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 2024  luglio 04 Giovedì calendario

Intervista a Monica Bellucci

Star internazionale, icona di bellezza mondiale, ma anche donna consapevole di se stessa pronta all’autoironia. Monica Bellucci accompagnata dal suo Tim Burton ha ritirato ieri all’Accademia Tedesca di Roma il suo Globo d’oro alla carriera con lo charme che l’ha sempre contraddistinta: «Questo premio mi onora perché riconosce il mio percorso atipico e internazionale».
È cambiata dalla ragazza del liceo classico di Città di Castello?
«Sono un po’ invecchiata, e magari sto più attenta a tante cose, ma non mi sento poi molto diversa da quella Monica lì».
Come ha costruito il suo percorso?
«Nulla è stato freddamente studiato a tavolino, è stata tutta una questione di scelte fatte di istinto e di cuore. Questo mio non appartenere a nessuna famiglia di cinema ha fatto sì che mi trovassi a lavorare con i registi più diversi, da Sam Mendes (per il film Spectre, ndr) a Larry e Andy Wachowski (Matrix Reloaded e Matrix Revolutions), passando per Emir Kusturica (On the Milky Road) e Gaspar Noè (Irréversible), senza dimenticare tutti i registi italiani che sento di voler ringraziare. A partire da Giuseppe Tornatore, Malena è stato davvero importante per me, mi ha aperto tante porte.
E ora con Beettlejuice Beetlejuice del suo Tim Burton aprirà l’81ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
«Una notizia davvero stupenda, ci ha colto di sorpresa e ne siamo tutti molto felici. Tim lo è sicuramente. Del film non posso ancora dire molto, se non che sono contenta di aver potuto vivere quest’esperienza artistica ed essere entrata nel mondo poetico e fantastico di Tim».
Aveva visto al cinema il primo Beetlejuice nell’88?
«Certo, come tutti, ma non avrei mai immaginato di esserci nel secondo (uscirà al cinema dal 5 settembre, ndr). È il bello del mio lavoro, adoro l’imprevedibilità. Succedono cose magiche».
Ad esempio?
«Quando per la prima volta ho visto al cinema Matrix e pensato quanto avrei voluto far parte di un film del genere, poi le sorelle Wachowski mi hanno scelta per vestire i panni di Persephone. Oppure quando a 50 anni, in un momento particolare della mia vita e della mia carriera, sono stata chiamata da Kusturica per raccontare una bellissima storia d’amore tra due adulti».
A settembre compie 60 anni. Cos’è l’amore adulto?
«Una questione di energia che va oltre l’età, è l’incontro di due anime».
A 50 anni è stata anche una Bond Girl.
«La più anziana della storia! Ringrazio Mendes, è stato importante, i 50 anni sono un bel passaggio per un’attrice».
Parlando delle sue maestre, chi le viene in mente?
«Silvana Mangano, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Monica Vitti, Lea Massari, Claudia Cardinale, Giulietta Masina. Ho sognato il cinema attraverso gli occhi di queste donne meravigliose».
Molto diverse tra loro.
«Ma tutte portatrici sane di quella femminilità italiana che è come attaccata alla terra. Noi italiane abbiamo qualcosa di ancestralmente drammatico che ci distingue nel mondo».
Dando uno sguardo a tutti i film che ha interpretato individua una trama comune?
«Mi rendo conto solo oggi che inconsciamente ho voluto raccontare delle cose mie attraverso quelle scelte. Ho interpretato spesso donne in universi maschili, che a volte erano vittime di una società dominata dagli uomini. Ecco, in un momento in cui le donne hanno un impatto così importante nella società, realizzo che attraverso quei film volevo dar voce anche al mio bisogno interiore di raccontare qualcosa che mi riguardasse da vicino come donna, oltre che come attrice».
Come vive, artisticamente parlando, il passare del tempo?
«So che da adulta alcuni ruoli non fanno più per me e mi sta bene, mi piace guardare le cose con più distacco e dire: “Questa cosa l’ho già fatta, non ho voglia di ripercorrere lo stesso tragitto”. Poi oggi mi sento un cuscino per le nuove generazioni».
Ovvero?
«Mi sembra bello guardare nuove attrici prendere spazio e spiccare il volo. Noi adulte, con la nostra storia e il nostro percorso, possiamo servire a supportare le giovani donne, come le persone giovani di ogni genere».
Vive da tanti anni in Francia, le viene mai voglia di tornare a vivere in Italia?
«Oggi sento che potrei farlo, dopo 40 anni in giro per il mondo. Non ho mai lasciato l’Italia, ho la mia famiglia qui, sono sempre tornata e mi sono sempre sentita italiana ovunque andassi, il mio unico passaporto è italiano. Certo, ho la Francia nel cuore, ho sempre considerato i francesi come i nostri cugini, da Mastroianni a Cardinale tanti attori hanno lavorato in Francia, le nostre culture sono molto vicine».
Ma a sua figlia Deva Cassel ha dato un nome sanscrito.
«Significa “creatura celeste”. Perché lei, insieme a sua sorella Léonie, sono le mie creature celesti». —