Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  luglio 04 Giovedì calendario

Consigli italiani alla Francia

Dalle pieghe incerte del ballottaggio francese – ormai mancano quattro giorni – si riaffacciano due figure, due modelli italiani, che potrebbero servire anche per la Francia. Riguardano, ovviamente, l’ipotesi che Le Pen non riesca a raggiungere la maggioranza, a causa del “barrage”, decisivo in precedenti occasioni, e stavolta indebolito dall’alleanza di parte dei Republicains con il Rassemblement Nationale.
La prima è quella del federatore, che da noi ha funzionato sia a destra (Berlusconi), sia a sinistra (Prodi), ma per i francesi sarebbe una novità. E farebbe molto riflettere soprattutto i leader del “campo largo”, il centrosinistra italiano che non ha più trovato pace e alle politiche del 2022 si è definitivamente frantumato, offrendo a Meloni e al centrodestra (che magari avrebbero prevalso lo stesso), una vittoria più agevole e di dimensioni superiori alle previsioni. La ragione per cui i leader dell’attuale opposizione non sono più riusciti ad accordarsi, malgrado le differenze, com’è avvenuto in Francia, superando anche divisioni importanti (le guerre, la Nato) è legata appunto, ma non del tutto, a gelosie personali. Calenda e Renzi non accettano l’alleanza di Pd e 5 stelle; Conte, un po’ fiaccato dalla sconfitta alle europee, sotto sotto si propone come possibile premier di un nuovo governo giallorosso. Scrivere un programma comune in queste condizioni è difficile, forse impossibile. Ma è anche lo scenario in cui Macron si ritroverebbe se gli alleati del Fronte popolare riuscissero nel loro intento di impedire a Le Pen di avere la maggioranza. Qui nascerebbe la necessità di trovare una figura attorno a cui raccogliersi.
L’altro sbocco possibile sarebbe quello, già sperimentato, del governo tecnico: la “bestia nera” per Meloni, che ha proposto Il premierato elettivo proprio per far sì che non se ne verifichino mai più i presupposti. E seppure il centrodestra andasse in crisi prima del varo della riforma, c’è da giurare che chiederebbe elezioni anticipate. Ma chissà che da domenica, in una possibile situazione di ingovernabilità, Macron non si trovi lo stesso a riflettere su una soluzione che ha consentito all’Italia di superare frangenti difficili (debito eccessivo, crisi dei rapporti con i mercati internazionali) comuni ai due Paesi. —