Il Messaggero, 27 giugno 2024
Intervista a Carla Bruni
«Anche a me capita di raccontare le mie storie e quelle delle persone che mi sono accanto, nelle canzoni che scrivo. Ma a differenza dei film di mia sorella Valeria che sono piuttosto espliciti, io mi diverto a mascherare. Invento i nomi, Le pingouin, per un politico antipatico. E Mon Raymond che è mio marito. E lui ci sarà al mio concerto di Spoleto. Gli ho cambiato nome, ma è impossibile non riconoscerlo».
Carla Bruni si presenta, prima del debutto al festival dei Due Mondi (il 5 sera, ore 21, al teatro Romano con An evening with Carla Bruni), «dove sarò io, con sincerità. Anche perché l’immagine non si costruisce. È. O non è. E le persone si accorgono quando sei artificiale. E poi che fatica inventare...». Cinquantasei anni, top model (negli Anni Novanta), Première dame (dal 2008 è la moglie di Nicolas Sarkozy), cantautrice, madre di due figli, Aurélien, 22 (avuto dal filosofo Raphaël Enthoven) e Giulia, 12, nata dalle nozze con l’ex presidente della Repubblica francese, arriva sul palco «proponendo una quindicina di brani, i miei preferiti. Forse 16. Se non dico nulla tra un brano e un altro arrivo a farne 17. Una sorta di passeggiata accanto a una donna, una persona della nostra epoca, anche se non credo, quando si parla di sentimenti, che le cose siano poi così diverse dal Medioevo. Filo conduttore, una carezza».
Come ha scelto le canzoni?
«Quelle più legate alla tenerezza. Ma per evitare che il pubblico si addormenti ci sarà anche qualche brano più “tonico”. Qualche cover e una canzone italiana che si chiama Felice».
Felice, come lei?
«Come chi ha voglia di esserlo».
Ha scelto gli abiti, la pettinatura?
«Sì certo. Tutto molto semplice. C’è chi si cambia d’abito continuamente durante uno show. Ed è anche divertente. Rihanna o Beyonce, stupende. Ma il mio modello è Francesco De Gregori. Un cantautore che racconta storie. Non ho il temperamento da body attillato».
Eppure è stata una modella richiestissima. A proposito le è capitato di vedere la mostra su Naomi a Londra?
«Non ci sono riuscita. Ma trovo straordinario che Naomi abbia ricevuto questo omaggio. Noi eravamo solo modelle, lei era un personaggio eccezionale. Ha trasformato il nostro lavoro, che in fondo è quello di mettersi e togliersi un abito camminando, in qualcos’altro. Grazie alla sua energia, la sua potenza. Il suo carisma e la sua intelligenza. Ho dei bei ricordi di quegli anni, i Novanta. Duri, sì, ma che divertenti».
Che racconto farà di se stessa a Spoleto?
«Il mio gusto per la libertà. E per l’amore. La conquista, l’abbandono, la passione, canto la storia di un essere umano sensibile. La musica per me è un rifugio, una consolazione. A me dà gioia. E spero di offrirne un po’».
Sua sorella Valeria nei film racconta le storie della vostra famiglia, in tv durante la trasmissione “Belve” ha avuto modo di commentare. Lei si è mai tolta un sassolino dalla scarpa con una canzone?
«Sì, certo. Lo faccio con tutte le canzoni. Ma quando parlo di altri, li travesto».
Chi ha travestito?
«Non solo mio marito».
Le pingouin chi è?
«Tutti, quando è uscita la canzone, hanno pensato a François Hollande. Che dire? Io l’ho scritta per un uomo antipatico. Un maleducato».
Fiorello le ha fatto tante imitazioni: le viene mai da ridere a ripensarci?
«Adoro le imitazioni di Fiorello e mi dispiace non averlo ancora mai incontrato, ma sono sicura che capiterà. Essere presa in giro da lui è come appartenere a una certa élite. Ma è un po’ che ha smesso».
E trova anche che su qualcosa abbia ragione? L’accento esageratamente francese? La voce sensuale?
«Sull’accento francese ha ragione, sono andata via dall’Italia da bambina e sono stata allevata da mia nonna che era francese. E poi certo, l’impressione che do di me forse non è quella di una persona simpatica».
Ha raccontato in un’intervista che lei ha ricordi legati a Spoleto perché ci veniva suo padre.
«Mio madre e mio padre venivano al festival e quindi per me è una specie di sogno».
Ma dopo aver scoperto che suo papà non era suo papà, biologico, i ricordi hanno mantenuto la stessa dolcezza?
«Non c’era dolcezza nei miei ricordi. Direi di no. In realtà, dopo aver scoperto che mia madre mi ha avuto da un uomo che non era quello che io credevo fosse mio padre, si è chiarito qualcosa di importante e i ricordi sono diventati ancora più commoventi. Hanno acquistato spessore».
Lei ha detto: “Sono figlia di un tradimento di amore”. Le piace?
«Sì. Tutti abbiamo bisogno di conoscere le nostre origini».
Ha annunciato che verrà sua mamma Marisa, 94 anni, una madre che le ha nascosto una verità importante. Ma se le dirà “brava” a fine concerto, le crederà?
«Speriamo che si senta bene. In questi giorni sta così così. Io ho preso i biglietti, ma non posso forzarla. E comunque mia madre non è una bugiarda e non è mitomane. È una persona che ha preferito non aver problemi».
Verrà Sarkò.
«Sì. Lui è il mio spettatore preferito, mi consiglia, mi sostiene».
State insieme dal 2008: c’è un segreto per far durare i rapporti d’amore?
«Stiamo insieme dal 2007, dal 13 novembre 2007, un triste anniversario dopo la tragedia del Bataclan. Comunque, siamo innamorati e fortunati. Il segreto, non so. Ma i matrimoni tra persone adulte sono diversi, forse più forti. Quando ci siamo conosciuti lui aveva 52 anni, io 40. Eravamo piuttosto allenati. Io consiglierei a tutti di sposarsi a 40 anni. Certo diventa complicato far figli, ma sulla Terra siamo miliardi di persone, c’è bisogno di mettere al mondo altri bambini?».
Lei però è felicissima di averli avuti. Verranno?
«Mio figlio parte per lavoro e la bambina adora i cavalli, vive in una scuderia. E comunque non sono così interessati alle mie esibizioni. E si scandalizzano per niente. Muovi un po’ il fianco... Per fortuna che non sono Madonna, ma una cantautrice con i jeans».
Che cosa è stata la maternità per lei?
«La migliore definizione l’ho trovata nel film Lost in Translation. Lei, Scarlett Johansson, chiede a lui, Bill Murray, che effetto fa avere figli. E lui: “All’inizio quando sono piccoli uno si preoccupa un po’, poi diventano le persone con cui vorresti essere amico”. Ed è così, io e Nicolas abbiamo 4 figli, considerando i matrimoni precedenti, adulti, e stare insieme è sempre un immenso piacere. I miei genitori erano assenti, siamo stati allevati a distanza. Non si scambiavano idee. Le nuove generazioni sono più forti, molto meno traumatizzate. E parlano».
Anche della politica in Francia? Che cosa ne pensate in famiglia?
«Siamo in sospeso. Le votazioni sono domenica, la commenteremo lunedì, ora tocchiamo legno. Mio marito è straordinario, un professionista della politica, parlare con lui mi dà sollievo, sprizza buon senso».
Nessun timore?
«A me fanno paura gli estremismi. Anche se, quando si comincia a governare, le asperità scompaiono. Per forza di cose. Chi governa pensa di essere arrivato al potere. In verità arriva a una buona impotenza».
Il tumore che le hanno diagnosticato tempo fa l’ha fatta sentire impotente?
«Il pensiero che mi è venuto è quello di ringraziare la scienza. Il chirurgo, il radiologo, l’infermiere, li benedici. Sono loro gli angeli. Buoni. Rassicuranti. Intelligenti».
Che valore dà all’intelligenza?
«Non è facile descrivere l’intelligenza. Però so riconoscere uno stupido. Uno stupido è immobile. Lo scemo non si muove, resta ancorato ai suoi principi. E quindi forse per me l’intelligenza è il movimento. Evolversi. Andare avanti».