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 2024  luglio 04 Giovedì calendario

Giorgio Moroder ha usato la Ai


Chiamatelo Giorgio. Lui, star planetaria, ci scherza sul suo cognome accentato e storpiato ovunque: «Per i cinesi sono Molodel». Giovanni Giorgio Moroder, per tutti semplicemente Giorgio, è a Roma, protagonista della nuova edizione di Videocittà. È il festival della cultura digitale ideato da Francesco Rutelli. La settima edizione va in scena questo fine settimana, da venerdì a domenica, nell’area del gazometro, quartiere Ostiense della capitale. L’attrazione regina sarà Nebula, l’imponente e maestosa opera artistica site specific firmata dai Quiet Ensemble con le musiche originali di Moroder. Nebula trasformerà il cilindro metallico più grande del complesso in uno spazio di osservazione intergalattica. Un’esperienza audiovisiva immersiva in grado di ricreare una costellazione fittissima che avvolgerà il pubblico da ogni direzione, rendendo il gazometro un telescopio innalzato verso il firmamento.Oscar, Grammy, Golden Globe, centinaia di dischi d’oro e di platino, collaborazioni con alcuni dei musicisti più famosi della storia del pop e del rock: la biografia di Moroder è leggenda. A 84 anni non ha alcuna intenzione di fermarsi. L’opera pensata per Videocittà, Nebula, è un antipasto del disco a cui sta lavorando, sempre alla ricerca di quel «suono del futuro» che lo ha spinto a sperimentare e manipolare strumenti per una vita. Moog, sintetizzatori, tastiere. Leggenda vuole che due icone del rock come David Bowie e Brian Eno si trovassero a Berlino alla ricerca di novità musicali quando ascoltarono per la prima volta I feel love, il singolo che proiettò Donna Summer e Moroder nell’orbita mondiale della musica elettronica. Era il 1977 ed Eno disse a Bowie: «Ho sentito il suono del futuro».Moroder da anni vive a Los Angeles, «con un permesso di lavoro – precisa– non ho la cittadinanza». È seduto accanto a Rutelli in un ristorante di Ostiense, per presentare il festival che inizia venerdì. Per un momento il discorso devia dalla musica. «L’avete visto il dibattito in tv tra Trump e Biden? Io non ho capito cosa volesse dire Biden, e secondo me non lo capiva neppure lui. Biden è finito, temo che Trump abbia già vinto. Ma qual è l’alternativa per i democratici? Kamala Harris si è rivelata debole, forse il governatore Newsom. O Michelle Obama, che però ha detto no». Dagli Stati Uniti come vedono l’Italia? «Di Giorgia Meloni parlano continuamente, di Conte parlavano meno. Di Mario Draghi parlavano molto bene». Giorgio, di Giorgia, non dice nulla di più. «È stato bravo, eh?», sorride Rutelli.L’idea dei Quiet Ensemble è quella di ricreare il percorso di un viaggiatore spaziale: proiettori laser faranno brillare un’infinità di cavi d’acciaio e le microparticelle di polvere che si alzano dal terreno, ricreando così una vera e propria nebulosa, immensa composizione di gas e polveri cosmiche. L’anno prossimo toccherà al sole. «È stato un lavoraccio enorme», dice Moroder parlando di Nebula. «Purtroppo mi hanno chiesto un pezzo di soli dieci minuti...». Non smette di sperimentare, cercare, tentare: «A trovare un suono nuovo ci metti mezz’ora, un’ora». Si è cimentato anche con un programma di intelligenza artificiale: «Ho composto 15 secondi per un cortometraggio e ho chiesto al computer di farne 5 minuti. Il risultato è stato bellissimo, ma non c’era l’anima». Ma cosa ascolta oggi? «Mi piace il rap, la trap italiana. Sfera Ebbasta, Rosa Chemical, Geolier, Lazza, Mahmoud, Madame». Di Rosa Chemical cita due brani: Londra e Made in Italy. Precisa che il rap europeo, cita in particolare quello francese, «ha più musica di quello americano, dove sono tutte parole».Negli Stati Uniti, racconta ancora, è rimasto stupito del successo dei Måneskin, che hanno davvero spopolato. E Taylor Swift, la super regina del pop? «Bravissima, però trovo le sue melodie ripetitive. Come fenomeno, però, forse è paragonabile a Elvis». Impossibile non ricordare alcune delle sue storiche collaborazioni. Meglio Bowie di Freddie Mercury, dice: il leader dei Queen «cambiò tutto» quando lavorarono a Love kills, mentre «David era davvero un darling...». E poi Blondie, un successo, e i Duran Duran, un flop. I Daft Punk, ovviamente: «My name is Giovanni Giorgio, but everybody calls me Giorgio», dice in quella traccia epica. —