Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  luglio 09 Martedì calendario

Le Pen-Bardella, aria di resa dei conti


PARIGI Tempo di «fare un bilancio», scrive Marine Le Pen su X; «i risultati non sono quelli che speravo», ammette Jordan Bardella. Che l’ora del delfino sia scaduta?
Qualcuno già lo pensa, voci interne al Rassemblement national raccolte dal giornale Politicoimmaginano una resa dei conti in cui è il giovane volto di queste legislative a pagare il prezzo della mancata vittoria. A gennaio la grande madre del partito dichiarava di aver voluto dargli «un’occasione» affidandogli la presidenza della sua creatura. Occasione sprecata?
Eppure Bardella ha appeal, ammettono gli osservatori, ha tirato al partito un elettorato mano anziano, ha rassicurato con il doppiopetto e i capelli ben pettinati, ma ha anche iniettato energia. E se fosse la maestra a venir scalzata dall’allievo? Più fresco, meno compromesso, critico con i legami russi («un’ingenuità nei confronti delle mire di Putin»), all’apparenza più intransigente con le «pecore nere» dalle derive xenofobe.
Lui ha sempre negato questa ambizione. «Non sarò il Macron di Marine Le Pen», non farò quello che l’attuale presidente ha fatto al suo predecessore e mentore François Hollande: lo sgambetto. A maggior ragione che il partito funziona meglio con il tandem: lei che segna la continuità, lui che marca il rinnovamento. Lei che scrive: «L’avanzata in due anni è stata incredibile e rende inevitabile la nostra vittoria a breve termine». Lui che davanti alla sede di Rn dichiara: «Ogni giorno che passa ci avviciniamo al potere». Con lo sguardo puntato alle presidenziali del 2027. Se c’è però un mea culpa da fare, al netto di un sistema elettorale e di un meccanismo di desistenze che li ha penalizzati, è sulla combriccola di candidati al Parlamento che si è dimostrata inadeguata. Gaffe, impreparazioni, scivolate, in molti casi la campagna sul terreno è stata fatta col volto dei due leader e i rappresentanti locali tenuti in ombra, perché imbarazzanti. E questa mancanza di professionalità della squadra è anche responsabilità di Bardella. «Nonostante il maquillage di questi anni – scrive il direttore Jerome Fenoglio nell’editoriale di Le Monde di ieri – il Rassemblement national resta un partito di estrema destra, che ha svelato una schiera di candidati antisemiti, razzisti, omofobi, per nulla preparati al ruolo a cui ambivano. E che ha rivelato un programma che resta centrato sulla discriminazione, la stigmatizzazione, il rifiuto di categorie intere della popolazione». Categorie che poi alla fine vanno anche loro alle urne.