il Giornale, 29 giugno 2024
Altro che Italia, ecco chi fa più paura In calo lo spread. L’Fmi critica gli Usa sul debito e i bond francesi sfondano quota 3,3%
Non più l’Italia, adesso a finire dietro la lavagna dei mercati sono la Francia e gli Stati Uniti. Nonostante lo scontro acceso in Europa tra la premier italiana Giorgia Meloni e i vertici europei sulle nomine per i ruoli chiave dell’Unione, quello che agita maggiormente i mercati è l’instabilità politica di due potenze che sono sempre state coccolate dalle agenzie di rating. I riflettori, in particolare, sono puntati su Parigi, con il presidente Emmanuel Macron che dopo la scoppola delle europee ha indetto a sorpresa elezioni che vedranno domani il loro primo atto. Un azzardo che ha avuto effetti diretti sul titolo di Stato decennale francese che ora rende il 3,3%, con uno differenziale (il famoso spread) con titoli di Stato tedeschi che si è ampliato verso gli 80 punti base. «Sui mercati c’è il timore che possa andare al potere la destra», è il commento di Angelo Drusiani, esperto di mercati obbligazionari e advisor di Ersel, «la verità è che, chiunque governi il Paese, non avrà alcun motivo per mandare in rovina la Francia. Lo vedo più che altro come un motivo per fare speculazione selvaggia». Sta di fatto che Parigi, con un debito elevato al 111% del Pil, è in procedura d’infrazione per deficit eccessivo (come l’Italia) e negli ultimi tre anni è cresciuta meno di Roma. Ora ci aggiunge un potenziale rischio di ingovernabilità (che si verificherebbe con un esito incerto dalle urne) che di solito è attribuito al nostro Paese. Insomma, la Francia peggiora a tal punto che ci si comincia a interrogare, nelle sale operative, di cosa possa giustificare l’elevato divario di affidabilità creditizia (ben sette gradini per Moody’s) che al momento le agenzie di rating americane ritengono sussista con l’Italia. «Il decennale italiano rende poco sopra il 4%», spiega Drusiani, «pur avendo un debito elevato, l’Italia lo ha sempre rimborsato senza problemi e riesce sempre a collocare con elevata richiesta tutte le sue emissioni, indipendentemente dalla tipologia di titoli. Quindi lascia perplessi che perfino i titoli greci abbiano un rendimento inferiore». La stabilità del governo, inoltre, sta dando una mano: tanto che, anche in queste ore di fibrillazione, lo spread italiano ieri ha chiuso in calo a 157 punti base ed è tuttora del 10% inferiore rispetto all’inizio dell’anno.
Anche in Usa c’è grande attenzione sull’esito delle elezioni che, a novembre, porteranno a scegliere il nuovo presidente. Nei giorni scorsi il Fondo monetario internazionale ha bacchettato la prima economia mondiale: «il deficit fiscale è troppo grande, creando una traiettoria verso l’alto per il rapporto tra debito e Pil (oltre il 122%, ndr)». Il Treasury americano decennale rende il 4,3%, più dell’omologo italiano. L’Fmi pone l’accento anche sugli effetti dei dazi e sui «progressi insufficienti» nell’affrontare crisi bancarie come quelle del 2023.
In ogni caso, la tempesta sui mercati può essere un’occasione per investire: «Vista la redditività che offrono in questa fase», spiega Drusiani, «si può pensare di impiegare una quota del patrimonio sui titoli di Stato. Il Bot annuale italiano è molto interessante e ha un rendimento simile al decennale, con una rischiosità molto inferiore. Gli Usa? Il decennale offre un discreto rendimento e se la Bce dovesse tagliare ancora i tassi, il dollaro si rivaluterebbe portando un doppio vantaggio a chi ci punta».