Il Messaggero, 30 giugno 2024
Intervista a Luca Tommassini
Luca Tommassini ha fissato l’appuntamento telefonico per l’intervista che state per leggere alle nove del mattino. Orario che di solito, per la gente dello spettacolo, è (quasi) notte fonda. Quando gli ho chiesto se fosse sicuro, ha subito risposto di sì: «Continuo a svegliarmi alle 5, ancora non ho ripreso una vita normale. L’effetto Viva Rai2! di Fiorello non passa più. È come una droga».Classe 1970, una vita personale e professionale ballerino, coreografo, regista, autore e direttore artistico degna di un docufilm per via delle straordinarie esperienze fatte (partito dal basso, a 17 anni si è trasferito in America lavorando con Madonna, Michael Jackson, Whitney Houston, Diana Ross etc.), il romano Tommassini si mette in moto all’alba anche perché sta curando l’omaggio a Guglielmo Marconi in programma a Bologna il 20 luglio (Marconi. Alive), la ripartenza in autunno del tour di Laura Pausini e altri cento progetti.Che farà con Fiorello?«Non lo so. Gli ultimi due anni sono stati meravigliosi e lui, giustamente, ha chiuso quando tutto era perfetto. Non a caso abbiamo finito in lacrime, sapendo di aver vissuto un’esperienza unica. Lui è un fenomeno. L’ho rivisto l’altra sera a cena e ci siamo divertiti pensando alle mille cose che potremmo fare, ma per ora è tutto sospeso». Fiorello farà uno show notturno come si dice da tempo o no? «Con lui può funzionare qualsiasi cosa, ma visto che si gioca ogni volta tutto deve divertirsi lui per primo. E dopo Viva Rai2! non è facile trovare una nuova formula».La lezione più importante dell’ultimo anno qual è stata?«Che più lavoro sotto stress è meglio mi sento. E poi che fare e mantenere una promessa è bellissimo. Lo dico perché se il primo anno è stato facile, il secondo è stato complicato: non sono stato bene perché ho avuto la mononucleosi. A Fiore e a sua moglie Susanna, però, avevo detto che ci sarei sempre stato, non ho mai mollato e ho fatto bene così: mi sono divertito di più».Si dice che i suoi balletti costino tantissimo: vero?«No, anzi. Non avevamo un budget per fare il programma così come l’abbiamo realizzato. Ci siamo riusciti grazie alla complicità dei tanti artisti che sono venuti ospiti pur non avendo qualcosa da promuovere. Senza, sarebbe costato l’ira di Dio, almeno trenta volte di più».A parte Marconi e Pausini, a cosa sta lavorando?«Sono appena stato al Tribeca Film Festival di New York per il lancio del nuovo film dello scultore Jago, Into the White. Lui è un amico e lì ne ho ritrovata un’altra, Whoopi Goldberg. Non la vedevo da anni e dopo siamo stati a cena con Al Pacino, Robert De Niro... Oddio, detta così sembro un mitomane, ma è la verità».A proposito, con lei nel 1993 partecipò a “Sister Act 2": farà anche il terzo capitolo? Sembra che in parte sarà girato addirittura in Vaticano.«Mi piacerebbe, ma non sono sicuro di farlo. Comunque, spero si faccia davvero in Italia. Il 19 luglio, invece, su Prime Video arriverà la serie sull’antica Roma dei gladiatori, For Those About To Die di Roland Emmerich, con Anthony Hopkins. Ho curato le coreografie e la scena della cerimonia di apertura del Colosseo. Un lavoro pazzesco: che meraviglia i budget hollywoodiani...».Per arrivare al suo livello cosa c’è voluto?«Sogni, fatica e studio. Niente mi è stato regalato». È vero che negli Usa, da clandestino, fece anche l’elemosina?«Sì. E non me ne vergogno. In attesa del primo contratto ottenuto grazie a Paula Abdul, che mi fece anche avere un permesso di soggiorno a termine, da quelle parti ne ho fatte e viste di tutti i colori».Si è anche sposato, vero?«Sì, ma anni dopo. La mia amica Jill Hillier, quando tornai negli Usa, mi offrì di sposarmi per farmi avere la green card per lavorare negli Usa. Il precedente era scaduto dopo il tour che feci con Whitney Houston, quello che mi spinse a rientrare in Italia per sopravvivere allo stress, e soprattutto all’alcol e alle droghe. Dovevo allontanarmi da quel giro».Fu un matrimonio vero? «Sì, certo. Senza sesso, ma legalmente valido. Ci sposammo alla Little White Wedding Chapel di Las Vegas. A officiare le nozze fu un sosia di Elvis Presley. Cenammo in un “All You Can Eat” e poi via a vedere uno spettacolo di drag queen che imitavano le superstar con le quali avevo già lavorato, o l’avrei fatto in seguito: Madonna, Michael Jackson, Diana Ross, Whitney Houston...».Come è finita con Jill? «È sempre una mia carissima amica. Lavora con Ricky Martin e ogni tanto – curando le coreografie sulle navi da crociera – se viene in Italia ci vediamo sempre».Prima di rientrare in America, a Roma passò dei bruttissimi momenti, giusto?«Sì. Mio padre, che abbandonò me, mia sorella e mia madre, ma con il quale poi riprendemmo i rapporti, morì all’improvviso. Aveva un autosalone e ci lasciò due miliardi di lire di debiti. Un giorno gli strozzini ci affrontarono con le pistole. Ci volle del tempo per saldarli, ma per fortuna, dopo un po’, sistemai tutta la famiglia: comprai anche casa a mamma e un bar a mia sorella».Nella vita è stato più coraggioso o incosciente?«Io di natura sono molto cosciente e poco coraggioso. Però ho capito che più vado controvento e più la direzione è giusta. Per questo ogni giorno faccio la lista».E che ci scrive?«Me lo insegnò Madonna a farla. Quando s’alzava scriveva le cose da fare, iniziando con le peggiori, quelle che odiava di più, e in fondo metteva le più belle. Per me funziona ancora».Il coreografo Giuliano Peparini ha detto di recente che nell’ambiente della danza ci sono sempre state molestie: a lei è mai capitato?«Mai. Io e lui siamo cresciuti insieme e un po’ mi ha sorpreso perché non conoscevo questo suo problema che, onestamente, non riconosco come tale. Io da anni mi sono dato una regola: non mischio mai il lavoro con il sesso o l’amore. Ci sono cascato due volte e non si ripeterà».È innamorato?«Sì, di dodici gatti. E della mia nuova casa in campagna, a venti minuti d’auto dal Foro Italico. Io ho sempre creduto all’amore per sempre, come ci dicevano da bambini, ma visto che nessuno è fedele... Diciamo che sessualmente riesco a risolvere bene, per il resto non voglio più sistemarmi».Mai pensato a un figlio?«Per un periodo, sì. Sono anche andato a vivere in Spagna perché pensavo di adottare lì, ma la realtà è che non riesco ad avere neanche un cane. Sono troppo responsabile e ansioso».Nel 2000 a Roma si vestì da Papa al World Gay Pride: che ne pensa delle parole sugli omosessuali di Papa Francesco?«Questo Papa ha fatto tantissimo per i gay. Io l’ho seguito, ho letto e ho amato tutto quello che ha scritto e ha detto. Lo rispetto, ma non posso essere d’accordo con certe cose che dice».Lei crede?«Tantissimo. Sono mariano e grazie a un mio amico veggente mi sono molto avvicinato al concetto di Dio e della Madonna. Adesso è prematuro, ma un giorno mi piacerebbe poter raccontare tutto quello che ho vissuto grazie a lui. È una persona eccezionale».Madonna, con la quale ha lavorato a lungo, com’è invecchiata secondo lei?«Per me è stata una maestra, però diciamo che mi ero fatto un’idea diversa di lei. Da Madonna mi aspetterei album e spettacoli che nessuno fa. E invece fa cose scontate, già viste».Taylor Swift le piace?«Andrò a Milano a vedere il suo show e studiarla come si deve. Capisco il successo di un’artista come Beyoncé ma con lei non ce la faccio, trovo che sia sproporzionato. Mi sembra lo specchio di una società banale, forse più che guardare lei bisognerebbe concentrarsi sul suo pubblico».