la Repubblica, 30 giugno 2024
Al Maradona il cinquantesimo di Nini D’Angelo
È anche un po’ come andare alla partita ma questo – con Nino D’Angelo che ha cantato ieri sera allo stadio Maradona di Napoli di fronte a 40mila persone – è inevitabile. Il nome dello stadio, intanto. Il legame d’amicizia, a tutti noto, tra il 67enne cantante napoletano e il Pibe de oro. Legame celebrato in una recente canzone, Campiò, che nella scaletta del concerto non poteva mancare. Il tifo di Nino per la sua squadra, certo mai nascosto, anzi. «Per me il Napoli vince sempre, anche quando perde», dice. E “quel ragazzo della curva B”, come il titolo della canzone e del film degli anni 80, decennio celebrato in questo show prodotto dalla Trident Music intitolato I miei meravigliosi anni ’80... e non solo,ha ospitato come special guest Marco Mengoni, che con lui ha duettato in Marì. E proprio contro la curva B del Maradona, già stadio San Paolo negli anni dell’infanzia del tifosissimo Nino, è montato il palco dello show, che prima è servito per seguire la disastrosa partita Italia-Svizzera.Già da metà pomeriggio, con il sole ancora alto e un’afa che i tifosi di Nino sembravano sopportare con gioia, si è respirata l’aria dell’evento. Il piazzale antistante lo stadio esibiva la classica coreografia del grande appuntamento sportivo, con gli striscioni e i gagliardetti del Napoli ovunque, con alcuni chioschi che esponevano la maglia azzurra, spesso naturalmente con il numero 10.E poi, i molti ammiratori: sulla fronte o intorno ai fianchi hanno la sciarpa azzurra, con il logo della squadra del cuore e il volto del Nino anni 80 stampati sopra. Tra questi c’è Francesco, 23 anni, insieme all’amico Fulvio con le rispettive fidanzate. «Seguo Nino da quand’ero piccolo, me l’ha fatto conoscere mio padre», racconta Francesco. «Cosa mi piace di lui? Le sue canzoni, ovviamente. Ma non solo. Apprezzo il suo carattere, la sua umiltà. Si capisce che è una persona pulita, onesta».Carmela invece ha 58 anni, ma anche lei ha la bandana con l’effige di Nino. «Di lui mi piace tutto, in senso artistico intendo. Lo seguo da sempre, sono nata con le sue canzoni. Lo sento molto vicino, forse perché vengo anch’io dalla periferia, come lui. Esprime sentimenti che conosco». Altra età, differente look e diversa provenienza perla coppia Mirko e Stefania, entrambi 37enni e soprattutto milanesi, che farebbero la loro figura tra il pubblico di un concerto punk o metal: lei occhi bistrati, lui nuca tatuata. «La passione per Nino me l’ha trasmessa mio papà che è di Napoli, ma io l’ho amato subito», racconta Mirko. «Con questa passione ho contagiato Stefania. Siamo venuti da Milano apposta: molti milanesi amano Nino, la cosa non deve sorprendere». Preferisce il repertorio storico o quello più recente? «Il vecchio Nino, quello degli anni 80: canzoni che raccontano la Napoli vera. Ascolto anche rock e rap, perché la musica non ha confini».Ma intorno e poi dentro lo stadio il mix di varie età e vari look è la norma: quello che D’Angelo chiama “il popolo delle mie canzoni” non delude le aspettative, anzi, riesce sempre a sorprendere con il suo entusiasmo. E il loro idolo lo ripaga con un megashow di quasi cinquanta canzoni, un palco da grande rockstar con luci dai colori tenui e i musicisti disposti su due file. Attraverso il ledwall il Nino di oggi, completo bianco come i suoi capelli, dialoga con quello di ieri, esile e con il caschetto biondo: dialogo possibile grazie all’intelligenza artificiale.E gli ospiti, giusto un paio e scelti con cura: la popstar Marco Mengoni e l’attrice Roberta Olivieri, partner nei film anni 80, e Nuccio Tortora, fedele arrangiatore e produttore compagno di Nino in molte avventure musicali. Il corpo dello spettacolo, non privo di sprazzi autoironici (ballerini e ballerine con il caschetto biondo) è nelle canzoni di quello che per D’Angelo è stato un decennio magico. Ma non mancano cose più rece nti comeMentecuore, Senza giacca e cravatta, Chesta sera perché, spiega Nino, «non posso fare a meno di cantarle». Eppure per il popolo delle sue canzoni tutto, stasera, sembra fermare il tempo, con il presente che incontra il passato e viceversa. Già quaranta minuti prima dell’inizio dello show, forse il più impegnativo dal punto di vista produttivo della carriera del cantante, il pubblico scandiva il suo nome invitandolo a uscire sul palco. E sugli spalti uno striscione recitava: “Nino, pe’ me si’ tu ‘o scudetto”.