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 2024  luglio 07 Domenica calendario

Quando i Papi tolleravano l’aborto

Nel gennaio 1596, a Roma, la prima notte di nozze Giuseppe scopre che la moglie, Rosana, non è vergine. Qualche mese prima è stata stuprata dal cognato. Per evitare lo scandalo e la denuncia, lo stupratore offre una dote, ma non finisce qui perché la ragazza è incinta. L’uomo decide allora di farla abortire, facendola salassare. La vicenda salta fuori dalle carte processuali che non danno voce a Rosana, ma al marito, allo stupratore e al salassatore. Della sentenza non è rimasta traccia. Questa è una delle storie, con cui John Christopoulos (L’aborto nell’Italia moderna, traduzione di Filippo Benfante, Viella) squarcia il muro di silenzio e racconta soprusi, violenze e ricatti che avrebbero dovuto rimanere nascosti.
Nelle aule di tribunale e nei confessionali, ci si trova a valutare circostanze e disperazione di donne che ricorrevano all’aborto e di altre che lo subivano per decisione o violenze altrui. Nonostante tutto, l’aborto diventa così il male minore rispetto all’infanticidio o al suicidio. Rompendo una prassi di relativa tolleranza, però, nel 1588 papa Sisto V in una bolla condanna l’aborto come omicidio e scomunica chi lo procura. Da tutta Italia giungono a Roma richieste di chiarimenti; in molti casi si chiede l’assoluzione per le donne, che, scrive un vescovo, avevano abortito «per fuggire il disonore et infamia del mondo».
Qualche anno dopo, nel 1591, Gregorio XIV mitiga l’intransigenza del predecessore. E torna la prassi di chiudere gli occhi dopo aver ammonito sulla gravità del peccato. Teologi, medici e giuristi si occupano dell’aborto, esponendo pregiudizi, ipotesi e interpretazioni arbitrarie ben sapendo che l’indignazione e la condanna non fanno cessare il ricorso all’aborto, perché questo serve a molti e per diversi scopi.
Questo di Christopoulos è davvero un bel libro in cui si osserva come i tentativi della Chiesa e degli Stati di controllare la pratica dell’aborto e, al contempo, di disciplinare clero e laici, naufragarono.