la Repubblica, 24 giugno 2024
I paradisi per chi sceglie lo smart working all’estero
ROMA —Viaggiare senza dover rinunciare al lavoro, portando con sé solo lo smartphone o il PC. Con l’arrivo dell’estate diventa un’aspirazione anche per chi di solito non ha obiezioni nei confronti del lavoro in ufficio. E anche se dal primo aprile in Italia è tornato il regime ordinario dello smart working, che dunque presuppone un accordo con il datore di lavoro per lavorare da remoto, molte aziende italiane si stanno aprendo a un modello di lavoro che dopo la pandemia si sta affermando sempre di più, quello del “nomadismo digitale”. E anzi ad aprile è stato finalmente pubblicato il decreto che regola il “visto per i nomadi digitali”, stabilendo le modalità e i requisiti per l’ingresso ed il soggiorno di “cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto”. «Questo fenomeno è noto come workation – spiega Paolo Tanfoglio, ceo di Lokky (intermediario assicurativo online) – un modello ibrido che coniuga lavoro e vacanza, consentendo di essere turisti senza rinunciare a email o chiamate di lavoro, a cui si può rispondere anche sotto il sole. Tra i benefici di questo modello, quello di bilanciare gli impegni professionali con la scoperta di nuovi luoghi e trascorrere più tempo con familiari e amici. Oltre a favorire una migliore gestione dello stress la workation aumenta la produttività e aiuta anche a sviluppare abilità di gestione del tempo più efficaci. La possibilità di lavorare da luoghi diversi dall’ufficio tradizionale diventa un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro, attraendo nuovi talenti e riducendo il turnover».Ma quali sono le migliori destinazioni per fare workation? Holidu, azienda leader in Europa nel settore delle case vacanza, ha stilato il ‘Workation Index’, una classifica delle migliori città del mondo considerando una serie di indicatori quali clima, costi di affitto, connessione Wi-Fi, disponibilità di spazi di co-working, costo medio del caffè e del cibo, tariffa media dei viaggi e attrazioni turistiche. Sul podio troviamo Bangkok (Thailandia), Nuova Delhi (India) e Lisbona (Portogallo). Anche se la velocità internet nelle prime due città non è tra le più elevate, il costo della vita è accessibile e offrono numerose attrazioni turistiche. Lisbona, invece, offre una varietà di vantaggi per coloro che scelgono di fare workation, come l’accesso alle spiagge vicine e ai trasporti convenienti.
Anche Preply, piattaforma di apprendimento digitale con tutor da tutto il mondo, ha stilato il suo Workation Index confrontando 75 città nei Paesi Ocse su 10 fattori, inclusi la conoscenza dell’inglese, l’assistenza sanitaria, la sicurezza, gli spazi verdi e l’inquinamento. Sul podio troviamo Brisbane in Australia, Lisbona in Portogallo e Nicosia a Cipro.
L’Italia mostra da tempo interesse per i nomadi digitali. Le nuove norme stabiliscono che, non ci sono accordi bilaterali di sicurezza sociale con il Paese di origine, varrà la disciplina previdenziale e assicurativa italiana. Ai nomadi digitali e ai lavoratori da remoto sarà rilasciato il codice fiscale insieme al permesso di soggiorno; dovranno anche aprire la partita Iva.
Dall’ultimo report dell’Associazione Nomadi Digitali, fondata nel 2010 da Alberto Mattei, emerge che l’Italia è una destinazione attrattiva per i lavoratori stranieri. In particolare, il 43% degli intervistati sceglierebbe il Sud Italia e le Isole come destinazione privilegiata, il 14% una destinazione del Centro Italia e il 10% il Nord Italia.