La Stampa, 5 luglio 2024
La gentilezza non è social
Oggi ho riaperto Threads, era tanto che non lo facevo e ho capito perché: il primo post era di una ragazza che si era fotografata davanti ad uno specchio che chiedeva se qualcuno poteva eliminare con photoshop i libri impilati accanto a lei; un’altra iniziava una lunga analisi con la domanda «perché non mi fido più» (degli uomini); un’altra ancora diceva che erano 200 giorni che non faceva sesso (letteralmente «che non scopo») e raccontava di aver chiesto al fruttivendolo due banane «per mangiarne solo una»; e infine una che aveva aperto un sondaggio, «meglio essere simpatiche o porche?».
Sembrava di essere finiti in una versione scadente di Sex & The City. Eppure Threads era destinato a cambiare il mondo dei social, a detronizzare Twitter addirittura. Era il 5 luglio dello scorso anno quando Meta lo lanciò un po’ a sorpresa: si disse che si erano affrettati a farlo per approfittare delle difficoltà di Twitter (che con Musk era già diventato X) e sembrava sul punto di crollare per via delle decisioni strampalate del suo nuovo capo (l’ultima era il numero massimo di post che uno poteva leggere gratis, fra 500 e 10mila al giorno).
Grazie al fatto che per aprire un profilo su Threads basta cliccare ok sul proprio profilo Instagram importando automaticamente dati personali e followers, in pochi giorni gli iscritti volarono: oltre cento milioni. Mark Zuckerberg era raggiante: l’idea di battere Elon Musk lo elettrizzava (qualche giorno dopo i due si sarebbero ripetutamente sfidati in un combattimento di arti marziali che ad un certo punto sembrava dovesse svolgersi al Colosseo, ma che poi è finito nel nulla). Il fondatore di Facebook diceva di voler creare un social dove imperasse la gentilezza contrapposto a X dove, con la gestione Musk, erano tornati i post violenti e diffamatori.
Per qualche giorno è stato effettivamente cosi: su Threads c’erano solo post scritti in punta di penna, conditi di «perfavore» e «grazie»; e una serie di massime sulla vita, citazioni celebri, riflessioni colte che avrebbero dovuto ispirare saggezza in chi le leggeva. Dopo venti anni di social network senza regole, la bacheca di Threads era una rivoluzione. Improvvisamente sembravamo tutti migliori, migliori di quello che siamo e in fondo non meno artefatti dei selfie felici che postiamo su Instagram.
L’effetto finale però non era quello sperato. «È come leggere i biscotti della fortuna nei ristoranti cinesi», scrisse un giornalista. I biscotti della fortuna sono divertenti per due minuti, la vita vera è un’altra cosa e in Threads, con rare eccezioni, non è mai arrivata. In questo anno la guerra in Ucraina non è finita, Israele ha invaso Gaza, ci sono state elezioni decisive, imprese sportive, clamorosi flop da commentare e su Threads, con rare eccezioni, si aprivano discussioni sulla mancata gentilezza dei clienti negli alberghi e sul fatto che aver postato una foto molto scollata non autorizza nessuno a mandare all’interessata delle proposte sconce nei messaggi privati. Insomma, qui non ci saranno le fake news, è abbastanza vero, ma neanche le news.
«Rimpiango i troll di Twitter», scrisse ad un certo punto il critico del Guardian che pure a Elon Musk non ha mai fatto sconti. E così Threads è diventato un caso di studio sul fallimento. Su un forum di Reddit un utente sintetizzò le quattro lezioni che dobbiamo imparare sul fallimento del social di Instagram: la prima, l’hype non corrisponde al successo, il fatto che le persone parlino di un servizio non vuol dire che lo stiano usando davvero. La seconda, le persone non amano cambiare e lasciano a fatica qualcosa che non pagano, Twitter è gratis, perché lasciarlo? Threads avrebbe dovuto essere molto migliore di come è. Terza lezione, la base utenti è il vero valore di una app social, e il vero valore di Twitter sono i suoi utenti come disse già nei giorni di luglio l’amminstratrice delegata del social di Musk, Linda Iaccarino; in confronto gli utenti di Threads non sono abbastanza interessanti. Quarta e ultima lezione: non esagerare con le promesse se il tuo prodotto è ancora piuttosto basico, Threads è cresciuta più in fretta di quanto sia migliorata e ha deluso un sacco di gente.
Ora che compie un anno ci viene detto che gli utenti hanno continuato a crescere e che oggi sono 175 milioni (Twitter/X ne ha 500 milioni). Non sono pochi ma manca il dato fondamentale: quante persone lo usano ogni giorno e non hanno semplicemente un profilo dormiente?
Torna alla mente il lancio di un altro social che nel giugno 2011 doveva cambiare il mondo (e battere Facebook): anche in quel caso dietro c’era un gigante della Silicon Valley e per diventare utenti bastava un clic. La partenza fu folgorante ma poi scomparve nel nulla: vi ricordate di Google+? —