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 2024  luglio 02 Martedì calendario

Carles Puigdemont, il leader catalano che nel 2017 organizzò un clamoroso referendum illegale allo scopo di ottenere l’indipendenza della sua regione, resta un latitante

Carles Puigdemont, il leader catalano che nel 2017 organizzò un clamoroso referendum illegale allo scopo di ottenere l’indipendenza della sua regione, resta un latitante. Lo ha stabilito ilTribunal Supremo, la Corte suprema spagnola cioè, che ieri gli ha negato l’applicazione di quell’amnistia approvata a maggio e pensata proprio per i leader indipendentisti come lui: incriminati o condannati per tentativi di secessione. Com’è noto, la consultazione sull’autonomia della regione da lui promossa scatenò una grave crisi istituzionale. Puigdemont per evitare l’arresto fuggì in Belgio, dov’è ancora.Per i giudici la sua situazione non rientra nei termini della legge, frutto di un accordo fra i socialisti del premier Pedro Sánchez e Junts per Catalunya (appunto la formazione, autonomista e di centrodestra, dell’ex governatore). Secondo l’Alta corte, mentre possono essere annullate le accuse di terrorismo e disobbedienza, a non essere amnistiabile è il reato di malversaciòn,ovvero l’appropriazione indebita di fondi pubblici per finanziare quella consultazione. Gi imputati avrebbero ottenuto benefici economici personali: dunque non possono ottenere l’indulto politico. La decisione del Tribunal si applica anche all’eurodeputato (membro diJunts )Toni Comìn. E conferma pure l’interdizione dai pubblici uffici per gli ex membri del governo catalano Raül Romeva, Jordi Turull, Dolors Bassa e Oriol Junqueras: quest’ultimo presidente di Erc, Esquerra republicana de Catalunya, la sinistra indipendentista. Tutti finiti in carcere e poi liberati con l’indulto del 2021.Per Sánchez è un brutto colpo: la legge sull’amnistia era stata, infatti, elemento fondante dell’accordo di governo sancito con gli indipendentisti, cui aveva dovuto chiedere sostegno, non avendo ottenuto la maggioranza l’estate scorsa. Almeno per ora, le conclusioni dei giudici (respinte da Procura e Avvocatura di Stato) non sembrano però destinate a minare la stabilità dell’esecutivo. I leader di Junts e Erc le hanno infatti subito bollate come politicamente motivate, ricordando quanto i magistrati del Tribunal Supremo siono vicini al PP, ilPartido Popular di Alberto Núñez Feijóo, maggior oppositore politico di Sánchez, che infatti ha plaudito alla sentenza. Lo stesso Puigdemont ha prima accusato i magistrati di aver “politicizzato” il loro mandato. Poi ha riassunto in due parole postate su X il suo pensiero al riguardo: “Toga Nostra”, chiaro riferimento alle organizzazioni mafiose.L’applicazione o meno dell’amnistia sarà ora certamente oggetto di ricorsi. Intanto, presso la Corte costituzionale spagnola. Ma in futuroci si potrebbe rivolgere perfino alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Membri del Ppe avevano protestato proprio a Bruxelles già a novembre, chiedendo la bocciatura della legge da parte del Parlamento europeo. Ora potrebbero essere i socialisti a chiedere un parere formale alla Ue sulla norma che prevede la cancellazione delle «responsabilità penali, amministrative e contabili» per oltre 300 indipendentisti incriminati: e anche per 73 poliziotti che picchiarono duramente gli indipendentisti durante le manifestazioni post-referendum. Dell’amnistia, in realtà, qualcuno sta già beneficiando: l’ex assessore regionale agli Interni, Miquel Buch, insieme a un ex bodyguard di Puigdemont. La sentenza non influirà sui negoziati per la formazione di un nuovo governo regionale catalano: «Sono questioni differenti», dice Esther Peña, portavoce del Psoe..