La Stampa, 1 luglio 2024
John Kennedy Jr & Carolyn Bessette. Ascesa e tragedia dei primi influencer
Quante fotografe esistono di John F Kennedy Jr e Carolyn Bessette insieme? Quattrocento? Forse cinquecento? Mille? Spalmate su cinque anni – dal 1994 fino al 1999, dall’inizio della loro storia fino alla tragica fine – fanno 200 all’anno. Pochissime se paragonate ai ritmi di oggi – pensiamo solo ai Ferragnez – e all’era social. Una manciata di scatti che sono bastati a consegnarli all’immortalità. Come pochi prima di loro e forse come nessuno dopo, John John e Carolyn insieme hanno prodotto qualcosa di più della somma delle loro singole esistenze. In coppia ci hanno trasportato nella dimensione del sogno e lo hanno fatto in un periodo – gli Anni 90 – che è stato l’ultimo con una cultura pop di massa davvero tale, ovvero condivisa. Privi delle frammentazioni dell’oggi, dei telefonini e dei social, gli Anni 90 mancano per il loro senso di sicurezza e appartenenza ed è a loro che guardiamo ogni volta che ci troviamo senza punti di riferimento. Non si spiega altrimenti la continua ossessione per certa musica, per certe mode, per certi film, per certe vite, per certi drammi. Non si spiega altrimenti perché – a 25 anni della fine – ancora siamo così affamati di dettagli sulla vita di questi giovani Kennedy, morti insieme la sera del 16 luglio 1999 su un aereo pilotato da John mentre, con la sorella di lei Lauren, si stavano recando a Hyannis Port, nel Massachusetts, per partecipare al matrimonio di cugino Rory. Alla moltitudine di libri che già esistono, a questo anniversario se ne aggiungono due. Il primo, Once Upon a Time: The Captivating Life of Carolyn Bessette-Kennedy di Elizabeth Beller uscito qualche mese fa negli Usa è una sorta di riabilitazione della figura di Carolyn, per troppo tempo descritta come quella problematica, isterica, drogata, rissosa, insicura, mentre John John rimaneva il principe senza macchia. Il secondo, John Kennedy Jr & Carolyn Bessette. Due icone immortali di Ursula Beretta e Maria Vittoria Melchioni, è il primo e unico libro italiano dedicato a loro. «Incarnano l’essenza del mito stesso: erano giovani, belli, ricchi e blasonati e sono andati incontro ad una tragica fine», dicono le autrici, raccontando che cosa le abbia spinte a occuparsi della coppia. «Rappresentavano l’aggiornamento dell’atmosfera di Camelot concepita anni prima da Jackie Kennedy facendo leva sulle aspettative e le premesse che ciò comportava. Il loro stile era un concentrato di timeless dell’epoca d’oro del prêt à porter. Diversi tra loro ma complementari, la loro aura è rimasta immutata fino ai giorni nostri e ne sono prova le continue citazioni del loro stile, della loro personalità e delle loro vicende in diversi ambiti socioculturali in ogni parte del mondo».
Sebbene non ci sia accordo sulle modalità del primo incontro, la storia tra il figlio del più famoso e amato presidente americano e la ragazza bella e bionda e stilosissima che lavora come pr da Calvin Klein inizia nel 1994, dopo che lui, incoronato da People uomo più sexy del mondo e sicuramente lo scapolo più ambito degli Usa, ha finito una relazione tira e molla di cinque anni con l’attrice Daryl Hannah, all’epoca famosissima per il film Spash-Una sirena a Manhattan. Nel 1995 i due vanno vivere insieme nel loft di Tribeca assieme a un adorabile cagnolino bianco e nero. Nel settembre del 1996 si sposano con un matrimonio iper segreto sull’isola di Cumberland, in Georgia. Nel 1997 già si parla di crisi, di tradimenti, di uso di droghe, di liti clamorose come quella a Central Park immortalata da un paparazzo, di incomprensioni esagerate da una vita costantemente sotto i riflettori, mentre la rivista politica lanciata da John, George, sta attraversando un momento di crisi. «L’ultimo giorno della loro esistenza era già turbato da voci che li volevano vicini al divorzio», dicono Beretta e Melchioni che nel libro raccontano passo per passo quel fatidico 16 luglio di 25 anni fa: il ritardo di tre ore, il decollo avvenuto quando era già quasi buio, le ipotesi degli esperti che parlano di disorientamento di John, pilota con poca esperienza soprattutto con quelle condizioni metereologiche. Una tempesta perfetta in tutti i sensi, in cui l’illusione di infallibilità che spesso hanno i molti ricchi e famosi si scontra con la realtà. Nella prefazione del libro Gianni Riotta definisce John Kennedy Jr «il bambino che è diventato icona», facendo riferimento alla famosa foto in cui, a tre anni, saluta il feretro del padre, il presidente ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. E non c’è dubbio che quell’immagine faccia parte della storia americana, così come non c’è dubbio che tra i due, fosse John quello predestinato. Eppure, 25 anni dopo, paradossalmente sembra Carolyn quella ad avere lasciato il ricordo più indelebile. È lei che ancora oggi viene celebrata come icona di stile, è al suo modo di vestire che gli stilisti dedicano intere collezioni e i fotografi interi servizi fotografici. È a lei che le ragazze si ispirano, è il suo punto di biondo che ha fatto scuola, per non parlare dell’abito da sposa minimal dell’allora sconosciuto Narciso Rodriguez, citato in qualsiasi classifica degli abiti più iconici di sempre. Se lui si fosse buttato in politica forse sarebbe stato diverso. Democratico per nascita, ammiratore di Reagan, ha sempre flirtato con Washington, senza davvero mai decidersi o forse, semplicemente, senza averne il tempo. «La sua visione politica era quella del padre: pragmatico, si vedeva più in un ruolo governativo che amministrativo. Più volte gli vennero offerti seggi vacanti al Congresso da parte di suo zio Ted, sempre rifiutati», racconta Melchioni. La sua intenzione pare fosse quella di candidarsi a governatore dello stato di New York e da lì iniziare la rincorsa che lo avrebbe portato, con tutta probabilità, a sfidare Hillary Clinton alle primarie del partito democratico del 2008. Quelle vinte poi a sorpresa da un giovane e sconosciuto senatore, Barack Obama. Che è poi il bello dell’America e della sua fucina di favole moderne: morta una, ce n’è subito un’altra