la Repubblica, 24 giugno 2024
Parigi mentì a Roma sui tracciati radar nella strage di Ustica
ROMA – È un intrigo internazionale lungo 44 anni quello della strage di Ustica. Un eccidio con 81 vittime, fra cui 13 bambini, i cui familiari attendono giustizia. Una storia ancora non chiarita con un tempo infinito per chi aspetta di conoscere la verità su ciò che si è verificato nel cielo del Tirreno in quella terribile serata del 27 giugno 1980.
Questa strage è tuttora materia viva, non soltanto perché risulta un’indagine ancora in corso della procura di Roma che mantiene aperto dal 2008 un fascicolo i cui esiti sono sconosciuti. E non sappiamo se negli ultimi anni ci sono stati ulteriori accertamenti, sviluppo di indagini, nuove rogatorie. Si sa soltanto che il procedimento è aperto. E, ogni tanto, trapela la notizia che quel fascicolo va verso l’archiviazione. Nulla di più. Nulla di meno. Ma, soprattutto, nulla in direzione della verità. E se ci sono voluti 16 anni per portare avanti questa ultima indagine da archiviare, si spera che nella motivazione della richiesta che sarà fatta al gip sipotrà comprendere ciò che può essere emerso dal lungo sforzo investigativo e cosa è mancato per approdare ad un dibattimento. Volendo tirare le somme, dopo 44 anni siamo ancora qui a chiedere cosa è accaduto al Dc9 Itavia che era decollato da Bologna e diretto a Palermo con 81 persone a bordo. Sappiamo che c’è un’indagine ancora aperta da 16 anni, ma che non porta a nulla.
Veniamo a sapere adesso che l’ex addetto militare dell’ambasciata francese a Roma alla fine degli anni Ottanta, in un dialogo registrato adesso da Massimo Giletti – sarà trasmesso nello speciale “Ustica: una breccia nel muro” su Rai Tre domani alle 21.20 – afferma di non aver fornito agli italiani i tracciati radar francesi della base aerea di Solenzara in Corsica: all’epoca ha affermato che erano spenti, salvo adesso svelare che si trattava di una bugia inventata per cavarsela con il silenzio imposto dalla sua gerarchia militare.
Sappiamo dei depistaggi che hanno avvolto la strage in questi anni creando elementi che hanno rafforzato il muro di gomma che ancora oggi non viene sgretolato. Ci sono ancora i teorici della bomba a bordo, ma non hanno mai spiegato come poteva fare l’eventuale terrorista a prevedere che l’aereo sarebbe partito con due ore di ritardo a causa delle cattive condizioni meteo sull’aeroporto di Bologna. È anche questa un’ipotesi fatta per allontanare altre responsabilità?
Ed è ancora ben visibile fra i reperti recuperati in fondo al mare “l’asse del water” della toilette dove i teorici della bomba dicono che è stato sistemato l’esplosivo, pur di escludere il missile che ha abbattuto l’aereo. Esplode la bomba nel water e l’asse rimane integro?
Siamo a quasi un anno dalle dichiarazioni dell’ex premier Giuliano Amato a Repubblica in cui rivelava che il Dc9 fu abbattuto da un missile francese e, per questo, chiedeva al presidente Macron di scusarsi con l’Italia. «Un racconto storicoche non aspirava a rivelare segreti sconosciuti», ha detto Amato, aggiungendo che si trattava di «avvalorare una ricostruzione che è custodita in centinaia di pagine scritte dai giudici, nelle svariate perizie, anche nelle inchieste di giornalisti bravi come Andrea Purgatori, ma che si è dovuta arrestare davanti a più porte chiuse».
Per la prima volta in questa tragica ricorrenza non ci sarà Andrea Purgatori (scomparso il 19 luglio scorso) a riannodare i fili di una trama torbida e maleodorante. La sua conoscenza dei fatti, l’intuito del grande giornalista, ci ha condotti fin dalla sera del 27 giugno 1980, davanti al muro di gomma che ha contribuito, con professionalità e passione, a far conoscere. Inoltre, siamo ancora davanti alla beffa dei risarcimenti per i familiari delle vittime ai cui orfani di Ustica i giudici hanno previsto vitalizi solo dopo i 75 anni. Sono trascorsi 44 anni e c’è ancora molto da fare per scoprire quale guerra quella notte si stava combattendo sul cielo d’Italia e in cui hanno perso la vita 81 civili innocenti.