Corriere della Sera, 9 luglio 2024
Il fallimento dei sondaggisti
Intanto, cominciamo con il riconoscere che i poveri sondaggisti, soprattutto nell’ultima settimana, avevano messo le mani avanti: se il voto del 7 luglio era il più importante della Quinta Repubblica, era anche il più difficile da prevedere; molto più delle elezioni europee di appena tre settimane prima, i cui risultati invece erano stati azzeccati quasi al decimale.
Ma il fallimento è stato totale, senza precedenti nella storia recente. Per una settimana i sondaggi si sono concentrati sulla dimensione del successo del Rassemblement national, che appariva scontato, e nessuno ha saputo prevedere la vittoria totalmente a sorpresa della sinistra del Nouveau front populaire. Come è stato possibile? La ragione principale sono gli accordi di desistenza, che hanno portato a candidature definitive solamente la sera di martedì 2 luglio. C’è stato quindi poco tempo per analizzare i singoli collegi cercando di trasformare le percentuali del primo turno in proiezioni di seggi al secondo turno. Poi la grande affluenza, che è stata comunque diversa tra il primo e il secondo turno: alcuni elettori hanno votato il 30 giugno e non il 7 luglio, e viceversa. Poi, almeno da un punto di vista psicologico, ha contato il precedente del 2022, quando al Rassemblement national veniva attribuita una quarantina di seggi, e invece ne ha conquistati 89: una sottovalutazione che ha portato forse a una maggiore attenzione ai fattori di possibile successo di Jordan Bardella e Marine Le Pen, stavolta sopravvalutati.
Poi c’è chi incolpa la proliferazione degli istituti, la crescente concorrenza e quindi il taglio dei costi, che porta a privilegiare inchieste online, considerate più aleatorie, invece che interviste di persona o telefoniche: il sospetto è che siano stati sovrarappresentati cittadini che usano il web, che si sono formati le idee politiche online, da un punto di vista sociologico più vicini all’elettorato di estrema destra.