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 2024  giugno 25 Martedì calendario

La elezioni in Francia preoccupano tutti

«Chi volete per governare la Francia?». Emmanuel Macron lo chiede direttamente ai suoi connazionali in una lettera pubblicata sulla stampa regionale, dove il presidente francese ha spiegato ancora una volta i motivi che l’hanno portato a sciogliere l’Assemblea nazionale e a indire elezioni legislative anticipate. La domanda, però, se la fanno in molti in questi giorni, visti gli scenari che si prospettano all’orizzonte del voto previsto per il 30 giugno e il 7 luglio. Una scadenza verso la quale il Rassemblement National, stando ai sondaggi, si avvicina sempre di più nelle vesti di grande favorito. Ma una semplice vittoria a Marine Le Pen potrebbe non bastare per ribaltare completamente la situazione e porre Jordan Bardella al posto di primo ministro in una coabitazione.
«Accetteremo di costituire un governo se avremo la legittimità democratica per farlo» e «naturalmente la maggioranza assoluta», ha ribadito l’enfant prodige dell’estrema destra d’oltralpe durante una conferenza stampa organizzata per presentare il suo programma, dicendosi «pronto» a salire al potere. Il delfino di Le Pen ha sciorinato per un’ora e mezza il suo progetto già ampiamente anticipato nei giorni scorsi: un “big bang” dell’autorità nelle scuole (con il divieto per gli studenti di utilizzare smartphone), il rilancio della natalità, il sostegno all’Ucraina (senza però mandare truppe sul posto) e il divieto alle persone con la doppia nazionalità di occupare posti «strategici» ai vertici dello Stato.
Tuttavia, i lepenisti non vogliono correre il rischio di ritrovarsi alla guida di Matignon, sede dell’esecutivo, con le mani legate da una convivenza forzata, che in ogni caso si annuncerebbe problematica. Ma secondo i sondaggi, il raggiungimento della soglia dei 289 deputati nella Camera non è affatto scontato. L’ultimo, pubblicato da l’Ifop ieri, dà la formazione di estrema destra in testa al 36% (tra i 220 e i 260 seggi), mentre l’alleanza della sinistra riunitasi nel nuovo Front popolare è al 29,5% (tra i 185 e i 215 seggi), seguita dai macroniani, rimasti dietro al 20,5% con un massimo di 100 parlamentari. Nel caso in cui queste stime si dovessero confermare, la Francia si ritroverebbe con una Camera Bassa sprovvista di una maggioranza assoluta, frammentata e fortemente ostile al capo dello Stato, che secondo la Costituzione dovrà attendere almeno un anno per un nuovo scioglimento. Un’eventualità che farebbe cadere il Paese in una situazione di forte instabilità istituzionale, con tre blocchi ben distinti e difficilmente riconciliabili. In un simile contesto, la maggioranza dovrebbe gestire anche i malumori interni emersi in questi giorni a causa della mossa presa a sorpresa la sera delle europee, che a molti non è piaciuta. Cosa farà Macron a quel punto? L’inquilino dell’Eliseo ha più volte scartato l’ipotesi di presentare le dimissioni come fece il suo predecessore Charles de Gaulle nel 1969 dopo aver perso un referendum costituzionale due anni prima. L’unico nella storia della Quinta Repubblica ad arrivare all’extrema ratio, in realtà estranea al Dna della Quinta Repubblica. Voglio «agire fino al 2027», ha detto il capo dello Stato ai francesi nel messaggio, anche se Marine Le Pen, pur garantendo che non chiederà mai al presidente di lasciare l’incarico, sostiene che gli «resteranno solo le dimissioni per uscire dalla crisi politica». Un blocco che potrebbe portare anche alla creazione di un governo tecnico, ma Jacques Attali, ex consigliere di Mitterand e talent scout di Macron, ha ricordato a Libération che la Francia «non ha un Mario Draghi francese».
Al momento, però, l’attenzione è tutta sulla sfida elettorale. Il presidente martella sui rischi conseguenti ad una vittoria degli «estremi» che potrebbero portare ad una «guerra civile», come affermato nel podcast “Generation Do It Yourself”, dove è stato escluso l’imminente invio di truppe in Ucraina.
Ma il contesto francese preoccupa anche Bruxelles, dove sono cominciate da giorni le grandi manovre per la futura legislatura europea. Un Macron indebolito sul piano interno può avere importanti ripercussioni nel risiko dei top jobs, soprattutto in vista del Consiglio del 27 e 28 giugno. Il suo gruppo, Renew, ha perso terreno dopo le ultime europee e rischia di cedere il terzo posto all’Eurocamera. Intanto, il Rassemblement National gonfia il petto. «Dubitiamo del fatto che Macron farà l’errore di sostenere Ursula von der Leyen, responsabile dei principali mali dei francesi. Sarebbe una decisione sorprendente», fanno sapere dalla formazione di estrema destra, che spera di ottenere un suo governo in Francia per avere un peso anche nell’Ue: «In quel caso spetterà a noi nominare il commissario francese che, ovviamente, sarà qualcuno che ha la stessa visione dell’Europa delle nazioni che difendiamo».
Del resto, lo stesso Olaf Scholz si è chiaramente detto «preoccupato» per l’esito delle legislative in Francia. Un timore che in Europa condividono in molti. —