La Stampa, 1 luglio 2024
Roma è un casino. Tra taxi che non ci sono, auto in doppia fila, monopattini lasciati ovunque e pullman turistici. Tutto mentre aspettiamo 35 milioni di visitatori per il Giubileo
Come hanno constatato cittadini, turisti e giornalisti di tutto il mondo, la situazione dei taxi a Roma, e in Italia, raggiunge livelli paradossali. Il biglietto da visita della Capitale alla stazione Termini è scoraggiante, con attese di 50’-60’, il conducente che prima di tutto chiede: «Aho’, ‘ndo vorresti da anna’?», e che spesso ha il Pos non funzionante o seppellito sotto il sedile e rilascia la ricevuta solo dietro minaccia di rivolgersi alla pubblica sicurezza (a Roma i «tassinari» denunciano un reddito medio annuale di circa 13.000 euro, Covid o non Covid, che neanche un rider a domicilio). Roma, con meno di tre vetture per mille abitanti (a Parigi sono dieci), è l’unica città al mondo dove è il passeggero che aspetta il taxi e non viceversa, e la licenza viene tramandata per generazioni con cerimonie rituali di iniziazione da setta segreta. E, se vuoi muoverti in autonomia, monopattini e biciclette in affitto non regolamentate, incuranti del codice della strada e lasciate dovunque (se non gettate nel Tevere), quando basterebbe imporre di riportarli nei parcheggi appositi, pena sovrapprezzi esorbitanti, o, se fosse necessario, permettere solo i monopattini personali. Infine, mezzi pubblici di superficie a 13 km/h di media, troppe vetture private e metropolitana inadeguata. La mobilità romana è al collasso.La città più agognata dai visitatori di tutto il mondo è, nello stesso tempo, quella in cui si rimane meno e si vuole meno tornare, e lo stesso vale anche per tutte le nostre città d’arte, il vero patrimonio unico della penisola. Riteniamo che l’Italia sia il Paese più bello del mondo, ma non è certamente quello più visitato, perché? Uno dei motivi cruciali è la mobilità assolutamente insufficiente, il traffico feroce che si acuisce nei giorni caldi e amplifica tutti gli altri problemi, dalla raccolta dei rifiuti alla «malamovida» notturna. Motivo che funesta i residenti e che rischia di far esplodere la città in vista del Giubileo dell’anno prossimo. Motivo che azzanna alla gola Napoli, Palermo, Catania, Bari, ma anche Firenze e Milano e perfino la provincia.Uno dei discrimini lo fanno i pullman. Prima di tutto quelli da turismo, che muovono guerra non solo alle città, ma anche a quei gioielli che sono i nostri centri più piccoli. Il loro effetto è devastante non solo fisicamente, ma anche culturalmente. Prima di tutto sfigurano i luoghi e ne impediscono il godimento, per chi non sta sul pullman stesso, soprattutto chi va a piedi. Ormai non si può più nemmeno scattare una fotografia senza avere l’ingombro visuale di uno di questi bestioni che passa o che è parcheggiato davanti a un sito di interesse. In secondo luogo sono quasi tutti pesantemente inquinanti e appestano l’aria, soprattutto nelle città di impianto medievale, con strade strette e piccole piazze. Poi, con la loro pesantezza, sfondano l’asfalto e spaccano le strade, intaccano i marciapiede, sconciano basolati e chianche. Infine, creano ingorghi e occupano le corsie riservate ai mezzi pubblici, rallentando complessivamente un traffico già congestionato. Un vero disastro.Durante il Giubileo del 2000, a Roma, i pullman turistici rimasero confinati nei check-point fuori dal centro e i turisti condotti in città attraverso navette e treni, tenendo nel giusto conto le necessità reali di chi ha gravi esigenze di mobilità assistita. La soluzione perciò esiste, basterebbe metterla in pratica, aggiungendo una sovrattassa consistente per scoraggiare ulteriormente l’ingresso su gomma. Se si vuole visitare queste città, spesso Patrimonio dell’Umanità, ci si va a piedi, perché meritano calma e rispetto. E perché quello è il modo migliore di conoscere realmente i luoghi, i monumenti e magari anche le persone, evitando, infine, il rischio che le città visitate, col tempo, diventino posti solo per turisti, pieni di strutture ricettive, somministrazione e souvenir, ma privi di vera vita cittadina. Tante Venezie senz’anima.Negli ultimi anni, le cose si sono aggravate attraverso un altro cavallo di Troia per le città più belle e più visitate del mondo: il bus a due piani turistico che fa il giro del centro e da cui si può scendere e su cui si può salire dove si vuole. Un mezzo che stona perfino a Mosca o a Manhattan, figuriamoci a Firenze o a Verona. Se si aspettava qualcosa di più diseducativo del pullman turistico per ciò che concerne il significato della visita di un luogo, ora è arrivato. Oltre a tutti i danni ambientali e al godimento negato dei luoghi, che abbiamo appena descritto relativamente ai pullman, questi bus a due piani aggiungono l’illusione che in due o tre ore si sia visitata una città, come se bastasse quel tempo non dico ad avere avuto un’idea, ma nemmeno un flash di Roma piuttosto che non di Firenze. Alimentano il turismo mordi e fuggi che tutti, a parole, dicono di non volere, inquinano, rompono le strade, ingombrano: davvero non se ne può fare a meno?Ma il vero problema sono le innumerevoli auto private: sono esse che rendono impossibile il funzionamento efficiente dei bus e dei tram di superficie. E come se non bastasse ci si mette chi non vuole nemmeno il tram, che non inquina, e chi si oppone all’estensione delle zone a traffico limitato, come se l’attuale sindaco non fosse stato votato anche per quelle. A Roma si tollera l’intollerabile: corsie preferenziali invase dalle auto e il parcheggio in doppia e tripla fila visto con simpatia da vigili urbani ormai più simili ai personaggi di un film di Alberto Sordi che a custodi della viabilità decente. Si arriva addirittura a lasciare le auto sul lungotevere e sui marciapiede, per non dire delle piste ciclabili, lo stato delle quali basterebbe da solo come «breve invito a rinviare il suicidio», come cantava Battiato. Ogni automobilista dovrebbe ringraziare un ciclista italiano per aver tolto almeno un’auto (la sua) dalla strada, invece lo si addita come responsabile dell’eventuale rallentamento e magari ci si rallegra se qualcuno lo investe (è accaduto sul serio).In queste condizioni stiamo per attendere 35 milioni di turisti che dovranno oltretutto fare lo slalom tra le decine di migliaia di nuovi tavolini dei cosiddetti «dehors» di ristoranti, bar e pizzerie che hanno sottratto spazi e godimento pubblico a favore del tornaconto privato, approfittando di un’emergenza sanitaria che avevano a lungo negata, la vera nuova regola dell’imprenditoria casareccia. Sperando che, al momento di aprire la Porta Santa, il Papa non la trovi ingombra di auto in doppia fila, baracchini di souvenir e bibite e, magari, un pullman di pellegrini parcheggiato davanti. —