, è stato portato a termine dalla soprintendenza nel 2018 tra un via vai di polemicucce: la scala di salita che taglia a metà la finestra, la conservazione del bagno novecentesco e di alcune decorazioni giudicata, da alcuni, eccessiva, spazi per la movimentazione delle opere non ampissimi. Oltre al centinaio di opere permanenti, due spazi del palazzo (Stirling e il secondo piano) saranno destinati a mostre temporanee: si inizierà con una esposizione di sculture di Mario Ceroli, in accordo con la Gnam di Roma («per ampliare le sinergie», ha ricordato Crespi) e una mostra di architettura, curata da Luca Molinari, sulla storia di Brera dal XIII secolo, quando c’erano gli Umiliati, poi i Gesuiti, Napoleone, i Savoia... fino a noi.
Con gli Amici di Brera (prima associazione di amici dei musei, che si avvia al centenario), a settembre si restaureremo i cento busti del cortile, Pantheon delle glorie lombarde specie di Sette-Ottocento. Ci saranno una nuova segnaletica e un podcast per tutti, così anche chi entra solo nel complesso saprà cos’è la Grande Brera. Secondo i dati forniti dal direttore, che ha installato telecamere e sistemi di conteggio, nel cortile fanno capolino a osservare la virile statua di Napoleone ideata da Canova (all’imperatore non piacque) circa un milione di visitatori al mese, mentre per gli ingressi alla pinacoteca si punta a quota cinquecentomila, grazie all’incremento in corso (+17% nel 2023, altro +2,90 nel 2024) e all’aumento che darà Palazzo Citterio: «Arriveremo quasi a livello della Galleria Borghese», sottolinea Crespi. Palazzo Citterio sarà in continuità con le altre sale della pinacoteca, sia per la numerazione (si finisce Brera vetera con Sala 39 e la prima di Citterio sarà la numero 40) che come biglietto, unico, ma aumentato.
In attesa di nuove assunzioni (Brera ha 150 dipendenti, ma ne servono altri per Citterio e la Braidense ha due bibliotecari di ruolo!), sono stati varati il restyling del marchio Grande Brera – «si farà in modo che ogni singola istituzione affianchi questo main brand al suo marchio» – e una serie di iniziative. Dopo l’indigesta pizzata dell’estetista cinica con le amiche tra i libri dei gesuiti (le sue follower in tutto il mondo vedranno pure «le foto della Braidense», ma qualcuno leggerà mai la Antiquité Expliquée di Montfaucon fotografata?) questa volta si cambia musica con Nicola Piovani con «Note a margine» il 18 luglio e Beatrice Rana «In concerto» il 25, entrambi nel Cortile d’onore. Biglietti da 15 euro comprensivi di visita al museo tra le 19 e le 20.30.
«Occasione unica per celebrare l’eccellenza artistica italiana», sottolinea il sottosegretario Gianmarco Mazzi. «La cultura sia anche un volano economico per il Paese: se i luoghi di cultura favoriscono il turismo non deve creare imbarazzo». Nemmeno l’intervento economico dei privati, purché consono (lascia intendere il sottosegretario) e finalizzato, direi, più alla gestione che per «acquistare manoscritti», di cui l’Italia è piena senza saperlo. Semmai, come è stato fatto, meglio continuare ad acquistare opere di Appiani e Melotti che completano le collezioni. A parte il volano economico, Brera mira a quattro funzioni: «Esposizione, conservazione (con l’Istituto lombardo si avvierà un laboratorio per la diagnostica dei Beni culturali, ndr), formazione, scienza e innovazione, dalla terra (Orto botanico), al cielo (Osservatorio astronomico)». Quindi usciremo a riveder le stelle.