Corriere della Sera, 27 giugno 2024
Europa-Usa, le cifre di una lunga amicizia
In anni di molte guerre, può sembrare che la relazione transatlantica sia solo un fatto geopolitico, il cuore del cosiddetto Occidente democratico. In realtà, tra le due sponde dell’Atlantico è radicato anche un rapporto economico straordinario. La American Chamber of Commerce in Italy ha pubblicato lunedì scorso il rapporto Friends will be Friends (Gli amici saranno amici) durante l’assemblea annuale che ha nominato il suo nuovo presidente, Stefano Lucchini. Messe l’una vicino all’altra, le statistiche danno l’idea di quello che è il potere economico-commerciale della relazione Stati Uniti-Europa. Assieme, Usa e Ue realizzano il 33,4% del Pil mondiale, il 24,6% delle esportazioni e il 33% delle importazioni globali (dati al 2022). Nell’area transatlantica, avviene il 50% dei consumi globali. Con differenze tra le due sponde: il Pil americano, per esempio, è di 25.500 miliardi di dollari per una popolazione di 331 milioni; quello della Ue è di 16.600 miliardi per 448 milioni di abitanti (la Ue ha assorbito Paesi poveri abbastanza di recente). Le due economie, però, sono estremamente integrate: sempre al 2022, il 62% degli investimenti esteri negli Usa è arrivato dall’Europa e il 61% di quelli entrati nella Ue è stato di origine americana; ci sono cinque milioni di dipendenti americani in imprese di proprietà europea e 4,7 milioni di europei in aziende americane. In questa cornice, dal punto di vista degli americani l’Italia ha un ruolo rilevante, ma potrebbe fare meglio. Nella Penisola ci sono 2.760 aziende a partecipazione statunitense (il 50,5% in Lombardia) per un totale di 401.970 lavoratori. Se si considerano gli investimenti diretti americani, però, nel 2022 l’Italia ne ha ricevuto solo lo 0,6% di quelli arrivati nell’Europa allargata: è all’undicesimo posto, in testa c’è il Regno Unito con il 26,8%. Per quel che riguarda gli investimenti da Europa verso Stati Uniti, l’Italia è ancora undicesima con l’1,2% del totale. Interessante che dal 2019 in poi, gli investimenti italiani negli Usa abbiano superato in valore quelli in direzione contraria. Non era mai successo: può trattarsi di una minore capacità di attrazione della Penisola, di una maggiore internazionalizzazione delle imprese italiane o di entrambi i fenomeni. Il fatto certo è che, in un mondo nel caos, l’Atlantico è un oceano di stabilità. Non poca cosa.