Anteprima, 3 giugno 2024
Tags : Philippe Leroy-Beaulieu
Biografia di Philippe Leroy-Beaulieu
Philippe Leroy-Beaulieu (1930-2024). Attore. Uno tra i più popolari tra gli attori francesi che hanno trovato fortuna in Italia. «Debuttò in tv con La vita di Leonardo da Vinci di Castellani nel 71, poi prese parte al Giovane Garibaldi e fu l’avventuriero portoghese Yanez nel Sandokan di Sollima nel 75 con Kabir Bedi. Fu uno degli eroi nazional popolari della nostra tv anche se gli esordi sono in Francia, e d’autore (Il buco di Becker, 1960), così come le sue origini sono nobili, con un padre marchese negli uffici della Nato e molti militari e giudici. Inevitabile la laurea in scienze politiche ma poi il giovane Philippe scappa in continui viaggi nel mondo per conoscere il gusto dell’avventura e di una vita sconsacrata, facendo il combattente paracadutista in Indocina, il mozzo e il trafficante d’armi, prima di tornare a Parigi. E sceglie di fare l’attore, un mestiere che in fondo riassume il gusto per la zona rischiosa e non noiosa della vita. È alto, bello, sguardo on ice, uno di cui non ci si fida, una faccia da noir, ma sono in realtà gli italiani a sfruttarlo, come accadde allora anche per Delon, Belmondo, Sorel, Brialy. Il suo titolo mitico nel ’65 è 7 uomini d’oro dove fa il professore delle rapine in banca, accanto alla Podestà e la regìa di suo marito Marco Vicario, con un sequel assicurato dal successo popolare. Ma il primo a scritturarlo fu Caprioli in Leoni al sole, cui seguono Camerini, Freda, Bolognini, e De Bosio nel Terrorista. Frequenta tutti i generi, ama e spara, molti sketch di film a episodi allora in auge, storie da spiaggia Frenesia dell’estate di Zampa e il raffinato Attico di Puccini. Seguono gialli (La donna del lago), fa Silla in Solo contro Roma, è nella Roma settecentesca delle Voci bianche e in Una vergine per il principe di Festa Campanile, mentre nella Mandragola di Lattuada si gode le grazie di Rosanna Schiaffino. Un romanzo d’amore ben riuscito è Senza sapere niente di lei di Comencini con la Pitagora. Una lista infinita di titoli, centinaia, con qualche grande ritorno in patria (è perfetto amante in Una donna sposata di Godard), ma anche Il giorno più corto di Corbucci. Lavora molto con la famiglia Vicario, ma prova anche l’unico western di Tinto Brass, Yankee, prima della conversione erotica. Moltissimi titoli, protagonista e partecipazione, attor giovane che invecchia e scopre così i mezzi toni di Pietrangeli, Comencini, Lizzani, arrivando fino a Cuore di mamma di Samperi. Eccelle nel gangsterismo anni Settanta, i poliziotteschi, ma nel ‘74 si prende una vacanza d’autore con la Cavani (con cui farà tre film) nel Portiere di notte, finché esplode la popolarità formato video, cui alterna sempre il cinema, fino alla commedia Qua la mano(dove fa il Papa), ai Vanzina risalendo al padre Steno e al Tango della gelosia. Ma ogni tanto espatria con classe, nei Dèmoni di Wajda, in Nikita di Besson, in Mario e il mago di Brandauer e in La ville est tranquille del maestro marsigliese Guédiguian. Le ultime leve di italiani sono Martinelli e Pieraccioni, l’ultimo ciak con Lanzotti in La notte è piccola per noi. Ma anche in tv ha una carriera parallela con E la vita continua di Risi e Quo vadis? di Rossi in cui è San Paolo. Infatti fra tanti peccatori in State buoni se potete di Magni è Ignazio di Loyola accanto a Dorelli-Filippo Neri, finendo a fare il vescovo in una stagione di Don Matteo. Da considerare una parentesi teatrale di prestigio: L’isola degli schiavi di Marivaux diretto da Strehler al Piccolo e La donna del mare di Ibsen con Dominique Sanda, diretto da Bob Wilson» [CdS]. Morto sabato a Roma dopo una lunga malattia. Aveva 93 anni.