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 2024  luglio 07 Domenica calendario

Musei gratis agli italiani Paghino soltanto gli stranieri

La nobile lettera del giovane conte Nicolò Valmarana, figlio di Lodovico, erede e proprietario della più importante villa di Andrea Palladio, La Rotonda di Vicenza, Villa Capra, ci dice che lo Stato non sono i beni che appartengono alla nazione, nelle articolazioni di patrimonio statale, regionale, provinciale, comunale, di fondazioni e istituzioni bancarie, ma lo Stato è la coscienza del bene. Quella che esprime Nicolò rispondendo all’articolo di Milena Gabanelli e Andrea Priante dal titolo «300 ville venete, 24 palladiane e i castelli della Loira, ecco perché l’Italia perde la sfida con la Francia».
I due giornalisti si interrogano: «I castelli della Loira attirano 4,7 milioni di turisti l’anno. In Veneto per le ville Palladiane, patrimonio Unesco, neppure si sa quanti siano i visitatori. Dove stiamo sbagliando?». I numeri e il conto economico sembrano darci torto. Ma la risposta di Nicolò è esemplare, e pone al centro l’uomo, non il turista: «La differenza sostanziale fra essere e avere è un dilemma che può far riflettere parecchio! Ineguagliabili e da applausi scroscianti i numeri raggiunti ma più che altro confermati da decenni dai cugini d’oltralpe con i mitici castelli della Loira. Credo che né Reggia di Venaria, né Isole Borromeo, né Giardini Sigurtà raggiungano minimamente i numeri di visite e di conseguenze di fatturato. Idem il sottoscritto. Proprio in questo momento leggo i numeri dettagliati dei rapporti delle visite francesi e non posso che alzare i piedi sul divano per un leggero mal di testa e guardando il bellissimo affresco sopra di me... mi dico: Ma sai cosa? Tre generazioni che questa casa è abitata, 48 anni di restauri e manutenzioni tutti pagati di tasca nostra (non lo Stato come per i castelli), no passivo, no debiti, villa perfetta, sana, bellissima... Io sono a casa mia, accolgo le visite per spiegare la storia e le curiosità della casa. Chissà da quanti decenni nel castello Chambon non gira un proprietario con il quale parlare, o da quanto non si festeggia un compleanno di famiglia o da quanto non ci sono letti sfatti da rimboccare. Essere casa ha un valore impareggiabile, superiore a qualsiasi fatturato a 6 zeri. Essere, NON avere, perché se metti la Rotonda a reddito full-time la condanni a morte... lo si può fare con la reggia di Caserta non con la Rotonda! Luoghi grandi non bomboniere! Ma se non ci sei dentro, giorno per giorno, in ufficio o in giardino o per le manutenzioni o per una visita da Tokyo o Atlanta... non puoi capire».
Tra le forme di contraddizione culturale, nel rappresentare il crescente successo dei musei, c’è l’insistenza nel pensare che il loro obiettivo, invece di educare e formare sensibilità e coscienze, sia produrre. Il costo del biglietto, che mai un giovane studente pagherebbe per entrare in una biblioteca o in un luogo di conoscenza, in questa concezione capziosa è destinato al funzionamento del museo stesso. Ma le opere d’arte sono documenti della storia, e nessuno penserebbe di dover pagare per consultare un archivio. Il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, poco convinto, spiega: «Si tratta di una piccola rivoluzione del ministero che ha rilevato la situazione di moltissimi luoghi che erano gratuiti... Ciò non era una questione di democrazia, ma era dovuto al fatto che questi luoghi non erano considerati. Pagare un biglietto significa anche avere più risorse per quei musei».
E quanto è la cassa? Il 2023 rappresenta un record anche per gli incassi, che raggiungono la cifra 313,9 milioni di euro, con un incremento di quasi il 34 per cento rispetto al 2022 (+79,3 milioni di euro). La spesa militare italiana per il 2023 è stata di 26,5 miliardi. Ma 313 milioni a cosa possono servire? Un miliardo e 350 milioni di euro è il costo del solo scafo di una portaerei senza la componente aerea imbarcabile. Sono questi i grandi profitti di tutti i 492 musei statali italiani?
La scelta di un luogo civile come Castelleone di Suasa di tenere aperto gratuitamente il sito dell’Anfiteatro e della mirabile Domus dei Coiedii, con i più compiuti mosaici di una casa romana fuori di Roma, non è intesa come una forma di civiltà, ma di sottovalutazione di un tesoro prezioso che deve rendere, deve produrre. Ma i musei e i siti archeologici indicano la storia cui apparteniamo. E per questo la soluzione sarebbe semplice: i biglietti, come gli alberghi prenotati attraverso le agenzie di viaggio, devono pagarli, nel loro tour in Italia, i viaggiatori stranieri che hanno altrove le loro scuole e i loro musei. E rispondono e corrispondono alla loro cultura. Gli italiani vivono in quelle città e in quelle case dove hanno vissuto i loro antenati che hanno fatto la loro storia di cui siamo discendenti ed eredi. A loro dobbiamo guardare, e loro dobbiamo conoscere per capire chi siamo ed educare il nostro gusto. Il museo deve essere la nostra casa, in cui entrare e uscire ogni giorno, magari per vedere solo un quadro, con la stessa confidenza che si ha con i propri familiari. Non si regalano giornate gratuite, si accompagna la normalità di rapporti quotidiani. Negli spazi comuni dei musei si può giocare, si può mangiare, si può leggere, in ampi orari di apertura che comprendano pranzi e cene.
Così si stabilisce la confidenza con i musei e si garantiscono finanziamenti d’uso, di funzione, non di prostituzione. Pago un gelato, non pago Policleto. Chissà perché piace tanto prostituire i grandi maestri. E quale giovane è più attratto dalla Venere di Tiziano dovendo pagare 25 euro per vederla? Non ne conosco. È troppo poco, ed è troppo. E se la volessi vedere tutti i giorni? Fanno 750 euro al mese. E le Cortigiane di Carpaccio al Museo Correr di Venezia? Trenta euro al giorno e 900 al mese. Perché? L’arte non può avere tariffe.
Eppure i proclami parlano di questo. Si pensa alle app, si pensa ai biglietti, si pensa alla cassa. Benedetto Croce scrive: «Mia madre aveva anche l’amore per l’arte e per gli antichi monumenti; e debbo a lei il primo svegliarsi del mio interessamento per il passato». Proprio così. I monumenti e i musei sono luoghi di formazione, di educazione, come le scuole e le biblioteche. Lo penso da sempre, e l’ho vissuto. Solo chi non frequenta i musei crede che essi siano come giostre o luna park e debbano rendere. No. Devono rendere i giovani cittadini, e gli uomini sensibili. Non si paga la bellezza. La si vive. E l’esperienza della visita alla Rotonda di Palladio a Vicenza ha il valore di un momento memorabile che cambia la vita e il suo senso.