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 2024  giugno 26 Mercoledì calendario

Vivere a 50 gradi Dal Messico all’Asia la settimana di caldo che sconvolge il mondo


Nelle notti impossibili dell’India, dove la colonnina di mercurio sfiora i 40 gradi, i cittadini provano invano a dormire. In quelle del Medio Oriente, dove di giorno le temperature superano i cinquanta, a respirare.
Nell’ultima settimana il mondo intero ha vissuto – e sta ancora sperimentando – una ondata di calore su larghissima scala che potrebbe contribuire facilmente a trasformare il 2024 nell’anno più caldo della storia, dopo il record dello scorso anno. I record stessi, ormai, sono complicatissimi da aggiornare: oltre 1.400 quelli battuti in sette giorni da una parte all’altra del mondo.
La Cina ad esempio sta sperimentando il giugno più caldo di sempre: ieri nell’area di Aiding Lake si è arrivati a 49 gradi, oltre cinquanta secondo alcune rilevazioni locali. In Paraguay, nell’emisfero sud dove è iniziato l’inverno, a Infante Rivarola c’erano quasi quaranta gradi.
Con la complicità della crisi del clima, che rende più potenti, intense e frequenti le ondate di calore, questa settimana a cavallo fra primavera ed estate sarà difficilmente dimenticabile in un Medio Oriente che sta imparando a sopravvivere a cinquanta gradi.
La terribile ondata di caldo che ha colpito La Mecca, in Arabia Saudita, ha contribuito alla morte di oltre 1.300 pellegrini accalcati in una città che è arrivata a lambire i 52 gradi. Temperature simili si sono raggiunte anche in Kuwait, oppure in Iraq a Nassiriya, o ancora a Swiehan negli Emirati dove si è toccato il record di caldo per il Paese. In totale, da inizio 2024, sono ormai undici i Paesi arrivati a 50 gradi. Ma delle cifre eccezionali, delle statistiche, ormai poco importa a nazioni in cui adattamento e sopravvivenza sono all’ordine del giorno: sia l’India che il Messico hanno pagato a carissimo prezzo, con centinaia di morti, l’attuale ondata di calore che ha portato le temperature a livelli insostenibili. L’Europa e il Mediterraneo invece hanno assistito alle due facce della stessa medaglia, quella con sopra l’effige della crisi del clima: da una parte le temperature roventi di Cipro, Grecia, Turchia, Balcani e Sud Italia, dall’altra gli intensi nubifragi che dalla Svizzera all’Emilia Romagna hanno creato frane e allagamenti. Il caldo estremo è considerato anche tra le concause della morte di alcuni turisti in Grecia, così come di diversi escursionisti che dalla California all’Arizona sono deceduti per colpi di calore o disidratazione negli ultimi giorni.
Proprio gli Stati Uniti, con circa 100 milioni di cittadini coinvolti, stanno sperimentando in questeore quella che potrebbe essere una ondata bollente e prolungata: si va dai 32 gradi di New York sino agli oltre 45 di Phoenix.
Ancor più dei casi di singoli avventurieri colpiti da stress termicosono però i grandi eventi di massa a preoccupare se connessi con il calore eccessivo.
Solo nell’ultimo periodo si contano la tremenda strage di pochi giorni fa durante l’Hajj, il pellegrinaggio islamico, ma anche le dozzine di lavoratori morti nei seggi in India, così come le situazioni di malessere registrate durante alcuni festival d el Nord America. Fatti e vittime che aumentano i timori per le Olimpiadi in partenza fra un mese in una Parigi dove le temperature rischiano a fine luglio di essere davvero elevate. Solo lo scorso anno, in Europa, d’estate il caldo ha ucciso secondo le stime 62mila persone.
Ma mentre le città più ricche e sviluppate stanno promuovendo azioni di adattamento, da sistemi refrigeranti a stazioni con tanto di paramedici dove poter bere e idratarsi, e mentre in Cina è ormai comune uscire con l’ombrello per ripararsi dal sole, è nelle aree più povere del mondo dove il caldo uccide silenziosamente. Altrove, sistemi di allerta precoce sul caldo e i bollettini, come quelli del Montenegro dove nelle scorse ore le autorità invitavano le persone a “rimanere all’ombra fino al tardo pomeriggio”, sono ormai diventate consuetudine nelle giornate roventi, quelle in cui (è accaduto a Belgrado) soltanto di notte possono essere centinaia le chiamate per assistenza medica per via del calore. Calore che questa settimana continuerà nel Nord Africa, dove l’Algeria e la Tunisia potrebbero superare i 50 gradi, negli States in cui diverse città andranno oltre ai 35 e nell’Europa dell’est, come in Romania, dove si temono forti ripercussioni su agricoltura e raccolti.
Un sintomo chiaro, in questa settimana bollente di giugno nel mondo, di come gli effetti della crisi climatica incideranno sempre di più anche sul cibo e sulla fame. Uno studio appena uscito su Scientific Reports sostiene proprio questo: entro il 2050 lo stress termico e idrico potrebbe portare la produzione alimentare globale a diminuire del 14%, con un aumento fino a 1,36 miliardi di persone soggette a gravi livelli di insicurezza alimentare. Gli stessi scienziati però, ricordando che le ondate di calore come quelle in corso aumenteranno, ci dicono anche che abbiamo le armi per arginarle in futuro: il primo passo è sempre il solito, dire addio ai combustibili fossili.