La Stampa, 25 giugno 2024
La lezione morale
Ma ve la ricordate la questione morale pugliese? Gli scandali baresi, gli arresti, le indagini sul voto di scambio e a prezzi di saldo, le ipotesi di infiltrazioni mafiose, i trasformismi, i venticelli non so se calunniosi ma senz’altro subdoli a soffiare sul sindaco di Bari, Antonio Decaro? E soprattutto il centrodestra a ribaltare il suo storico e sempre assai volatile garantismo, capitanato dal molto garantista Francesco Paolo Sisto – già avvocato di Silvio Berlusconi nelle faccende di meretricio – in pieno orgasmo giustizialista a chiedere lo scioglimento del comune per mafia? Poi però sono arrivate le elezioni: Decaro s’è guadagnato il Parlamento europeo con un capitale di mezzo milione di voti, e ieri uno della sua stretta brigata, Vito Leccese, non per niente contrastato dai cinque stelle, è diventato sindaco col settanta per cento, il candidato leghista ricacciato al ventinove. Non vorrei trarne considerazioni frettolose, sulla fine del giustizialismo e roba simile, ma vedere una così sonora disfatta delle tesi di procura applicate al consenso mi dà una soddisfazione voluttuosa. E tanto più se tutto va a danno del centrodestra, nel cui garantismo in altri tempi avevo creduto come un gonzo. Spero ne ricavi una lezione anche Elly Schlein, coi suoi codici etici redatti a mani pulite: siamo tutti abbastanza grandi da sapere che politica e giustizia sono due cose diverse, la giustizia individua i reati e sanziona i colpevoli, ma non stabilisce che cosa è morale e che cosa no. E in politica non c’è una forma di morale più alta che prendere voti perché si è fatta una buona politica.