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 2024  giugno 11 Martedì calendario

Biografia di Nino Formicola (Antonio)

Nino Formicola (Antonio), nato a Milano il 12 giugno 1953 (71 anni). Comico. Il Gaspare del duo comico Zuzzurro e Gaspare (Zuzzurro era Andrea Brambilla, morto nel 2013). Quelli dello slogan «ce l’ho qui la brioche». Gaspare era quello col gilet e i capelli impomatati all’indietro che somigliava a Fausto Coppi.
Vita Con Andrea Brambilla si sono conosciuti nel 1976 al Refettorio, poi al Derby, quindi, con Marco Columbro, nella Compagnia della Forca. Il duo Zuzzurro e Gaspare nacque nel ’78 durante i provini per la trasmissione Rai Non stop: il primo è il nome di un personaggio del Giudizio universale di Vittorio De Sica, il secondo è il nome del proprietario del locale in cui si svolgevano i provini. Seguirono La sberla, Domenica In, poi il passaggio in Fininvest e la grande popolarità grazie a Drive in (dall’83). «Ci chiamarono a fare gli autori di Boldi e Teocoli. Poi Berlusconi ci offrì un contratto in esclusiva. Lavorammo a Drive in, dietro le quinte e poi sul palco, grazie ad Antonio Ricci» (a Maria Volpe) • In seguito, tra l’altro, Emilio e, in teatro, la commedia di Simon Andy e Norman • «Lei e Andrea siete stati anche cognati. Chi sposò chi? “Lui aveva sposato mia sorella Francesca. Noi due ci eravamo conosciuti nel ’75 al Refettorio di Milano, ai tempi era frequentato da Maurizio Micheli, i Giancattivi, Leopoldo Mastelloni. Io facevo uno spettacolo su un colpo di stato fatto dai barattoli dei pomodori pelati: la storia gli piacque e cominciammo a lavorare insieme soltanto come autori. Mia sorella la conobbe poco dopo: sono stati insieme fino all’88-89”. E com’era lavorare con il proprio cognato? “Un casino, non ne potevo più. Quando si arrabbiavano mi mettevano al centro: ‘Quell’imbecille del tuo socio...’, ‘Quella scema di tua sorella...’. Per non parlare di certe serate nelle discoteche, erano la versione 2.0 dell’avanspettacolo. Per dire le gerarchie: a capodanno la Cuccarini si esibiva dalle 22 alle 24, Gigi e Andrea dall’una alle tre e Zuzzurro e Gaspare alle 5.30. Una volta, quando toccò a noi, uno del pubblico gridò: ‘Gaspare! Ma è vero che Zuzzurro si t...a tua sorella?’. Cose così...’. Vi frequentavate anche fuori dal palco? “No, ed è il motivo per cui siamo durati tanto. Eravamo diversissimi. Lui juventino, io milanista. Lui sposato, io scapolo. Lui acqua con le bolle, io liscia. Non avevamo in comune nulla, tranne tre cose: i gialli, i whisky e il lavoro. Uno cominciava una frase e l’altro la finiva. Non abbiamo mai litigato”. Avreste preferito fare più televisione che teatro? Con Drive In era arrivata la vostra consacrazione... “No, anzi! A noi la tv serviva per permetterci di fare il teatro. Anche lì all’inizio non fu facile, il pubblico si aspettava sempre Zuzzurro e Gaspare e noi uscivamo prima che lo spettacolo cominciasse per spiegare che avremmo fatto altro”. […] Nino, usa ancora il gel? “Mai messo fuori dalla scena. Peraltro lo usavo solo in tv. A quei tempi si utilizzava la brillantina o la pomata Tenax, cemento armato che non veniva mai via. Tornavi a casa alle tre del mattino e non potevi metterti a dormire!”. Però ce la ricordiamo tutti con i capelli bagnati pettinati all’indietro. “Era successo per caso. Eravamo a Roma per il provino finale che ci avrebbe portati al programma televisivo Non Stop. Dovevamo esibirci in un sotterraneo, il Johann Sebastian Bar, c’era un caldo infernale e i Mondiali di calcio: voleva dire nessuno spettatore. Ma avevamo mobilitato un po’ di amici per la claque. Finché Andrea mi dice: ‘Stanno arrivando!’. Io avevo la testa sotto il rubinetto e mi sono tirato indietro i capelli bagnati. Lui allora si è spettinato, per contrasto”. Ed è sempre quella sera che sono nati Gaspare e Zuzzurro. “Per la verità ci registrammo come Zuzzurro e Gaspare. Il commissario c’era già, Andrea aveva scelto il nome da un personaggio del Giudizio universale di Vittorio De Sica, quando una voce dal cielo annuncia che si procederà in ordine alfabetico e questo esulta dicendo il suo nome. Il mio, invece, lo improvvisò Andrea quando ci chiamarono a esibirci: su due piedi scelse quello del barista che avevamo di fronte”» (a Elvira Serra) • Visti poi sul palcoscenico in Sarto per signora di Georges Feydeau, in Ciò che vide il maggiordomo di Joe Orton, nello spettacolo Scherzi (regia di Massimo Chiesa), unione degli atti unici di Anton Čechov L’Orso, Tragico contro voglia, Il tabacco fa male, La domanda di matrimonio • Sono stati coinvolti da Teo Teocoli nel rilancio dello storico Derby Club di Milano. Nell’agosto 2008 al Castello Sforzesco a Milano di nuovo come Zuzzurro e Gaspare: «Nino aperto al nuovo, modernista, ipertecnologico, io che devo chiedere a mio figlio di 10 anni di spedirmi una e-mail, vedo il terzo millennio e preferisco restare nel secondo. Sono tutti spunti presi dalle nostre differenze individuali, che esistono davvero ma non ci impediscono di andare d’accordo artisticamente e umanamente, che amplifichiamo, li rendiamo comici ed esagerati» (Brambilla) • Visto al cinema (insieme a Brambilla) nel film I miei più cari amici (Benvenuti 1998) • Fu lui a dare l’annuncio della morte di Brambilla sui social network: «Zuzzurro e Gaspare da adesso non ci sono più» • Da novembre 2013 è direttore artistico dello storico cabaret milanese Ca’ Bianca • Nel 2018 ha partecipato a L’isola dei famosi e ha vinto. «“Dopo tre mesi in cui è stato spento, ho riacceso il telefono ed è impazzito”. Nino Formicola, per tutti Gaspare, ha dormito un paio d’ore dopo aver vinto l’Isola dei famosi. “Sono arrivato a casa alle 4 di notte e poi mi sono fatto da mangiare: avevo una fame... Alle 8 sono andato in strada per fare una ricarica al telefono e lì c’è stata un’ondata da parte dalla gente che davvero non mi aspettavo”. In che senso? “Mi fermano e mi dicono: ‘complimenti’. Ma complimenti per cosa? Non ho fatto nulla”. Non si aspettava questa vittoria? “No, assolutamente. Ho partecipato all’ Isola per far vedere che, anche senza Zuzzurro, sono ancora vivo. Ho continuato a lavorare a teatro in questi anni ma, diciamoci la verità, il teatro non se lo fila nessuno”. Era contrario ai reality? “Contrarissimo. Poi con il carattere che ho: dico sempre quello che penso, sono polemico... Sapevo di essere stimato dal pubblico, ma non così”. Quando ha iniziato a credere nella vittoria? “Solo durante la finale. Lì ho avuto proprio l’impatto con questo affetto inaspettato. Anche perché non c’entro niente con i reality e con il pubblico che li segue”. Le resta dunque un po’ di scetticismo? “Beh, l’Isola è un programma stranissimo però. Prima di partire avevo detto: col cavolo che mi vedrete piangere per i parenti che mi mancano. Invece, nonostante il mio cinismo, ci sono caduto come una patata”. Cosa non si aspettava? “Che mi mancasse tanto la quotidianità con la mia compagna Alessandra. E poi mi sono mancati moltissimo i libri: non leggere per tre mesi mi è pesato molto più che non fumare”. Pensa di aver fatto capire ora che Gaspare esiste anche senza Zuzzurro? “Credo di sì. E ho realizzato che la gente, pur ridendo con noi, aveva avvertito che eravamo persone serie”. Cosa le avrebbe detto lui? “Sono convinto che Andrea stia ridendo come un pazzo. Ci avevano proposto di fare l’Isola dieci anni fa e abbiamo rifiutato, ora sarebbe divertitissimo. Il reality mi ha aiutato ad uscire dal buco nero in cui ero caduto”. A cosa si riferisce? “Alla brutta sensazione che tutto fosse finito. La gente per strada mi diceva: non ti vediamo più, lavori ancora? Questo nonostante le mie tournée. Ma io non sono morto con Andrea... pareva che un po’ si fossero dimenticati di me. Quando ho ripreso a lavorare dopo la sua scomparsa un impresario per spiegarmi come mai di colpo mi diminuiva così drasticamente il cachet mi aveva detto: perché lei è capace di lavorare anche da solo? Dopo 40 anni di lavoro è stata una pugnalata”» (a Chiara Maffioletti) • «“Ho ancora il numero di Andrea nel mio cellulare”. Nino, un ricordo impresso nella sua memoria? “Avremmo dovuto andare in scena con lo spettacolo Non c’è più il futuro di una volta. Era ottobre 2013 e io andavo tutti i giorni all’Istituto dei Tumori a trovare Andrea. In giro per strada vedevo i manifesti con noi due, che pubblicizzavano il nostro cabaret. Era un dolore immenso. La sera prima che lui morisse, mentre mangiava il polpettone che gli avevo portato io in ospedale, facevamo progetti su cosa fare l’anno seguente. Lì ho capito che lui sapeva che si stava avvicinando la fine, ma voleva lottare fino all’ultimo”. Quarant’anni di condivisione artistica e umana, sono un mondo. È così Nino? “Anche dopo la sua morte, ogni volta che mi veniva in mente qualche progetto di lavoro, pensavo immediatamente ‘Devo dirlo ad Andrea’. Noi siamo stati l’unica coppia che funzionava anche con i nomi scambiati: Zuzzurro e Gaspare oppure Gaspare e Zuzzurro. È uguale. Nessuno penserebbe mai di dire Ollio e Stanlio”. Un lutto umano e artistico. “Sì, un dramma. Mi sono trovato a 60 anni a cominciare una vita da solista. Non sapevo da che parte girarmi”.
L’ultimo spettacolo insieme? “Tutto Shakespeare in 90 minuti. L’ultima replica l’ho registrata, non so perché. Non l’ho mai voluta rivedere. Nessuna tv si è mai mostrata interessata, peccato. È uno show ancora attuale e c’è tutta la nostra comicità. Chissà magari la metterò su qualche piattaforma per farla vedere al pubblico”. Nello spettacolo Non c’è più il futuro di una volta, la canzone finale diceva che voi non avreste mai partecipato a un reality show. Poi invece lei è andato all’Isola dei famosi. “Vero. Fu proposta anni prima a me e Andrea, ma rifiutammo. Poi quando sono rimasto solo ho accettato. Perché? Perché sembrava che io fossi morto senza Andrea. A un certo punto dovevo dire al mondo: ‘Signori io sono ancora qui. Sono solo, non sono Bonolis o Gerry Scotti, devo pagare le bollette. Certo ero imbarazzato ad accettare dopo tutto quello che avevo detto, ma alla fine è stato giusto così. E ho pure vinto”» (a Maria Volpe)
Amori Fama di gran seduttore • Sposato dal 2018 con Alessandra Raya. «Sono sempre stato single ed ero un po’ birichino. Ora con mia moglie è tutto diverso: mi ha aiutato a tenere i piedi per terra. Sono proprio cambiato: vado a letto presto e mi sveglio presto» (a Maria Volpe).