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 2024  giugno 19 Mercoledì calendario

Biografia di Anouk Aimée

Anouk Aimée (1932-2024). Attrice francese. «Aimée, non c’è più. È morta a 92 anni Anouk Aimée, professione: fascino. Lola, donna di vita, il folgorante esordio di Jacques Demy (1961) per tutti, i cinefili almeno, e poi delle due l’una: per i francesi, Un uomo, una donna di Claude Lelouch; per gli italiani, La dolce vita di Federico Fellini. Va be’, vinciamo noi. Al variare delle nazionalità, medesimo è l’incantamento: elegante, irregolare, sinuosa, la silhouette è della silfide Nouvelle Vague, il portamento di mannequin fragile prestata al cinema, l’estrazione, percepita, della borghese con licenza di liberarsi. Avoca a sé il rifiuto della convenzionalità, s’ascrive una deleuziana immagine-movimento, associa alla consapevolezza – si direbbe oggi, autodeterminazione – femminile il tormento ambosessi: per farla breve, non la dimentichi, Anouk, più si sottrae più permane. Mettendo per un attimo da parte l’incipiente Catherine Deneuve, della Settima Arte gallica e globale Aimée è la bruna, Brigitte Bardot la bionda, s’intende, con tutte le semplificazioni ed esemplificazioni del caso: non le si richiede la seduzione, troppo alta, altra e altera qual è, solo che esista, e ammali per distacco. Vorremmo ma non possiamo, si guarda ma non si tocca, malgrado Lola e le altre – come dimenticare la Justine di Rapporto a quattro (George Cukor, 1969)? – apparenze. Sì, Anouk è la Maddalena de La dolce vita, che titilla: “Quando faccio l’amore… ecco sì, nell’amore c’è questa tensione” e smobilita: “Vorrei vivere in una città nuova e non incontrare più nessuno”. Da uscirci pazzi, e il destino è già nel nome e, vieppiù, nel cognome: quando nasce, il 27 aprile del 1932 a Parigi, si chiama Françoise Dreyfus, per sfuggire la persecuzione antisemita diverrà Durand, ma qui interessa Anouk, che mutua dal suo primo ruolo, appena tredicenne, in La Maison sur le mer nel 1946, qui intriga Aimée, participio passato e ipoteca sul futuro che le affibbia addirittura Jacques Prévert, “perché tutti l’amano”. Si scioglie, un poco, nelle parti – “Non so più dove inizia Anouk e dove inizia Lola, dove finisce Lola e dove finisce Anouk”, confesserà – e si concede, alla bisogna: “Con Fellini ho perso parecchi ritegni. Forse farei anche le piroette, se me lo chiedesse”, ma senza nulla togliere, una posa, un pensiero, perfino un sintomo, al suo ineffabile mistero: non si capisce Madame Aimé, si venera […]. Contraddicendo l’iconica Maddalena, che “se stessi zitta è come se non esistessi più”, Anouk Aimée ha saputo fare del suo mistero il suo mestiere» [Pontiggia, Fatto].