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 2024  giugno 01 Sabato calendario

Biografia di Marie-Hélène Breillat

Marie-Hélène Breillat, nata il 2 giugno 1947 a Talence, nella Gironde, in Francia (77 anni). Attrice, pittrice e scrittrice francese.
Titoli di testa «Mi è sempre piaciuto lasciarmi vivere».
Vita Marie-Hélène è di tredici mesi più grande della sorella Catherine, oggi affermata regista. La madre, sin da piccole, le mise in competizione. «Mamma sognava di fare l’attrice, e anche Catherine. Ma sono stata io a diventarlo per caso, grazie a mia sorella che mi ha portato a un corso di teatro». Non è una vocazione, da bambina le interessa solo l’antico Egitto e la sua archeologia. «È stato durante la sua apparizione nello show televisivo Bienvenue chez Guy Béart che il regista Marcel Bluwal la nota. Le affida il ruolo di Bernadette Soubirous. Il suo carattere, fragile e determinato, la rende una meravigliosa Antigone per la regia di Stellio Lorenzi, con Alain Cuny e Jean Topart. Interpreta una serie di ruoli molto belli, come quello di Julie Schumann ne La Foresta Nera dove recita a fianco di Emmanuelle Riva. Al cinema lavora con André Cayatte Mourir d’aimer. Appare con la sorella in Ultimo tango a Parigi insieme a Marlon Brando. Marie-Hélène diventa la musa ispiratrice del regista Édouard Molinaro, l’uomo che ha diretto la Cage aux folles che in Italia diventerà Il vizietto [Mirande, cit.] In Italia i due finiscono per adottare un cane. Pouf, un pastore tedesco che tratteranno come un figlio. In una delle rare interviste Marie-Hélène ricorda che prima del cane ebbe come animale di compagnia un maiale di nome Héctor: «Era carino e intelligente. L’ho cresciuto, mi seguiva ovunque. Poi, però, quando è diventato un grande monsieur, un grosso e grasso monsieur, ne hanno fatto del prosciutto. Sono stata malissimo». Con Molinaro gira diversi film, tra cui La mandarine, dove ritrova Annie Girardot. Il rapporto tra i due diventa presto burrascoso. Lui la tradisce. Lei, in tutta risposta, passa le notti nei night con ragazzi più belli. «E David Bowie non è stato l’ultimo» [Par Jean-Noël Mirande, Le Point] • «Adoravo mio marito. Era la mia roccia. Avevo una così grande fiducia in lui…. Quando l’ho rivisto in televisione qualche mese fa, ho dimenticato tutti i rancori. Una grande ondata di tenerezza mi ha travolto. Volevo solo buttarmi tra le sue braccia, come la bambina che ero stata e che sono ancora» • Nel 1978 grande successo nei panni di Claudine, serie ispirata al romanzo di Colette. Gli ultimi due film in cui il suo nome è apparso nei titoli di coda sono stati Fanny and Alexander di Ingmar Bergman nel 1982 e una versione televisiva di La signora con la camelia l’anno successivo. Nessun radar mediatico ha segnalato la sua esistenza da quando ha lasciato gli schermi [Mirande, cit.] • La sua ultima apparizione avviene nel 1986, per un libro, L’oggetto dell’amore, che ripercorre il dolore lasciato dal bambino morto che portava dentro di sé. «Questo aborto è la ferita originale di tutto quello che mi è successo dopo» [Mirande, cit.] • Ha lasciato il mondo del cinema per quelli che poeticamente chiama «gli anni degli specchi»: «Sono stato ricoverata contro la mia volontà. Mi hanno messo una camicia di forza e mi hanno fatto l’elettroshock. Momenti atroci che mi hanno rubato tre anni di vita. Un vero e proprio abuso di potere dal quale, fortunatamente, sono riuscita a scappare. Il che è molto raro». Durante uno di questi momenti cade e perde l’uso delle gambe, «ma sono una persona che fa miracoli. Grazie alla mia volontà mi sono ripresa. Mi ha aiutata anche il digiuno. Ne faccio uno ogni anno per 22 giorni quando sono in India. È una scoperta, una prese di coscienza del proprio io. Gli antichi lo facevano in modo molto naturale per purificarsi» [Mirande, cit.] • Adora dipingere, ammirare le opere dei grandi, Botticelli su tutti, ascoltare Mozart, leggere i classici di ogni letteratura • Ha un ottimo rapporto con la sorella regista Catherine, per la quale ha recitato in diversi film, e con i suoi nipoti: «Mia sorella ha voluto dividere i suoi figli con me. Le sarò sempre grata» • «L’abbiamo lasciata bruna, e ora è una donna bionda ad aprire la porta del suo rifugio, nascosto tra gli alberi, a pochi passi da Saint-Germain-des-Prés. “È un colore naturale. I miei capelli erano bianchi, era il sole a dargli questo biondo”. La sua casa è piena di oggetti rari, souvenir dei suoi viaggi in giro per il mondo. Ha appena trascorso un mese in Egitto. Ha fatto tappa a Roma per vedere Amore e Psiche dipinta da Raffaello. Poi Brasile e Grecia. Per lei Parigi è solo una tappa necessaria per sistemare le questioni burocratiche che le permettono di viaggiare e sentirsi libera» [Mirande, cit.]
Titoli di coda «Sto molto meglio altrove che a Parigi»