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 2024  luglio 08 Lunedì calendario

E McCarthy sussurrava alle balene


Nel 1984, quando vinse il Genius Grant, il premio istituito dalla Fondazione MacArthur, il biologo marino Roger Payne godeva già di fama consolidata per il ruolo avuto nella ricerca sulla struttura dei canti delle megattere. Aveva registrato i misteriosi gemiti delle balene realizzando una serie di LP, promuovendo il movimento per la conservazione degli oceani. Aveva anche iniziato a scrivere un libro, La vita segreta delle balene Among, un misto tra memoir, storia e attivismo, mirato a destare ulteriore interesse per la tutela degli oceani. Era la sua opera prima e, durante la stesura, chiese a un nuovo amico che aveva incontrato a una riunione della Fondazione MacArthur, di fargli da revisore. Quello scrittore era Cormac McCarthy. McCarthy aveva vinto il primo Genius Grant nel 1981, da autore poco noto ma venerato, all’epoca impegnato sul romanzo Meridiano di sangue.Da allora diceva di aver partecipato a ogni riunione della Fondazione MacArthur, evitando accuratamente il contatto con altri scrittori, ma quando conobbe Payne, i due divennero “inseparabili”, come ricordò la vedova di Payne, Lisa Harrow, dopo la morte del marito. Non più tardi del 1986, Payne e MacCarthy andarono assieme in Argentina a osservare le balene. Payne morì il 10 giugno 2023, lasciando scatole di carte non catalogate che comprovano la combattiva e creativa decennale amicizia con McCarthy, spentosi a soli tre giorni di distanza. Nel corso della sua lunga carriera, Mc-Carthy concesse pochissime interviste senza mai esprimersi sul processo creativo e il suo personale approccio alla scrittura. Nelle prime bozze de La vita segreta delle balene, comprese tra le carte lasciate da Payne, McCarthy rivela il suo pensiero sulla scrittura, con tutta una serie di critiche improntate alla logica e alla disciplina mosse alla prosa di Payne, romantica, spesso commovente, ma anche zeppa di divagazioni, lungaggini e moralismi, frutto di un fervore incontrollato. «Semplifica, troppa enfasi», annota secco Mc-Carthy a margine. «Se il materiale è in sé avvincente – come in questocaso – è controproducente cercare di renderlo più vivace o entusiasmante». Il libro sarebbe stato l’ultimo di Payne. Pur nella sua severità, McCarthy sa essere incoraggiante. «Roger: l’ho letto con le lacrime agli occhi», dice di un brano sulla Patagonia – il secondo capitolo del libro. Si firma «Con tanto affetto. C.».I romanzi di McCarthy erano spietati e spesso violenti, scritti in una prosa disadorna e implacabile come i paesaggi che abitavano, con frasi spesso prive di punteggiatura e virgolette e un utilizzo puntiglioso dei termini, alcuni esoterici, in grado di rivaleggiare per specificità con i manuali tecnici. Anche nel ruolo di revisore McCarthy era minuzioso e preciso nel redigere a matita le note e mostra una grande padronanza dei simboli di correzione delle bozze. A partire dal 1992-1993, Payne prendeva nota delle indicazioni di McCarthy come uno studente a lezione per poi inserire gli appunti nel computer. Se Payne era stufo di modificare il testo, McCarthy diceva: «Devi essere preparato a dedicare il tempo e lo sforzo necessari per produrre un buon libro, perché sarà in circolazione molto dopo che i motivi per cui non c’era tempo di rivederlo saranno caduti nel dimenticatoio». Spesso si trattava di questioni di principio, non solo di chiarezza dell’esposizione. Quando Payne pontifica che «esiste tutta una varietà di ecosistemi, incluse paludi dall’odore nauseabondo e deserti brutalmente aridi, che dobbiamo rispettare come aventi diritti pari ai nostri», McCarthy ironizza: «Le balene blu non sono sopravvissute rispettando i diritti del krill», scrive. «Se lo sono mangiato. I diritti delle paludi? Sei fuori di testa».Le discussioni sulle abilità degli animali facevano emergere il pensiero dei due amici rispetto all’umanità. Quando Payne, allora residente a Londra, lamentava in una delle stesure che i britannici non avevano mai imparato a «parlare dei loro problemi», McCarthy annotò a margine «Comprendo la tua insofferenza per il loro riserbo, ma comprendo anche Waugh quando elogia l’intimità e aborrisce la familiarità». Almomento della pubblicazione del libro, nel 1995, Payne aveva tagliato la frase sulle paludi, l’anglofobia e altro, dando retta a McCarthy. E, sebbene avesse dedicato il libro al suo amico, inserì nel testo molti dei commenti di McCarthy, anche interi paragrafi, senza citarlo.Ildo ut des funzionava in entrambe le direzioni. Nel suo archivio Payne conservava un dattiloscritto non datato della sceneggiatura di Whales and Men. McCarthy aveva menzionato una “storia di balene” già nel 1986, ma le risonanze testuali della sceneggiatura fanno pensare che stesse ancora scrivendola mentre interveniva sul manoscritto di Payne, nel 1992 e 1993. Anche la Texas State University ne possiede una copia. La sceneggiatura non fu mai prodotta. Payne continuò a trascrivere le loro telefonate negli anni 2000, mentre invecchiavano. La conversazione spaziava da articoli della New York Review of Books alla nuova fama e paternità di McCarthy, a Herman Melville, W.G. Sebald, Carl Sagan, alle «nostre prostate» e la marmellata che McCarthy si faceva portare da Londra (arance di Siviglia, con scorzette). Nel 2019, McCarthy, a 86 anni, si era dato alla matematica e alla fisica e stava terminando la sua ultima opera, il dittico The Passenger e Stella Maris, mentre Payne, 84 anni, stava collaborando al lancio di un progetto mirato all’impiego dell’intelligenza artificiale per tentare di comunicare con le balene. Lo scorso maggio, il Progetto CETI (Cetacean Translation Initiative), ha annunciato la scoperta di un intero repertorio di suoni in uso tra i capodogli. Ma prima della fondazione del CETI nel 2020, Payne chiese a McCarthy di rivedere l’invito all’azione redatto per richiedere il finanziamento del progetto. «Se l’umanità si trova nella crisi attuale è perché abbiamo sempre anteposto i bisogni degli umani a quelli del resto degli esseri viventi» recitava il breve manifesto. «È la nostra cecità universale il nostro difetto fatale».«È anche questione di come siamo arrivati al dominio», rispose McCarthy in una nota che Payne conservò. «Roger, non mi bevo queste teorie. Siamo dove siamo a causa del linguaggio simbolico. Basta. Stop. Punto. Fine della storia». Nonostante le critiche di McCarthy, poco prima della morte di entrambi Payne pubblicò una versione del manifesto su Time magazine. Solo che mitigò la collera con una locuzione avverbiale: «…in gran parte perché abbiamo sempre anteposto i bisogni degli umani a quelli degli altri esseri viventi». Fu l’ultima concessione al suo amico del cuore, nonché l’ultima correzione di McCarthy.