Corriere della Sera, 29 giugno 2024
L’addio a Brancati
La storia
«Ennio Flaiano e l’ultimo saluto all’amico Brancati»
Settant’anni fa lo scrittore Vitaliano Brancati (1907-1954) moriva a soli 47 anni, a causa delle complicazioni sopravvenute dopo un intervento chirurgico in una clinica di Torino. L’operazione, come preventivato con l’illustre clinico Achille Mario Dogliotti, doveva consistere nello svuotamento di una cisti di natura benigna nel petto dello scrittore, in alto a sinistra, e che fu invece staccata, provocandogli una crisi al cuore che risultò fatale. La notizia della sua morte fu un duro colpo per la madre Maria Antonietta Ciavola, che da allora non volle più vedere la luce del sole: pretendeva di tenere le persiane chiuse o accostate. Mentre il padre Rosario, perse l’amore per la vita e invecchiò precocemente. La morte di Brancati addolorò anche gli amici, come lo scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano: «Poche sere fa [Brancati] lo incontro che usciva dal solito caffè, in fretta. Ci salutiamo appena, poi lui sente il bisogno di tornare indietro e dandomi la mano dice: “Parto tra poco e non sono sicuro che ci rivedremo. Volevo salutarti”... Andava a Torino, per farsi operare». La cultura italiana è particolarmente sensibile alle ricorrenze, anche quando in ogni anniversario o centenario è implicito il rischio di cadere nell’amplificazione retorica dell’evento o del personaggio che si vuole ricordare. Eppure quest’anno i settant’anni della scomparsa di Brancati rischiano di cadere nel silenzio. Peccato, perché lo scrittore siciliano nelle sue opere (Gli anni perduti, Don Giovanni in Sicilia, Il bell’Antonio, I fascisti invecchiano, Diario romano, Il vecchio con gli stivali) ha mostrato una intelligenza narrativa e saggistica degna dei grandi classici.