la Repubblica, 24 giugno 2024
La toponomastica canterina
Il mondo si è fermato per un momento a Macerata e “Loggiato Palazzo degli studi” è diventato “Loggiato Jimmy Fontana”, il cantante «che ha lasciato un segno indelebile nel mondo» ha spiegato il sindaco leghista Sandro Parcaroli. E infatti l’università ha ospitato il convegno di studi “La vita e le opere del grande artista fra cultura popolare e immaginario collettivo”.
C’è poco da sorridere per questo fuori misura della giunta maceratese di centro destra.
Coinvolge infatti tutti gli italiani, anche i migliori di noi, il grottesco esercizio da dottor Balanzone di studiare Lucio Dalla più di Manzoni e Franco Battiato più di Sciascia.
Stimolati dal Nobel a Bob Dylan, noi italiani siamo diventati specialisti in sociologia della canzonetta e i nostri cantanti sono filosofi hegeliani, tutti maître à penser. Non c’è da meravigliarsi che Macerata celebri Jimmy Fontana più di padre Matteo Ricci se c’è chi capisce Milano attraverso Gaber, spiega il Sud con Modugno e racconta la donna italiana con i testi di Paoli e la voce di Ornella Vanoni. E a differenza della toponomastica politica che è risarcitoria e soggetta a un dissennato spoils system (largo Almirante al posto di piazzetta Togliatti) la toponomastica canterina unisce destra e sinistra e De André dà il nome a 80 strade, Battisti a 40, Modugno a 20, Luigi Tenco a 17, seguono Mia Martini e Rino Gaetano con 8, Claudio Villa 7, Buscaglione e Carosone 4, e c’è pure un solitario viale Mino Reitano. E tuttavia un vivace dibattito ha diviso Macerata non sul «rispetto della comunità verso l’artista», che è stato ricordato dal figlio Luigi, anche lui musicista e cantante, autore diIl mondo che sarà. La storia della mia vita accanto al mio grande papà, ma sulla decisione di dedicargli il loggiato. I contrari ricordavano che era nato a Camerino ed è sepolto a Roma e che il testo diChe sarà è di Franco Migliacci e infatti il «paese mio che stai sulla collina» è Cortona (Arezzo), e non Macerata, «come si vuol far credere». Con una malizia senza costrutto, ricordavano pure che, collezionista di armi, Jimmy Fontana nel 1971 aveva comprato in un’armeria di Sanremo la Skorpion, poi ritrovata in un covo delle Br, con la quale furono uccisi nel 1978 i missini Bigonzetti e Ciavatta in via Acca Larentia, e poi Ezio Tarantelli, Lando Conti e Roberto Ruffilli. La storia della Skorpion, che il cantante raccontò di avere rivenduto nel 1978 a un poliziotto, è una di quelle innocenti coincidenze il cui mistero è non nascondere misteri. Il genere è lo stesso della seduta spiritica, alla quale, durante il sequestro Moro, partecipò Romano Prodi. Come si sa, il tavolo, ballando, compose la parola “gradoli”, che era il nome della strada di Roma dove le Br avevano un covo. Non c’è mai nulla da scoprire in queste strane apparenze e su Jimmy Fontana rimane definitivo il giudizio diCronache maceratesi: «Fu autore e interprete di brani immortali».