il Giornale, 4 luglio 2024
Sanità, economia e immigrazione: la ricetta Starmer
Londra E oggi la parola spetta agli elettori. Dopo una campagna elettorale convulsa il Regno Unito torna alle urne. Seggi aperti dalle 7 alle 22 per l’elezione dei 650 deputati del Parlamento e i sondaggi non prevedono grandi sorprese. Il nuovo governo dovrebbe essere quello laburista guidato da Sir Keir Starmer che probabilmente già si prepara a cambiare gli arredi al numero 10 di Downing Street. Se i sondaggisti britannici hanno visto giusto, il suo partito potrebbe governare con una super maggioranza in grado di costringere i conservatori di Rishi Sunak e Boris Johnson (riapparso sulla scena all’ultimo minuto per amor di partito, in soccorso del suo ex tesoriere che questa volta rischia persino di non venir eletto) all’opposizione per almeno 14 anni di fila.
In attesa dell’esito finale quello che è certo è che Sir Keir avrà una missione per il futuro che pochi gli invidiano. Il nuovo premier eredita infatti un Paese mai così in crisi, lontanissimo da quella potenza internazionale capace, in passato, di dettar legge in Europa e di aver sempre una forte voce in capitolo sul piano internazionale. Dopo la pandemia e l’uscita dall’Ue l’Inghilterra ha perso il suo smalto e anche molte delle sue attrattive, pur rimanendo in primo piano sullo scacchiere mondiale.
Sarà però proprio su quest’ultimo fronte che Starmer avrà il suo battesimo del fuoco dato che soltanto cinque giorni dopo la sua conferma sarà chiamato a rappresentare il Regno Unito al vertice della Nato di Washington e l’immagine offerta in quell’occasione sarà indispensabile agli alleati per comprendere se e quanto ci si potrà fidare in futuro di un governo laburista. Occuparsi del conflitto Israele-Palestina e della guerra in Ucraina come forza di maggioranza non è la stessa cosa che farlo dagli scranni dell’opposizione. Sarà interessante soprattutto vedere come Starmer riuscirà a conciliare le diverse opinioni interne al suo partito sulla questione di Gaza visto che molti dei suoi vorrebbero una presa di posizione più netta e dura su Israele anche a costo di inimicarsi gli alleati. Rimane poi anche la Cina, sempre più aggressiva, da tenere a bada.
Sul fronte della politica interna la situazione non potrebbe essere più complicata. Il governo precedente è riuscito a ridurre l’inflazione, ma l’economia è stagnante, i servizi pubblici sono allo stremo, la Brexit ha ridotto le esportazioni e creato forti carenze di manodopera in settori lavorativi essenziali, persino le carceri segnano il passo e a causa del sovraffollamento potrebbero essere costrette a manovre d’emergenza. Uno dei cavalli di battaglia del programma laburista è il risanamento del servizio sanitario nazionale, sempre più in crisi soprattutto dopo il Covid. La promessa è di ridurre le liste di attesa, aggiungendo 40mila appuntamenti e operazioni in più ogni settimana, grazie all’introduzione di nuovi turni e di collaborazioni con il settore il privato. Un traguardo difficile da raggiungere non solo perché il Paese sta generalmente invecchiando e richiede quindi più cure, ma perché mancano sia medici che infermieri. E a pagare le nuove assunzioni dovrebbero essere comunque i contribuenti. Gli stessi contribuenti sui quali si abbatteranno anche i costi per la creazione di 650mila nuovi posti di lavoro e della rinazionalizzazione delle linee ferroviarie attualmente mal gestite dai privati.
Sullo sfondo rimangono i nodi dell’immigrazione clandestina e di quella Brexit che Starmer vorrebbe far finalmente funzionare. Come, questo è ancora da vedere.