il Giornale, 1 luglio 2024
La frontiera del Nord La corsa all’Artico di Usa, Cina e Russia
In attesa che siano maturi i tempi, e pronte le tecnologie necessarie, per trasformare la Luna nella nuova «Eldorado» del nostro futuro, vi è una regione del globo terrestre che è diventata oggetto di una sorta di «nuova corsa all’oro» in cui tutte le grandi potenze globali sembrano coinvolte: l’Artico. Complici anche i cambiamenti climatici, che hanno reso l’accesso ai mari e alle terre di questa remota area del mondo più facile – in prospettiva nei prossimi anni potrebbe esserlo anche di più – l’Artico è oggi al centro di una vasta e complessa contesa, che interessa certamente il suo sfruttamento economico e minerario, ma anche questioni di natura geopolitica e militare. A dire il vero l’interesse verso l’Artico non è cosa recente. Perché per quanto il Nord del pianeta sia rimasto in ampie parti della sua area quasi inaccessibile per secoli, le popolazioni umane fin dalle epoche più antiche hanno provato a popolarne alcune zone, ai limiti estremi dei continenti attraversati dal Circolo polare artico.Nel corso dell’epoca moderna, numerose spedizioni hanno tentato di esplorarne le aree più ignote e certamente le condizioni climatiche estreme hanno reso molto complicato la presenza umana. Ma oggi i cambiamenti climatici, che stanno modificando rapidamente la regione, se da un lato potrebbero avere un drammatico impatto sull’ambiente artico e di conseguenza sul resto del pianeta, basti solo pensare le conseguenze del discioglimento dei ghiacci sui mari e le coste del pianeta e sui delicati equilibri delle correnti oceaniche, dall’altro potrebbero fornire occasioni di sfruttamento della regione fino a poco tempo fa impensabili. Ecco dunque che gli appetiti, anche di paesi come Russia e Cina, si sono fatti sempre più voraci.
Come anticipato, dal Nord America alla Scandinavia fino alle sterminate distese dell’impero zarista in Russia, il tentativo di colonizzare il più possibile le terre del nord, spostando sempre più in avanti il confine della frontiera, è stato perseguito con grande impegno fin dai secoli passati. In anni più recenti, grazie all’evoluzione tecnologica, è stato possibile sviluppare una più efficace accessibilità ai mari, alle terre e ai ghiacci della regione, riuscendo a sfruttarne le ricchezze o le opportunità in modo sempre più intensivo, insediandovi un numero crescente di avamposti, basi, attività. Da questo punto di vista la Russia, che ha sempre avuto una fortissima vocazione e grande interesse per queste terre, fin dai tempi di Pietro il Grande e poi anche in epoca sovietica, è il paese che maggiormente, per evidenti motivi geografici, ha cercato di sfruttarle. Non a caso la più grande flotta di navi rompighiaccio al mondo è russa. Ovviamente, per la Russia, l’odierno aumento delle temperature terrestri che sta sciogliendo una quota considerevole dei ghiacci artici e rendendo di conseguenza sempre più navigabili i mari del nord in ampie porzioni dell’anno, stanno facilitando ulteriormente la possibilità di sfruttare questa vasta regione. Un’area in cui si affacciano ben tre continenti e otto diversi stati, ma i cui destini sono di interesse per tutto il pianeta. Infatti, se da un lato la corsa all’Artico è già oggi oggetto di tensioni ricorrenti e di una militarizzazione della regione, non va dimenticato che quanto avviene in questa parte del mondo è fondamentale per gli equilibri ambientali e climatici del mondo.
È evidente che il principale motivo alla base del rinnovato interesse per l’estremo Nord sia dovuto alla presenza di innumerevoli risorse, rimaste inaccessibili in passato e oggi, invece, più facilmente raggiungibili. Si tratta di minerali preziosi come oro, argento, plutonio e diamanti, ma anche uranio, rame, cobalto, nichel, zinco e alcune delle Terre Rare. Inoltre, è da segnalare la grandissima quantità di gas e petrolio presenti. Ma dall’altro lato vi sono aspetti di natura commerciale, legati alle nuove rotte che si stanno aprendo per i traffici marittimi che passando dal nord potrebbero permettere, soprattutto alle merci asiatiche, di raggiungere i porti occidentali più rapidamente rispetto ai classici passaggi di Suez o ovviamente alle rotte intorno all’Africa. Infine, da considerare l’importanza strategica che questa area può rivestire sul piano militare. Non a caso, infatti, è stata frequentemente oggetto di vaste esercitazioni militari. Tra l’altro, proprio sul piano geopolitico e strategico, l’ingresso recente nella Nato di Svezia e Finlandia hanno rafforzato lo schieramento e la presenza occidentale nell’area.
All’opposto, Mosca rivendica la propria esclusiva presenza nell’Artico da secoli. Nel corso degli ultimi anni la presenza russa nella regione è tornata a crescere significativamente, in corrispondenza della precisa volontà di sfruttarne tutte le enormi potenzialità, minerarie ed economico-commerciali, ma è stato soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina che la Russia ha ulteriormente aumentato la sua presenza nell’area che rappresenta in termini economici circa il 10% del Pil e il 20% dell’export totale della Russia. Ma anche Pechino è un altro attore che ha manifestato un crescente interesse per l’estremo Nord, tanto da stilare una propria strategia per l’Artico e autoproclamarsi ufficialmente «Near Arctic State» nel 2018. Non avendo porzioni di territorio nella regione, perlopiù si tratta di un’attenzione dovuta alle ingenti risorse presenti e alle nuove prospettive logistico-commerciali: non a caso nell’ambito della stessa Belt and Road Inititive vi è l’intenzione di promuovere il rafforzamento del corridoio di trasporto artico, con il «Polar Silk Road». Come è facile immaginare, un tale comportamento da parte di Russia e Cina ha allertato anche gli altri stati artici. Gli Stati Uniti, ad esempio, date le crescenti attività russe e le sempre più rilevanti ambizioni cinesi, hanno di recente ripreso a considerare questa area di importanza strategica per la propria sicurezza nazionale. E anche Nato ed Europa hanno accresciuto la propria presenza e attenzione verso il Polo Nord. Soprattutto nel corso degli ultimi dieci anni, per il crescere delle tensioni con la Russia.
Al netto della competizione geopolitica e delle rivalità in essere sul piano globale, appare chiaro quanto l’Artico sia, e sarà in futuro, sempre di più una zona fondamentale per gli equilibri geo-economici, politici ed ecologici del pianeta. Tanto importante da meritare anche alle nostre latitudini una sempre più grande attenzione: perché quanto avviene a Nord ha dirette conseguenze anche sul Mediterraneo.