il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2024
Gli infimi europei dei bomber scarsi
Che cosa vi avevo detto della Svizzera? La Germania ha pareggiato solo all’ultimo minuto. Gli svizzeri sono fortissimi a centrocampo con Xhaka, un de Bruyne cui manca solo il tiro, e Freuler. In difesa hanno Akanji, centrale del City.
Il problema della Svizzera è all’attacco, dove il centravanti è Embolo che era molto forte fisicamente a vent’anni ed è altrettanto forte fisicamente a ventisette, solo che in questi anni non ha imparato a giocare a calcio. Una sorta di Lukaku in chiave minore. I tedeschi soffrono di un’assenza e di una presenza. Sono un Bayern senza Robert Lewandowski, uno dei più formidabili bomber del calcio moderno: 683 gol in 997 partite, alla media di 0.69, alla pari o quasi ci sta van Nistelrooy, con 401 reti in 682 partite per una media di 0.58. Per trovare di meglio bisogna risalire a Puskas, con 704 reti in 720 presenze, per una media di 0.98. Puskas dopo l’aggressione sovietica del 1956 fuggì con altri della grande Ungheria e si rifugiò in Italia presso la Fiorentina. Ma, non essendosi potuto allenare, era diventato grassissimo. Fu preso comunque dal Madrid che giocò una finale col Benfica, con i grandi Eusebio e Coluna. Andò avanti la squadra portoghese, pareggiò Puskas, tornò avanti il Benfica, pareggiò Puskas. Arrivò a Puskas una palla sul cerchio del centrocampo, dribblò facilmente il centrale, che si chiamava, mi pare, Santamaria, e si involò verso la porta. Ma c’erano almeno cinquanta metri da fare, Puskas arrivò davanti al portiere, segnò e poi si accasciò oltre la linea. La partita finì 5-3 per il Benfica.
La presenza negativa è quella di Toni Kroos. Saggiamente si era ritirato dopo la finale di Champions vinta dal Real Madrid (sono almeno dieci anni che il Madrid ha culo) dove era curato dall’austriaco Sabitzer che gli tolse ogni linea di passaggio e, non bastandogli, spadroneggiò per tutto il campo.
Anche la Svizzera ha un problema, ma non riguarda i giocatori ma l’allenatore Murat Yakin. Ai recenti Mondiali in Qatar la coppia centrale di difesa era formata da Akanji e Nico Elvedi, centrale del Borussia Mönchengladbach, e portò molto bene: 1-0 col Camerun, 0-1 col Brasile e 3-2 con la Serbia. Ma nella partita col Portogallo a Yakin venne la geniale idea di sostituire Elvedi, cui ho visto annullare Lukaku, e non era difficile, ma anche Haaland, ed era meno facile, con un giocatore secondo lui più propositivo. Risultato: 6-1 del Portogallo.
Anche il Belgio di de Bruyne ha il suo problema. E si chiama Romelu Lukaku, che è capace di sbagliare tre gol solo davanti al portiere. Come si fa a sbagliare tre gol soli davanti al portiere? Si tira addosso al portiere, elementare Watson. Ripetendo un’impresa fatta in precedenza quando, servito da De Bruyne, attualmente il miglior assistman del mondo, sbagliò tre gol solo davanti al portiere. Ma è mai possibile che nessuno dei commentatori riesca a non dire mai la verità e cioè che Romelu Lukaku è una pippa?
Il livello di questi Europei è infimo. Non c’è una squadra che emerge. La Spagna certo, ma giocava contro nessuno, cioè un’Italia che così scombicchierata non si poteva nemmeno immaginare. Ma anche la Spagna ha un suo problema che si chiama Alvaro Morata, molto discusso in terra iberica e che del resto, giocando per la Juventus, non ha mai dato grandi dimostrazioni di sé.
Questi Europei, dicevo, sono di un livello molto basso. Ma non è che non siano divertenti, soprattutto quando giocano le piccole squadre che, non avendo nulla da perdere, ce la mettono tutta. Quando giocano le grandi squadre la musica cambia. Il confronto fra Francia e Olanda era ritenuto uno dei più interessanti della competizione. Ma la Francia, comportandosi come una squadra che debba salvarsi dalla B, ha congelato il gioco. È stata, contro le aspettative, una delle partite più noiose del torneo.
Contro la Croazia, l’Italia l’ha sfangata per il rotto della cuffia. Del resto la Croazia è il cimitero degli elefanti, con Modric, 38 anni, Perisic, 36 anni, Brozovic, 31 anni, che furono grandi, soprattutto Modric, ma in un’epoca pleistocenica.
Sui serbi non si può mai fare alcun affidamento. Hanno fra i migliori giocatori nei campionati europei ma prima delle partite si ubriacano e vanno a puttane. La Serbia fu grande quando c’era ancora la Jugoslavia. Durante le eliminatorie per gli Europei di Svezia aveva vinto tutte le partite, salvo una pareggiata. Noi la vedevamo su Capodistria. In formazione c’erano Stojkovic, serbo, uno dei migliori 10 degli ultimi trent’anni (quando il Guerin Sportivo mi chiese di fare un ritratto di un giocatore avvertendomi che i più grandi, Maradona e Pelè, erano già stati gettonati, io dissi: faccio Stojkovic). C’era Savicevic, montenegrino, Boban, croato, che faceva il libero, Prosinecki, croato, grande mediano, e a regolare il gioco c’era il fondamentale bosniaco Bazdarevic cui toccava calmare i bollenti spiriti dei compagni, tutti votati all’attacco. C’era con l’11 Mihajlovic, serbo, il centrale era Djukic, serbo. I ragazzi erano già in Svezia ma furono bloccati, per la storia del Kosovo, da una decisione dell’Onu su spinta degli americani. Infuriavano allora le guerre balcaniche, ma sarebbe bastato darle una bandiera neutra. Per me quella fu una tragedia emotiva. Non poteva giocare la Jugoslavia perché non c’era, ma nemmeno la Danimarca, proprio perché aveva sostituito la Jugoslavia essendo arrivata seconda nel girone. I ragazzi danesi erano già al mare e pensavano a tutt’altro, eppure vinceranno quegli Europei. Con tanti saluti a quei teorici del calcio che sostengono che le partite si vincono prima di giocare, con l’allenamento ossessivo. Così cominciai a puntare Danimarca, che a me è sempre piaciuta, solo dai quarti. La Danimarca vincerà poi gli Europei ai rigori contro l’Olanda dell’odioso van Basten (che detestava van Nistelrooy perché temeva che lo superasse in popolarità). Ai rigori van Basten sbagliò, segnò invece il Carneade Christofte. Van Basten era allenatore nei Mondiali del 2006. L’Olanda affrontava il Portogallo che stava vincendo 1-0. A venti minuti dalla fine ci fu movimento sulla panchina degli olandesi. Tutti eravamo convinti che schierasse van Nistelrooy, che in due partite aveva la colpa di aver fatto un solo gol, media 0,5. Invece chi schierò lo sciagurato van Basten? Vennegoor of Hesselink, un giocatore del Celtic dai nobili lombi ma scarsissimo. Nella partita successiva con la Russia l’Olanda stava perdendo. Ma fu salvata all’ultimo minuto, su un calcio d’angolo, “con un gol del suo grande attaccante” come scrisse la Gazzetta. Ma l’Olanda, nella successiva partita, finì ugualmente fuori perché van Basten aveva schierato una squadra totalmente malmessa, mi ricordo un filiforme Engelaar a centrocampo. Dopo quell’esperienza van Bommel, che giocava nel Milan, disse a van Basten: finché sarai tu il Ct dell’Olanda io non giocherò più in Nazionale. Van Nistelrooy fu acquistato dal Real Madrid. Nel Madrid imperversava Cristiano Ronaldo che, come suo solito, non passava mai la palla, soprattutto a Benzema che era il centravanti. Alla prima occasione, non essendoci l’ingombrante Cristiano Ronaldo, van Nistelrooy ne prese il posto e passò la palla a Benzema che segnò. Poi segnò lui ma vidi che non esultava. Si è infortunato, mi disse Matteo che sedeva accanto a me. E così finì l’epopea di van Nistelrooy al Madrid, perché nel calcio, come nella vita, bisogna avere, al di là delle tattiche, come dice una pubblicità che passa in questi giorni su Sky, soprattutto culo.