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 2024  giugno 04 Martedì calendario

Biografia di Luigi Saraceni

Luigi Saraceni (1937-2024). Giudice. «Un garantista vero, un calabrese tutto d’un pezzo, caparbio fino all’ostinazione e capace di grandi slanci di generosità. Era entrato in magistratura negli anni Sessanta, quando i Servizi schedavano le toghe “sospette”, la giustizia era più classista di oggi e la Procura di Roma nascondeva in un “Registro S” i fascicoli sgraditi alla politica. Fu tra i fondatori di Magistratura democratica e di Antigone. E negli anni 90, da deputato dei Ds e poi dei Verdi, firmò con Alberto Simeone di Alleanza Nazionale la legge che allargava le maglie delle misure alternative al carcere. Pensava ai poveri cristi in galera, Saraceni, non ai potenti. Nel 1994, a Montecitorio, votò contro l’eleggibilità di Silvio Berlusconi perché le tv erano sue, non di Fedele Confalonieri, e una legge del 1957 impediva ai pubblici concessionari di fare i parlamentari. Qualche anno dopo, da avvocato, si batté con Giuliano Pisapia per evitare l’estradizione in Turchia del leader curdo Abdullah Öcalan: vinsero davanti ai giudici di Roma, ma il governo D’Alema aveva già allontanato Öcalan che fu arrestato in Kenya e dal 1999 sconta l’ergastolo, unico prigioniero nell’isola di Imrali nel Mar di Marmara. Per Saraceni venne poi il tormento dell’arresto della figlia, Federica, nell’inchiesta sulle nuove Brigate rosse. Volle difenderla nell’aula bunker di Rebibbia, fu assolta e poi condannata in appello per l’omicidio di Massimo D’Antona, giuslavorista, uomo della Cgil e della stessa sinistra a cui apparteneva l’ex magistrato. “Un uomo senza colpe”, scrisse di lui Saraceni nel più doloroso capitolo di Un secolo e poco più (Sellerio, 2019), album di famiglia di una sinistra che non c’è più. Comincia dal padre di Luigi, Silvio, l’antifascista che nel 1944 a Castrovillari proclamò una “Repubblica” e aprì i granai, contro i signori del mercato nero» [Mantovani, Fatto].