La Stampa, 25 giugno 2024
Le comunali un problema per Meloni
Salutata come sempre con grande enfasi, da Firenze a Bari, da Perugia a Potenza, la vittoria nei ballottaggi conferma un’ipotesi già asseverata: e cioè che il sistema elettorale a due turni, specie nelle elezioni locali, favorisce il centrosinistra. Il centrodestra, appunto, nel turno unico può sfruttare agevolmente le divisioni del cosiddetto “campo largo”, quando c’è, e avvalersi dell’unità che malgrado tutto riesce sempre a trovare a dispetto degli avversari. Più in generale, i candidati sindaci del centrosinistra si presentano più forti di quelli del centrodestra, che in molti casi – vedi Firenze – va a spanne. Nel capoluogo toscano l’eredità decennale del primo cittadino uscente Nardella, eletto a Strasburgo, era stabilita da tempo, e a nulla ha potuto la divisione dell’ultima ora voluta da Renzi, che puntava su un seguito in città al dunque rivelatosi più esile delle previsioni.
Quello dei sindaci è inoltre il metodo elettorale più metabolizzato dagli elettori – anche se la partecipazione al voto è stata ancora una volta molto bassa. L’assenteismo in molti casi ha contrassegnato risultati finali che i cittadini davano per scontati, sentendosi liberi di restare lontani dalle urne. È in questi casi – votanti abbondantemente al di sotto del cinquanta per cento – che la capacità di mobilitazione delle coalizioni diventa più che decisiva. E il centrosinistra, è evidente, si è fatto trovare più preparato rispetto al centrodestra, i cui elettori in troppi casi non sono entrati in competizione. Il recupero della coalizione di governo nelle città medio-piccole – Rovigo, Vercelli, Lecce, Avellino, Caltanissetta – non può infatti consentire, come alcuni esponenti del centrodestra hanno provato a fare, di parlare di “pareggio”. Le amministrative – a differenza delle regionali – restano un problema per l’alleanza guidata a livello nazionale da Meloni.
E il ragionamento sul sistema elettorale rimane attuale proprio mentre si sta andando verso l’introduzione del premierato senza aver raggiunto un accordo su come il premier dovrebbe essere eletto. A questo punto sarà difficile che la premier accetti il metodo (a due turni) del “sindaco d’Italia” voluto da Renzi, che pure le porterebbe l’appoggio di Italia viva nel lungo iter parlamentare della riforma. —