la Repubblica, 26 giugno 2024
Gli Usa affossano la global tax “L’accordo è ormai morto”
NEW YORK – La tassazione globale sulle multinazionali resterà solo un obiettivo mancato, un’intenzione sulla carta. Senza il via libera di Washington, qualsiasi accordo sarà carta straccia. Il conto alla rovescia è agli sgoccioli e le speranze sono al minimo. I negoziatori si sono imposti una scadenza al 30 giugno per giungere a un accordo sostenuto dai Paesi membri dell’Ocse, l’organizzazione internazionale di studi economici.
Stasera, secondo ilFinancial Times, il testo sarà pronto. Più di 140 Paesi sono a un passo dal raggiungere l’accordo sulla tassazione delle multinazionali. Questa misura avrebbe effetti globali perché ridistribuirebbe circa ducento miliardi di dollari di profitti annuali da essere tassati in quei Paesi dove le corporation hanno le loro attività. Nonostante il processo di ratifica fosse già cominciato, alcuni Paesi – Canada, Kenya e Nuova Zelanda – hanno rotto il fronte, muovendosi in modo autonomo con l’introduzione di tassazioni unilaterali nei confronti dei grandi gruppi tecnologici, cioè proprio quel passo che quest’intesa globale voleva evitare. Ma la vera paura, per non dire certezza, è che l’accordo si sgonfi prima ancora di entrare in vigore, perché non verrà riconosciuto dagli Stati Uniti.
In questo momento Washington appare divisa. Il presidente degli Stati Uniti e gran parte dei Democratici sono a favore, i Repubblicani no. Il trattato, per essere adottato anche dagli Usa, richiede una maggioranza di due terzi al Senato, equivalente a 67 voti. I Democratici hanno 51 seggi. Servirebbero sedici voti Repubblicani, ipotesi impossibile. Se poi a novembre dovesse vincere Donald Trump, neanche se ne parlerebbe più. Secondo ilFinancial Times, che cita fonti coinvolte nei negoziati, l’accordo è «definitivamente morto». «Se gli Stati Uniti non ratificano l’accordo – ha ammesso Alan McLean, presidente della commissione Oecd sulla tassazione – sarà una vittoria di Pirro». «Noi – ha aggiunto – avremmo qualcosa che non avrebbe effetto».
L’accordo avrebbe bisogno dell’approvazione di almeno trenta Paesi che ospitano le sedi di almeno il 60 per cento delle circa cento compagnie che sarebbero colpite dal provvedimento. Se gli Stati Uniti non sottoscriveranno l’accordo, cadrà questa condizione, visto che la maggior parte delle corporation interessate si trova negli Usa. Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha spinto per l’approvazione, ma nei vari incontri con i Ceo delle corporation, tra cui uno recente avvenuto a New York, non deve aver ricevuto segnali positivi.
I Paesi coinvolti nel processo avevano firmato un impegno nel2021 in cui si impegnavano a evitare di tassare le compagnie fintanto fossero andati avanti i negoziati. A fine giugno il memorandum scadrà e sarà un libera tutti.