Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  giugno 05 Mercoledì calendario

Biografia di Gennaro Sangiuliano

Gennaro Sangiuliano, nato a Napoli il 6 giugno 1962 (62 anni). Giornalista. Saggista. Politico (indipendente; già Movimento sociale italiano). Ministro della Cultura (dal 22 ottobre 2022). Ex direttore del Tg2 (2018-2022). «La cultura è sempre stata il mio alimento» • «La madre Adele è di origine molisana, di Agnone, il paese delle campane e della Fonderia Marinelli. […] Ha un fratello, Massimo. […] Genny e Massimo. Li cresce entrambi, da sola, mamma Adele, sarta, governante a casa del senatore dell’Msi Francesco Pontone. Sangiuliano perde il padre da bambino. Frequenta il liceo Pansini, succursale del Sannazaro, va a scuola con Antonio Martusciello, l’uomo forte di Forza Italia in Campania. Genny voleva fare il notaio, ma anche il medico, infine ha scelto la professione di giornalista» (Carmelo Caruso). «Laurea in Giurisprudenza alla Federico II, master in Diritto privato europeo presso la Sapienza e cum laude il dottorato di ricerca in Diritto ed economia ancora presso la Federico II, Sangiuliano ha anche un profilo di professore: docente esterno a contratto di Diritto dell’informazione presso la Lumsa e di Economia degli intermediari finanziari alla Sapienza, titolare del corso di Storia dell’economia e dell’impresa alla Luiss, direttore della scuola di Giornalismo dell’Università degli Studi di Salerno, docente del master in Giornalismo e comunicazione della Università telematica Pegaso» (Maurizio Stefanini). «La prima tessera di partito, Sangiuliano l’ha presa a Soccavo, presso la sezione dell’Msi. […] Milita nel Fuan, diventa segretario della giovanile a Napoli. Si accorge presto che l’Msi è troppo piccino per i suoi sogni. Passa con i liberali. Si avvicina all’ex ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, e va a lavorare in quota liberale a Canale 8, piccola emittente locale dei viceré napoletani. Quando De Lorenzo viene travolto da indagini, processi, tangenti, Sangiuliano collabora già a L’Indipendente. Gli amici di Alleanza nazionale, Italo Bocchino, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, tutta una famiglia, dimentica la sbandata liberale e lo abbraccia nuovamente. Viene chiamato al Roma, ma, mentre è al Roma grazie ad An, si apparta con Forza Italia e riesce a farsi candidare, nel 2001, nel miglior collegio di Napoli, Chiaia-Vomero-Posillipo. Viene battuto dall’avvocato Vincenzo Siniscalchi, candidato con la sinistra. I suoi amici di destra non sapevano nulla della candidatura. Lo scoprono e rimangono senza parole. […] Sconfitto alle elezioni, torna a collaborare al Roma, […] nonostante il secondo tradimento a destra. Prende in mano la redazione romana di Libero, grazie all’aiuto di Gasparri. Non gli basta. Vuole andare in Rai. E ci riesce, ma grazie a Forza Italia (ancora), che intercede con Flavio Cattaneo, allora dg della Rai e oggi ad di Enel. Per irrobustire il cv e preparare il salto in Rai, Sangiuliano viene promosso vicedirettore di Libero. La vicedirezione gli permette di essere assunto come inviato Rai del Tgr, ma su Napoli, dove garantisce, sempre a Forza Italia, di rimanere per difendere le ragioni del partito. Il giorno della sua assunzione, la Rai proclama uno sciopero. Dopo un anno si fa trasferire da Napoli a Roma, tanto che i rappresentanti di Forza Italia napoletani chiedono: “Ma come? Non dovevi difendere le ragioni del partito a Napoli?”. […] Ha composto inni pure per Gianfranco Fini» (Caruso). «La mattina del 4 maggio 2009, adorante, alla Luiss, lo presenta così: “Ecco la persona che incarna a cavallo di due secoli la storia della destra italiana”. Fini, che pure pensava di essere una via di mezzo tra Einstein, De Gaulle e John Wayne (fu andando a vedere Berretti verdi che decise di entrare nel Msi), lo guarda perplesso. Devo fidarmi? Pochi mesi dopo, Genny, sbarcato al Tg1 come vicedirettore in quota An, capisce che il cavallo vincente è ancora lo zio Silvio: così, senza scrupoli, martella duro sulla casa di Monte Carlo e, sul Giornale, firma un sobrio articolo: “Gianfranco calpesta i valori della destra”. Quale? Genny saltella, il suo vero talento» (Fabrizio Roncone). «Ogni promozione di Sangiuliano corrisponde a un partito scaricato e un altro afferrato. Tarzan, al confronto, era un pensionato. Con servizi su misura, l’arte del soffietto, riesce a fare dimenticare la sua candidatura sciagurata. Il suo nome gira come possibile candidato per la Regione Lazio o Campania, tanto che nel 2021, baldanzoso, riconosce: “È vero. Mi hanno candidato ovunque, ma io resto fedele alla mia passione, il giornalismo”. Si inventa all’interno dell’Usigrai, il politbüro dei giornalisti Rai, la corrente anti-Usigrai, Pluralismo e libertà, insieme a Paolo Corsini e Giuseppe Malara» (Caruso). «Il vicedirettore fiuta per tempo il cambiamento nell’aria. Lo testimoniano i suoi libri: uno sul Quarto Reich europeo, ovvero come la Germania ha sottomesso l’Europa, e poi tre biografie: una critica su Hillary Clinton e due elegie di Putin e Trump. Il volume su The Donald è infarcito di invettive contro la sinistra “radical-chic” e brevi manifesti ideologici: “La vittoria di Trump, la Brexit del 23 giugno 2016 e la vittoria del ‘No’ al referendum italiano sulla riforma costituzionale compongono una sorta di triade hegeliana di riappropriazione della sovranità”» (Tommaso Rodano). «Il rapporto personale con Salvini nasce per un mio tweet su questioni di ordine pubblico. In quell’occasione Michele Anzaldi, del Pd, mi definì “il vicedirettore leghista del Tg1”. Così quel pomeriggio, a un certo punto, ricevetti una telefonata: “Buongiorno, sono Matteo Salvini. Volevo conoscere il vicedirettore leghista del Tg1”» (a Salvatore Merlo). «Nel 2018 viene nominato direttore del Tg2, ma lo diventa, e siamo a quattro partiti, in quota Lega. Seduce Matteo Salvini con la sua biografia su Putin, biografia che, dice Sangiuliano, “ha venduto centomila copie”, e che gli ha permesso di acquistare il box auto, rinominato anche il “box Putin”» (Caruso). «Nel periodo giallo-verde si dichiara “caro amico” di Salvini, ma è ben visto anche da Di Maio, e pompa a tutto spiano i Gilet gialli. In seguito torna ad avvicinarsi a Fratelli d’Italia e partecipa alla loro convention, anche se va pure alla festa della Lega. Però è anche un direttore che fa volare il suo prodotto negli share. Impone grandi approfondimenti storici e un nuovo Tg2 Storie, in tono con la sua produzione saggistica. Rafforza il tg con un’altra edizione 8.30-8.40, puntando molto anche su soft-news, dossier, speciali» (Stefanini). «Hanno ribattezzato il tuo Tg2 Tele Visegrád, paragonandolo al Tg3 di Sandro Curzi dei primi anni Novanta, passato alla storia come Tele Kabul… […] “Per me essere paragonato a Curzi è un complimento, chi lo fa pensando di offendermi prende una topica. Tele Kabul mi piaceva e Sandro era un giornalista di valore. […] Curzi fu il primo a sdoganare una certa destra e a dare voce alla Lega nei tg Rai. Era ideologico, ma senza preclusioni. […] Mi piacerebbe essere ricordato come il Curzi di Visegrád. A mio modo applico la sua lezione: il Tg2 è stato l’unico a mandare un inviato ad Atene al congresso dei partiti comunisti”» (Pietro Senaldi). «Negli stessi anni invita Giorgia Meloni al Tg2 Post, la rubrica serale, il suo bancone da pub. […] Non appena Fdi vola nei sondaggi, Sangiuliano riscopre l’antico amore. È alla convention di Fdi del maggio scorso [2022 – ndr]. La partecipazione gli costa una lettera di richiamo dalla Rai. Il 24 settembre, da direttore del Tg2, intervista Meloni e le fa la domanda: “Lei potrebbe essere il primo presidente donna della storia repubblicana. È un riscatto per tutte le donne italiane?”» (Caruso). Il 22 ottobre successivo Sangiuliano fu nominato ministro della Cultura del governo Meloni. «A Meloni alcuni amici hanno chiesto: “Ma perché, tra tutti i possibili ministri della Cultura, hai scelto proprio Sangiuliano?”. La sua risposta: “Ha una qualità unica. È il solo intellettuale di destra che non vuole piacere alla sinistra. Sangiuliano non ha bisogno di essere qualcos’altro. Sangiuliano vuole essere solo Sangiuliano”» (Caruso). «“Con Giorgia ci conosciamo da anni, siamo legati da amicizia e stima, tante volte ci siamo scambiati idee e libri, io li ho dati a lei e lei a me”. […] Intanto Sangiuliano è già entrato nel mood patriottico: “Il mio motto”, annuncia, “sarà la canzone civile All’Italia di Leopardi, che inizia così: ‘O patria mia, vedo le mura e gli archi/ e le colonne e i simulacri e l’erme/ torri degli avi nostri,/ ma la gloria non vedo’”» (Giovanna Vitale). «Arriva e proclama: “Basta fondi ai film di sinistra. La Rai deve produrre fiction sulla Fallaci e su Montanelli”. Non sa che su Oriana ne è già stata prodotta una (nel 2015) e che Rai Play è piena di contenuti su Montanelli. “Allora bisogna fare un film su Pirandello!”. Solo che il film più visto nei cinema, in quei mesi, è proprio su Pirandello (La stranezza di Roberto Andò, con Toni Servillo e il duo Ficarra-Picone). […] Una volta, per fare il destrorso patriota, dice che “usare parole straniere è da radical chic” (capito? Radical chic). Un’altra volta rilascia un’intervista al Corriere di Bologna e subito ne posta, sull’account personale di X, ex Twitter, un estratto: “Villa Verdi all’asta, si muove il governo. Il ministro Sangiuliano: ‘Patrimonio da tutelare’”. E fin qui tutto bene. Poi però si risponde da solo: “Condivido le sue parole”. Sangiuliano condivide Sangiuliano. Dandosi del lei. Non è meraviglioso? […] Ministro, lei è consapevole di aver infilato un numero imprecisato di clamorose gaffe? “Bisogna vedere cosa s’intende per gaffe. La sera dello Strega, per esempio [quando si lasciò sfuggire in diretta televisiva di non aver letto i libri dei finalisti – ndr], ero un po’ stanco. L’importante è rispettare le leggi ed essere onesti”. Resta convinto che Dante sia di destra? “Senti: come ho già precisato […] con una lettera inviata al Corriere, io intendevo sostenere che Dante era un conservatore. Un pensiero che, per intenderci, condivido con Sanguineti e Umberto Eco”. […] Si sente un po’ accerchiato? “Direi ‘attenzionato’. Poiché sto cercando di fare un certo tipo di lavoro sulla cultura, che la sinistra considerava una pertinenza, una cosa privata, è chiaro che ogni mia azione viene passata ai raggi X”. Crede di essere riuscito a intaccare quella certa egemonia culturale gramsciana che vuole sostituire? “Premesso che io a Gramsci voglio dedicare una targa… […] Io non voglio sostituire proprio niente. Voglio solo una cultura aperta, civile, democratica”» (Roncone) • «Gli ultimi libri che ha scritto sono tutte delle biografie: c’è quella di Xi Jinping, quella di Donald Trump e anche quella di Hillary Clinton. Ma in passato ha scritto anche una biografia di Giuseppe Prezzolini, da lui definito “l’anarchico conservatore”, e un curioso racconto dei due anni che Lenin passò a Capri, dal 1908 al 1910, recensito da Raffaele La Capria con entusiasmo sul Corriere della Sera: “L’ho letto tutto d’un fiato, senza mai annoiarmi”, scrisse» (Nicola Mirenzi). «La biografia che gli hanno più rimproverato è quella su Putin, Vita di uno zar, che pure quando uscì gli valse il perfetto allineamento con il suo futuro prossimo: la Lega salviniana e la direzione del Tg2, quando il governo si fondava su un asse tra i filo-russi della Lega e i filo-russi del Movimento 5 stelle, con presidente della Rai il commentatore di Russia Today Marcello Foa. Era l’epoca in cui Sangiuliano trasmetteva servizi sul Natale ortodosso a Mosca e le conferenze di fine anno del presidente russo, spiegava che “Putin ha dato identità, orgoglio, visione e progetto a un Paese che era umiliato e disastrato” e naturalmente che “la Crimea è sempre stata russa”. Poi ha cambiato idea: “La Crimea dovrebbe tornare nella sovranità di Kiev”» (Susanna Turco) • Il 9 giugno 2018 ha sposato in seconde nozze la giornalista Rai Federica Corsini (testimone dello sposo Maurizio Gasparri) • «È cattolico. Possiede una collezione di statuette di San Gennaro» (Caruso) • «Sempre a destra, ma con opportuna versatilità ideologica» (Rodano) • «Uno dei libri che amo di più in assoluto è il Profilo ideologico del Novecento italiano di Bobbio. Un libro sulla contaminazione tra le culture» • Tra i suoi soprannomi, Genny, diminutivo del nome, Tarzan, per la frequenza con cui nel corso degli anni ha cambiato partito di riferimento, e «“lo svizzero napoletano”, come lo chiamava Vittorio Feltri per la sua sedulità da vicedirettore di Libero» (Francesco Rigatelli) • «Se gli capitate a tiro, vi lancia gavettoni di Croce-Soffici-Papini-Marinetti-Longanesi. Plaf! Clinicamente siete spacciati. C’è una frase che annuncia l’apertura delle ostilità: “Come dice …”. […] Lo chiamano Genny, all’americana, perché ha scritto una biografia su Reagan, oltre ad aver fatto lo “spallone” del conservatorismo, lo ha dichiarato sul Corriere (“In Italia, il conservatorismo di Bush, l’ho importato io”) e dato alle stampe la fondamentale biografia su Trump, “a cui un giorno consegneranno il premio Nobel” (altra dichiarazione). […] Afferma di possedere quindicimila volumi e ne ha scritti diciotto, come diciotto sono i premi che ha ricevuto, e sono solo esercizi per arrivare al capolavoro che ha in cantiere: Sangiuliano. Una vita, edito dalla Sangiuliano editore, distribuito in tutti i musei italiani, dove un giorno non ci potrà che essere una fotografia di Sangiuliano all’ingresso. Lavora per questo. Nel bene e nel male, è giusto che ci sia. […] Manca di ironia, la famosa sostanza che, per il ministro, è la forza del conservatore, la patente che esibisce a ogni conferenza: “Io sono un conservatore”. L’ironia, la accetta quando a praticarla è lui, ma quando la subisce vi manda la polizia regia e gli avvocati: “Un milione di euro di risarcimento”. […] Maurizio Crozza ha trovato in Sangiuliano un’altra maschera italiana» (Caruso) • «Sulla libreria dello studio di casa ecco la foto in bianco e nero con Almirante, Gianfranco Fini e Maurizio Gasparri. Il grande vecchio e i giovanissimi eredi. “Era il 1981. Eravamo all’Università di Napoli”. Gli anni del Fuan. Politica e militanza. Eravate fascisti. “Sì, però scrivilo, che qui a casa mia ci sono anche le foto con Mattarella e con il Papa. Altrimenti poi chi li sente, quelli”. Quelli chi? “Quelli del Pudpc”. Chi, scusa? “Il Partito unico del politicamente corretto”» (Merlo) • «“Nella globalizzazione vince chi sta all’interno del meccanismo globale ma con un forte richiamo nazionale identitario”. Sovranismo globale. “L’Occidente è in condizioni di decadenza socio-economica che sono conseguenza di decenni di decadenza morale e culturale. Come si fa a superare questa decadenza? Con il richiamo all’identità storica della nazione”» (Merlo) • «È vero che potrebbe essere candidato alla guida della Regione Campania? “Io sarò ministro della Cultura nel primo governo Meloni e pure nel secondo, quindi fino al 2032”» (Roncone).