il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2024
Il vero costo dei pomodori
Esiste una categoria di persone di cui non ci importa niente. A cui non siamo interessati. È lontana dalle nostre città, non solo geograficamente. Sopravvive, non si sa come e non sempre, nelle campagne attorno a campi coltivati, dentro baracche, a volte aggregazioni di baracche che diventano microcittà bollenti di lamiere e polvere. Diletta Bellotti, ricercatrice, attivista, curatrice di una rubrica resistente sull’Espresso, nel 2019, fresca di studi, ci ha vissuto per 24 giorni dentro Borgo Mezzanone, la baraccopoli polmone dei braccianti irregolari addetti alla raccolta del pomodoro foggiano. Dall’angolo visuale di una improvvisata rivendita al dettaglio di generi alimentari dentro la microcittà che non si deve vedere, ha studiato gli “invisibilizzati”, quelli che una complessa sovrastruttura di regole rende allo stesso tempo privi di qualunque diritto, fondamentali per le economie che alimentano (principalmente agricoltura, edilizia e servizi) e per ciò stesso “resi invisibili” almeno fino a quando non ci scappa il morto, lo sgombero con fanfara, la rivolta di piazza.
Se pensiamo che lo schiavismo sia finito con la Guerra di secessione americana al tramonto del 1800, ci priviamo delle categorie per analizzare un fenomeno attuale, certo non solo italiano. Migliaia di persone senza documenti, che parlano lingue differenti (spesso non l’italiano), che non sanno cosa siano i sindacati, che pur facendo lo stesso faticoso lavoro non sono “classe”, sono facile preda di caporali, padroni, affittacamere, trasportatori. Le baraccopoli nascono, vengono abbandonate, ritornano, perché sono parte integrante del sistema: il sistema produce a quel costo solo per l’esistenza di questa massa di persone senza diritti. Coloro che hanno abitato questi luoghi si dissolvono come fantasmi stagionali, si allontanano, tornano se riescono. Dei cinque uomini che Bellotti incrocia a Borgo Mezzonone, a distanza di 5 anni ne resteranno vivi 3, uno è bruciato con le baracche.
Con la campagna “pomodori rosso sangue” e una performance politica horror, all’epoca l’attivista provò a bucare il muro del nostro disinteresse sulla materia. Oggi, qualche anno dopo, con l’omonimo libro edito da Nottetempo, affonda nella sostanza: per risolvere i problemi bisogna conoscerli.