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 2024  luglio 02 Martedì calendario

Eddie Murphy è di nuovo l’agente Foley

«A un certo punto mi sono accorto di avere una sorta di potere, specie quando ho iniziato a fare cinema: sorridevo e contagiavo l’interlocutore, che non resisteva. Ma io ho sempre pensato di avere un sorriso sciocco». Quella di Eddie Murphy è la risata degli anni 80: sfrenata, buffa, un po’ sguaiata (nella versione italiana ha avuto il valore aggiunto del doppiaggio di Tonino Accolla). Incontriamo (su Zoom) il divo che, a 63 anni, ha rimesso il distintivo di Axel Foley e consegnato a Netflix (disponibile dal 3 luglio) il quarto capitolo della saga Un piedipiatti a Beverly Hill s: Axel F.
Arriva quarant’anni dopo il film con il quale, dopo ilSaturday night live, 48 oree Una poltrona per due,la sua fama raggiunse la temperatura massima: The heat is on,per citare il brano di Glenn Frey e la colonna sonora firmata Harold Faltermeyer: «Il brano elettronico Axel F.è come la sigla di Bond – racconta Murphy – Appena inizia, tutti sanno da dove viene. Un giorno lo suoneranno al mio funerale. Quel brano è nel mio Dna».
Quando uscì il primo Beverly Hills Cop (questo il titolo originale) fu candidato all’Oscar per la sceneggiatura e fu l’incasso più alto del 1984: 316 milioni di dollari (equivalgono a 700 di oggi). Era nato come un poliziesco scritto per Mickey Rourke e in seconda battuta per Sylvester Stallone, che abbandonò per divergenze creative. Il film venne riscritto, anche in corsa, Murphy ci mise del suo improvvisando battute. Il divo ne spiega così il clamoroso successo: «Semplicemente, è stato l’inizio di quello che sarebbe diventato un genere: la commedia d’azione non esisteva all’epoca. I poliziotti erano molto seri, Clint Eastwood e Charles Bronson si prendevano decisamente sul serio. Un piedipiatti a Beverly Hills è stato il primo film in cui c’era una trama poliziesca credibile, crimini e cattivi realistici, ma all’interno di questo intreccio succedevano cose divertenti: non si era mai visto. Quindi alla radice di tutti quei film comeArma letale, Die hard, Rush hour c’è quel film, il primo nel suo genere».
Dai Goonies aRitorno al futuro e poiE.T.eShining, gli anni 80 hanno cambiato il cinema, non solo quello d’intrattenimento. Ma il revival di quell’epoca è relativamente recente. «Penso che ogni generazione abbia la propria visione su come fare le cose. Trasformazioni, fasi in cui si punta su alcuni tipi di film. Gli ultimi 15 anni sono stati incentrati sui supereroi. Ogni settimana ne arrivava uno: variazioni di Superman e Batman, tutti a volare in giro, kolossal con grandi effetti visivi. Ora questa tendenza si è stabilizzata e stiamo tornando a film che puntano su personaggi, relazioni e storie reali. Ma il business va avanti e produce tutto ciò che incassa: se i supereroi hanno successo, li fanno tutti, se le commedie hanno successo, tutti le vogliono fare».
Nel nuovo film ritroviamo il detective Axel Foley che torna a pattugliare le strade di Beverly Hills perbraccare i criminali che minacciano sua figlia, con cui i rapporti sono difficili. Incontrerà vecchi e nuovi alleati, tra inseguimenti disastrosi, sparatorie, situazioni comiche. In una scena Murphy allude al tema del razzismo senza perdere il sorriso – lui che ha confessato di quanta negatività lo circondava negli 80, quando era un afroamericano giovane e ricco – con una battuta ammiccante: due agenti gli intimano, pistole spianate, di non muoversi e lui: “Sono poliziotto da trent’anni e sono nero. So esattamente quando devo restare fermo”. «Volevo girare questo quarto capitolo fin dal ’96. Ho letto sette sceneggiature. Il progetto è decollato solo col ritorno del produttore originale Jerry Bruckheimer, un genio: basta guardare aTop gun – Maveric k». Rientrare nei panni del poliziotto anarchico «è stato facile, lo conosco bene. Non è un ragazzo, la follia di Beverly Hills non lo sorprende più, i suoi amici sono lì. Ma Axel è un uomo diverso: le scelte che ha fatto nella vita e la crisi con la figlia lo mettono in discussione».
Chi era invece Eddie Murphy allora e chi è oggi? «Ai tempi del primo film ero solo un ragazzino. Avevo 22 anni, ero appena maggiorenne. E ora sono nonno, quindi un essere umano del tutto diverso. Quando ho visto spezzoni di quel film o immagini di me stesso in quel momento, è stato come guardare vecchie mie foto del liceo. Sono un uomo completamente diverso, ma esattamente lo stesso artista».
Nel film recita la figlia Bria («i miei dieci figli sono un orgoglio, quando non lavoro sono sempre al telefono con loro»), mentre per il collega “cattivo” ha scelto personalmente Kevin Bacon, altra icona che nel 1984 portava al successo un musical atipico come Footlose : «Il terzo capitolo non funzionava perché il villain era debole – sorride Murphy – Non potevo immaginare un alter ego negativo più carismatico di Kevin».