il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2024
La confessione di Avola
“Ho commesso degli omicidi fuori dalla Sicilia per conto dei Servizi segreti prima di essere arrestato, ma non ne posso parlare perché rischio di scomparire dalla sera alla mattina”. L’ennesima rivelazione di Maurizio Avola arriva a porte chiuse, durante l’incidente probatorio disposto dal gip di Caltanissetta per decidere se archiviare (come chiesto dai pm) o meno l’indagine sulle sue dichiarazioni. Nel 2020 – dopo 26 anni di collaborazione – il pentito si è autoaccusato della strage di via d’Amelio. Nell’audizione davanti al gip, Avola ha sostenuto pure di aver partecipato all’omicidio di Renato De Pedis: “Fu ucciso con un colpo di pistola da Aldo Ercolano”.
Ieri Il Fatto ha pubblicato il contenuto di alcune informative della Dia, che sostengono come il legame di Avola col suo avvocato, Ugo Colonna, vada “ben oltre il semplice rapporto tra assistito e legale di fiducia”. Sempre nella giornata di ieri, si è avuta notizia di un furto subito da Colonna, nel suo ufficio di Roma, la notte del 31 maggio. “Le telecamere hanno registrato l’immagine di un uomo travisato, coi guanti”, racconta al Fatto il legale, che sospetta di essere intercettato “da quelli che voi chiamate Servizi”. “La sera del furto – spiega – una persona che conosco mi ha telefonato per avere un file. Avendo lasciato il computer in ufficio, ho detto che lo avrei inviato il giorno dopo. Quella stessa notte, però, sono entrati e hanno portato via il pc, solo quello”. Nel laptop c’erano atti relativi a inchieste su Avola. Sulla vicenda indaga la Polizia.