la Repubblica, 28 giugno 2024
Manovre dell’altro mondo Ora la Marina italiana fa rotta verso il Pacifico
Per la prima volta l’Europa della Difesa si schiera in maniera massiccia nell’Indo-Pacifico, dimostrando la capacità concreta di intervenire nel teatro del confronto decisivo tra potenze. E lo fa con un ruolo cardine dell’Italia, sia dal punto di vista della qualità che della quantità di mezzi. Tutto questo però avviene in un singolare silenzio del governo Meloni che finora non ha speso una parola su queste missioni, volute dall’esecutivo e nate per espressa volontà del G7 prima ancora che per richiesta degli Stati Uniti.
La spedizione più impegnativa è quella della portaerei Cavour, che dal primo giugno è salpata per una crociera senza precedenti: guida una squadra d’attacco -“carrier strike group” nel linguaggio Nato – nei mari dell’Asia. L’ammiraglia della Marina è al comando di una formazione in cui lungo la rotta si inseriscono navi alleate, già abituate a manovrare e combattere insieme. Il primo è stato il cacciatorpediniere francese Forbin, che nel Mar Rosso infestato dai raid degli Houti ha rinforzato la scorta della fregata Alpino. Poi nell’Oceano Indiano c’è stato l’incontro con la portaerei Eisenhower e con la flotta americana che pattuglia la zona più pericolosa: le due squadre si sono esercitate insieme per diversi giorni, testando pure l’integrazione di unità di Paesi diversi come Gran Bretagna e Spagna. Adesso la Cavour è a Singapore, da dove procederà verso l’Australia, e quindi a Tokyo per un grande wargame con la Marina giapponese. Si terrà lontana da Taiwan e dagli stretti contesi dalla Cina, testimoniando però come il nostro Paese sia in grado di proiettare una forza militare rilevante a sostegno delle nazioni amiche più lontane. «La Marina sta affrontando sfide significative, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente, – ha detto il 10 giugno il ministro Guido Crosetto nell’unico cenno a questa spedizione – e su molteplici fronti, dalla libertà di navigazione alla sicurezza nell’ambiente subacqueo, essenziali per la nostra prosperità».
Il capo di Stato maggiore della Difesa invece ha sottolineato “la proiezione strategica” espressa dalla task force italiana: «Si tratta di una missione di naval diplomacy – ha dichiarato l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone – indispensabile per la tutela della pace e per la promozione del Paese. A bordo ci saranno aerei F35B sia della Marina sia dell’Aeronautica, una cosa impensabile fino a poco tempo fa».
In maniera parallela e convergente, assieme alla Cavour l’aviazione italiana sarà protagonista da metà luglio di una colossale esercitazione in Australia, la “Pitch Black 24”. Lì si concentrerà una forza aerea europea di consistenza straordinaria: Eurofighter tedeschi, britannici, spagnoli assieme ai Rafale francesi. Circa cinquanta velivoli di ultima generazione, in grado di fornire uno scudo nei cieli dell’Oceania contro ogni aggressione: anche se non viene esplicitato, si tratta chiaramente di un’iniziativa di deterrenza per frenare le mire cinesi.
Tra i 41 Paesi che parteciperanno alla “Pitch Black 24” il contingente italiano sarà il più potente: oltre venti tra intercettori Eurofighter, più i cacciabombardieri F35B di Aeronautica e Marina con il coordinamento di un radar volante Gulfstream Caew. «Con una situazione geopolitica come quella odierna – ha dichiarato il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Luca Goretti durante una conferenza negli Usa – non possiamo venire colti di sorpresa. Dobbiamo essere presenti nell’Indo-Pacifico». Trasferire una formazione così numerosa all’altro capo del mondo e renderla immediatamente pronta al combattimento, seppur simulato, costituisce una prova militare di professionalità e un segnale politico sulla disponibilità a rivestire responsabilità di peso anche nei nuovi scenari del Grande Gioco tra potenze.
Proprio dopo lo schieramento in Australia, gli F35B delle squadriglia interforze si sposteranno a bordo della Cavour per operare ad agosto con gli identici velivoli giapponesi. Ma c’è una moltitudine di segnali che indicano la consapevolezza deiPaesi europei della necessità di assumere un ruolo da protagonisti nei fronti di crisi, dal Baltico al Mediterraneo, dal Mar Rosso al Pacifico. Non avviene a livello di istituzioni dell’Unione, che non hanno ancora definito una strategia nel settore della Difesa, e seppur inserito nella cornice dell’Alleanza Atlantica studia forme innovative di cooperazione: uno dei progetti proposti ipotizza di garantire la presenza a rotazione di una portaerei italiana, britannica o francese nelle acque dell’Asia. Un modo di concretizzare l’autonomia europea dagli Stati Uniti e contribuire alla sicurezza globale lì dove viene messa in discussione. È una lezione che nasce dalla guerra in Ucraina, quando nessuno si è mosso per cercare di prevenire l’annunciata invasione russa: un errore che adesso l’Europa sta pagando più di tutti.