La Stampa, 4 luglio 2024
Tra i Fratelli d’Italia nessuno vuole chiamarlo gelo o nemmeno freddezza, «ottimo rapporto» è la linea
Tra i Fratelli d’Italia nessuno vuole chiamarlo gelo o nemmeno freddezza, «ottimo rapporto» è la linea. Ma certo, dopo le frasi spregiudicate di Giorgia Meloni a Bruxelles, che sul caso dell’inchiesta di Fanpage ha chiesto l’intervento del presidente della Repubblica, un chiarimento tra i due non c’è ancora stato. Rientrata dal Consiglio europeo, la presidente del Consiglio non è più tornata sul tema e nella lettera inviata ai dirigenti di Fratelli d’Italia per dichiarare fuori dal partito chi si macchia di atteggiamenti antisemiti e nostalgici non si trovano riferimenti a quella «urgenza democratica» sollevata la settimana scorsa e per la quale veniva chiamato in causa il capo dello Stato.Le parole di Sergio Mattarella sul ruolo della maggioranza e delle opposizioni restano senza una replica ufficiale, come sempre in questi casi d’altronde. La stessa segretaria del Pd Elly Schlein chiede di non coinvolgere il presidente «nel dibattito politico quotidiano». Eppure c’è chi, nel partito di Meloni, nota come a ogni questione sollevata dalla premier (o dai suoi ministri), arrivi poi una risposta, seppur molto indiretta, celata dietro a richiami istituzionali.Una maniera per rispondere direttamente alle preoccupazioni del Colle sui diritti delle opposizioni ci sarebbe: chiarire quale sarà la futura legge elettorale. Eppure, questo tema viene spostato più in là per evitare uno scontro interno.A molti nel governo appare infatti chiaro che uno dei riferimenti impliciti contenuto nel discorso di Trieste sia al sistema elettorale che verrà. Come molti giuristi hanno segnalato, è difficile esprimere un giudizio compiuto sulla riforma del premierato finché non sarà chiaro lo sbocco concreto, ovvero quello che i cittadini voteranno il giorno in cui (non così prossimo, a quanto sembra) il disegno di legge verrà approvato in via definitiva, dopo un referendum che appare scontato. Le divisioni restano appunto sottotraccia, ma Fratelli d’Italia un’idea ce l’ha: il doppio turno è il sistema più coerente per supportare il premierato, con il quale i cittadini esprimono direttamente quello che sarà il capo del governo. Ma questa ipotesi è stata già rifiutata con nettezza dalla Lega e anche in Forza Italia le resistenze sono molte. E la strada del doppio turno sembra ancora più in salita dopo che dalla maggioranza sono arrivate critiche al sistema dei ballottaggi per le elezioni amministrative.Così, la linea che il governo persegue in questa fase è quella del rinvio di questo dibattito: «Finché non sappiamo come sarà la versione definitiva del premierato è inutile esporsi», è la posizione di un esponente di punta di Fratelli d’Italia. La sola nell’esecutivo a provare a muovere le acque, con tutti i rischi che ne conseguono, è la ministra per le riforme Maria Elisabetta Casellati, che ieri ha aperto il dibattito partendo proprio dal sistema che porta il nome dell’attuale presidente della Repubblica: «La legge elettorale a cui sto lavorando prende come punto di partenza il Mattarellum, perché è un sistema misto, maggioritario e proporzionale, che potrebbe favorire la formazione di aggregazioni prima del voto anziché dopo». Secondo Casellati, «questo aspetto condurrebbe verso il bipolarismo, che è auspicabile poiché contribuirebbe a superare la frammentazione dei partiti che tante difficoltà ha causato al nostro Paese. Per ora è solo una mia idea sulla quale mi dovrò confrontare sia con la maggioranza che con le opposizioni».Parole giudicate una fuga in avanti da Palazzo Chigi, dove non si vuole aprire adesso questo capitolo. Le urgenze sono altre, come i nove decreti da approvare in poco più di un mese, che hanno provocato un scambio acceso di vedute tra il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e i suoi colleghi che, quasi senza eccezioni, continuano a portare provvedimenti di massima urgenza, con il risultato di ingolfare il Parlamento e di provocare, anche qui, una preoccupazione di Mattarella. Meloni ha difeso Ciriani e avvisato i parlamentari: «Pochi emendamenti oppure lavorate fino a Ferragosto». —