il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2024
Sono già 107 i decreti scaduti: 1,5 miliardi restano nel cassetto
Hai un “bisogno assistenziale gravissimo”. Rassegnati: in Italia fai in tempo a crepare prima che si insedi la commissione tecnico-scientifica che metta a punto “gli indicatori atti alla definizione dei criteri di classificazione dello stato di bisogno”. Il decreto che doveva istituirla è scaduto il 6 giugno scorso, così come quello per i percorsi di recupero dei violenti contro le donne o quelli per la tutela del “vero biologico”.
Neppure col governo Meloni i treni arrivano in orario: dall’insediamento a oggi, il suo esecutivo ha emanato 672 decreti delegati, quelli di secondo livello che danno attuazione alle leggi, 231 approvati e 351 ancora da adottare, ma 107 sono ormai scaduti, restando fermi alla stazione di partenza: questi ultimi portavano qualcosa come 1,5 miliardi di euro di fondi pubblici che non vanno da nessuna parte, restando nei ministeri in attesa di ulteriori e futuri provvedimenti.
Tanti sono i decreti lasciati scadere come lo yogurt in quasi 619 giorni, 442 contando solo quelli lavorativi, col risultato di congelare sia l’efficacia normativa delle misure da cui discendono, sia i fondi impegnati allo scopo, spesso programmati per più annualità, ma come non ci fossero mai stati. In barba ai roboanti annunci in conferenze stampa o sui social a rivendicare il “buon governo” della destra.
La rassegna non è esaustiva sia per ragioni di spazio e sia perché scovarli non è poi così facile: il Dipartimento per l’attuazione del programma di governo monitora con costanza certosina l’andamento della “fabbrica dei decreti”, ma nelle statistiche che propone riporta sempre il numero di quelli approvati, da approvare e quelli “non scaduti”. E quelli scaduti? A oggi sono appunto 107, e attengono alle più svariate materie di governo: dalla salute alle infrastrutture, dal fisco alle emergenze.
L’ultimo treno si è fermato alla stazione “istruzione e merito”: giusto ieri è scaduto il decreto del ministero delle Politiche Sociali che doveva definire il profilo dei docenti di sostegno per gli alunni con disabilità, i requisiti e le modalità di attivazione dei percorsi etc. Una brutta notizia per tante famiglie, visto che – stima la Uil Scuola – in Italia mancano 30 mila insegnanti di sostegno.
L’aggiornamento sullo stato di attuazione dell’agenda di governo, alla voce “politiche per la disabilità”, enfatizza però gli interventi andati in porto, mica quelli naufragati.
Finiscono lungo un binario morto perfino quelli decantati come pilastri del programma “sovranista”. Sul fronte dell’Agricoltura e del made in Italy, ad esempio, il ministero guidato da Francesco Lollobrigida doveva sfornare un catalogo di misure per gli addetti al controllo della produzione biologica. L’Europa lo chiedeva dal 2018, il governo ha recepito la norma col decreto 148 del 6 ottobre 2023: 100 giorni però non sono bastati per emanare quello che definisse i criteri e tutto è decaduto. Fermo è anche il convoglio che doveva portare controlli sulle denominazioni finto-vegetali che ingannano il consumatore. Nel frattempo, però, non si contano le dichiarazioni del ministro sul biologico italiano “elemento portante della strategia che vede la sostenibilità ambientale viaggiare in parallelo con quella legata alla produttività e all’equilibrio sociale”.
Sul capitolo Infrastrutture, regno di Salvini, la legge di Stabilità 2023 istituiva un fondo da 100 milioni di euro per le opere “ad alto rendimento” togliendoli a quelle che non lo sono. Andavano però individuate con un decreto che non risulta mai uscito dal suo ministero tanto che è scaduto un anno fa, il 30 giugno 2023. Due mesi prima era scaduto quello che finanziava con 150 milioni potenziamento e riqualificazione della SS4 Salaria, intervento atteso da 20 anni e gran vanto di Salvini. Per ogni decreto delegato che salta, tocca farne di nuovi riprogrammando tempi e risorse.
Nel cartellone con annuncio ritardi fa capolino il Pnrr che non è certo la sigla di un rapido che corre sulla linea Roma-Bruxelles: il 7 giugno scorso, ad esempio, sono scaduti i termini per il decreto attuativo che doveva dare 90 milioni di euro come “contributo e incentivo alle imprese e sostegno al lavoro” sulla missione della competitività e della coesione. Il secondo vale 700 milioni, si spera venga portato a destinazione entro il 2025.
Pure l’area giustizia soffre ritardi, anche su temi di grande allarme sociale. Il 24 novembre 2023 viene approvata in pompa magna la stretta sulla violenza contro le donne e domestica. Prevede un sistema di rieducazione degli autori delle violenze che fa leva su enti e associazioni abilitati: ma il decreto con le regole di accreditamento è scaduto il 10 giugno scorso, 199 giorni non sono bastati.
Otto i decreti che risultano scaduti nell’area della salute. Le settimana scorsa è stata la volta del provvedimento che doveva stilare le linee guida dei servizi medici infermieristici “per sopperire alle gravi carenze del personale in caso di emergenza e urgenza dei servizi ospedalieri”. Il Covid non ha insegnato proprio nulla. La legge di Stabilità destinava 1 milione al potenziamento dei test di sequenziamento per la diagnosi delle malattie rare. Il decreto per ripartirli risulta scaduto il primo marzo scorso.
Intanto i diseredati d’Italia, di vario tipo e latitudine, aspettano lungo i binari.
Il 18 maggio sono scaduti i termini per istituire una commissione che individui gli indicatori di chi ha un “bisogno assistenziale gravissimo”. E c’è chi decide di aspettare ma di fare da sé.
Cinque giorni fa gli abitanti di Casamicciola Terme hanno inaugurato un parco giochi con targa commemorativa per le vittime dell’alluvione del 26 novembre 2022. I fondi sono stati raccolti dal Centro Servizi per il volontariato della provincia di Salerno, da supermercati e comitati locali: quelli previsti con il decreto del marzo 2023 sulle calamità risultano ancora al ministero degli Interni, perché il decreto che doveva indicare le modalità di riparto è scaduto il 31 marzo 2023, in pratica appena fatto.