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 2024  maggio 11 Sabato calendario

Biografia di Rishi Sunak

Rishi Sunak, nato a Southampton (Hampshire, Inghilterra, Regno Unito) il 12 maggio 1980 (44 anni). Politico. Primo ministro britannico (dal 25 ottobre 2022). Già cancelliere dello Scacchiere (2020-2022), segretario capo del Tesoro (2019-2020) e sottosegretario parlamentare di Stato per il Governo locale (2018-2019). Membro del Parlamento (dal 7 maggio 2015). Capo del Partito conservatore (dal 24 ottobre 2022). «Ho amici aristocratici, ho amici nell’alta società, ho amici nella classe operaia… beh no, nella classe operaia no» (Sunak nel 2001 nel documentario della Bbc Middle Classes: Their Rise and Sprawl) • Primo dei tre figli di una coppia di ascendenze indiane. «Sunak è uno di quelli che qui chiamerebbero “di terza generazione”, poiché a emigrare dal Punjab è stato suo nonno. […] Dapprima si era stabilito in Kenya, dove ha avuto i suoi figli, compreso il padre del futuro primo ministro, che in Africa ha sposato una donna nata in Tanganica. La coppia è poi emigrata a Southampton, in Uk, dove non erano milionari, ma nemmeno degli spiantati: papà era un medico di base e mamma gestiva una farmacia di proprietà» (Debora Attanasio). «Dopo le elementari è riuscito a entrare al prestigioso Winchester College, un collegio privato per soli ragazzi. Durante gli studi, come lui stesso ha ricordato, […] era solito aiutare la madre in farmacia. D’estate andava anche a lavorare come cameriere al ristorante indiano Kuti’s Brasserie. “Duro lavoro” e “sacrifici”, lo ha più volte sottolineato, gli hanno consentito di arrivare all’Università di Oxford, dove ha conseguito la laurea in Filosofia, economia e politica. La svolta della sua vita è arrivata quando, dopo tre anni di lavoro a Goldman Sachs, è partito per gli Stati Uniti. Titolare di una borsa di studio Fulbright, ha seguito un corso in Business administration alla Stanford University. È qui che ha conosciuto la moglie, Akshata Murthy, figlia del magnate indiano Narayana Murthy, la donna che ha spostato nel 2009 e da cui ha avuto due bambine: Krishna e Anoushka» (Angela Napoletano). Dopo aver gestito alcuni fondi speculativi, Sunak «si lancia nel 2009 in un’altra avventura, l’hedge fund Theleme Partners, insieme a ex studenti di Stanford. Nell’ottobre del 2010 Theleme gestiva già 700 milioni di dollari. In seguito Sunak è stato anche amministratore della società d’investimento Catamaran Ventures, di proprietà di suo suocero» (Tommaso Carboni). «Già a trent’anni può contare su un significativo patrimonio suo, unito a quello ben più vasto della consorte, quando sceglie di rientrare nel Regno e di lanciarsi nell’agone della vita pubblica. Nel 2014 viene selezionato come candidato Tory per il seggio blindato di Richmond, nel North Yorkshire, ed è eletto deputato 34enne alle politiche dell’anno successivo. Al referendum sulla Brexit del 2016 sostiene poi il fronte pro-leave [favorevole all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea – ndr], diventando uno stretto alleato di Boris Johnson. Nel 2018 l’allora premier Theresa May lo nomina sottosegretario per le Amministrazioni, ma è l’ascesa di BoJo nel luglio 2019 a lanciarlo davvero verso la vetta: prima come viceministro del Tesoro (chief secretary to the Treasury) e da inizio 2020 addirittura alla testa del dicastero chiave dell’Economia e inquilino del numero 11 di Downing Street» (Alessandro Carlini). «È stato il ministro del Tesoro del “Whatever it takes”, espressione rubata a Mario Draghi durante la tempesta del Covid attraversata dal governo di Boris Johnson. Con una pioggia di 350 miliardi di crediti garantiti, […] è riuscito a traghettare il Regno Unito fuori dalla pandemia, sostenendo il mondo produttivo e mettendo da parte – parole sue – “l’ideologia e l’ortodossia economica” per affrontare la crisi. Poi si è trasformato nel ministro che ha alzato più tasse negli ultimi 50 anni e nel primo in mezzo secolo ad annunciare di voler portare su anche la tassa sulle imprese – la corporation tax – dal 19 al 25%. “Ho il sacro dovere di tenere i conti pubblici in ordine”, diceva, mentre tentava di aiutare famiglie e imprese a sostenere i costi dell’energia» (Gaia Cesare). «Roba per cui Sunak si è guadagnato addirittura l’etichetta di “socialista” dai suoi colleghi di partito più liberisti, tra cui l’eurofobico ministro della Brexit Jacob Rees-Mogg» (Antonello Guerrera). «La sua ascesa è legata a Boris Johnson, che lo ha nominato cancelliere dello Scacchiere nel febbraio del 2020 alla vigilia della pandemia, e in particolare a Dominic Cummings, l’architetto della Brexit e poi della vittoria elettorale straordinaria del 2019 che ancora oggi garantisce ai Tory un’enorme maggioranza ai Comuni. Quando si è interrotto il rapporto tra Cummings e Johnson – male, con gli scatoloni in mano e poi con una campagna vendicativa orchestrata in modo deciso dall’ex consigliere furioso –, anche per Sunak sono cominciate le scelte: era la fine del 2020. Il 2021 è stato scandito dal Covid: l’asse tra Johnson e Sunak ha retto, anzi nello scandalo del Partygate c’è anche l’ex cancelliere, che ha dovuto pure pagare una multa per aver partecipato alle feste a palazzo in pieno lockdown. Poi nel 2022 le cose sono precipitate. Mentre Johnson perdeva credibilità invischiato dentro agli scandali, Sunak emergeva come un’alternativa calma e rassicurante al premier: questa percezione era in realtà un pochino manipolata, perché appunto l’ex cancelliere aveva partecipato alle feste ma era pure finito in uno scandalo a sua volta, una scandalo di tasse non pagate (dalla moglie) che normalmente sarebbe stato più ammazza-carriera di qualche festino con il vino sui muri» (Paola Peduzzi). Nell’aprile 2022, infatti, «si è scoperto che la ricchissima Akshata non ha pagato le tasse per anni nel Regno Unito sfruttando la controversa e ultraflessibile autodefinizione di “non-dom”, ossia “non domiciliata” oltremanica. Cosa che Akshata ha ora ripudiato, promettendo di pagare le imposte oltremanica, anche se ha sempre vissuto qui a Londra, eccome. Ma la cosa più grave è che, mentre la sua ricchissima partner eludeva seppur legalmente le tasse e i Sunak costruivano una nuova piscina nelle loro tenute, il ministro le alzava per la prima volta dopo molti anni ai cittadini britannici. […] Non solo: durante lo stesso scandalo si è scoperto come Sunak avesse fatto richiesta per una “green card” negli Stati Uniti, probabilmente per trasferirsi in America. […] Insomma, non certo il massimo della credibilità, nonostante il sorriso e la verve scintillanti di Sunak» (Guerrera). Ciononostante, «Sunak ne è uscito come l’alternativa moderata, composta e credibile a Johnson: quando c’è stato da affossare l’ex premier, poi, Sunak non si è tirato affatto indietro, e anzi le sue dimissioni – arrivate quasi in contemporanea con l’allora ministro della Sanità Sajid Javid – determinarono il crollo della premiership di Johnson, le sue dimissioni e le primarie dello scorso agosto [2022 – ndr]. Nei piani di Sunak, quello era l’inizio del tragitto verso Downing Street, e anche i parlamentari conservatori erano convinti, ma la base dei Tory si è infatuata di Liz Truss (complici anche i johnsoniani, molto influenti tra gli iscritti del Partito conservatore) e delle sue promesse, che erano già azzardate e ideologiche prima della sua nomina. Sembrava che per Sunak fosse finita. Ma la Truss ha stravolto ogni cosa, sui mercati, nel governo, nel partito, a una velocità invero imprevista» (Peduzzi). «Rishi […] ha riacquistato molta fiducia dei conservatori per gli avvertimenti lanciati contro la “Trussonomics” prima del naufragio della sua predecessora. […] Durante l’ultima campagna delle primarie dei conservatori che lo hanno visto sconfitto dalla poi disastrosa Liz Truss, Rishi Sunak aveva anticipato tutto, in ogni dettaglio: “Abbassare le tasse ora è un grave azzardo: gli interessi saliranno alle stelle e le famiglie ne pagheranno le conseguenze insieme a un’inflazione già alta”, aveva avvertito più volte in campagna elettorale. […] Tutto vero, a posteriori. […] Per questo il gruppo parlamentare dei conservatori a Westminster lo ha votato in grande maggioranza […] dopo l’ingloriosa caduta di Liz Truss, a differenza del “nemico” Boris Johnson, che si è ritirato […] dalla corsa (seguito poi […] dalla terza candidata, Penny Mordaunt). Per questo Rishi Sunak, di origini indiane, è stato scelto come il terzo leader britannico in soli tre mesi, e il primo non bianco nella storia del Regno Unito. Obiettivo disperato: cercare di tirare fuori il Paese fuori dalle secche e dunque dargli stabilità dopo la catastrofe sui mercati firmata Liz Truss» (Guerrera). Eletto capo del Partito conservatore il 24 ottobre 2022, l’indomani Sunak fu nominato da re Carlo III primo ministro del Regno Unito, succedendo a Liz Truss (nominata invece da Elisabetta II, due soli giorni prima di morire). «Succede nel giorno che non potrebbe essere più appropriato per lui: Diwali, la Festa delle luci, una delle festività religiose più importanti del calendario indiano. Fervente induista, Sunak accende sempre un lume alla finestra di casa in questa giornata particolare» (Enrico Franceschini). «È entrato già nella storia per tre motivi: Rishi Sunak, il nuovo premier conservatore britannico, è la prima persona di origini indiane e fede induista ad assumere quest’incarico; ed è anche incredibilmente ricco, molto più ricco di re Carlo, con una fortuna stimata tra lui e la moglie (Akshata Murthy, un’ereditiera indiana del tech) di circa 820 milioni di dollari. La terza caratteristica è l’età: Sunak, come ricorda il Financial Times, a 42 anni è il più giovane primo ministro britannico dei tempi moderni» (Carboni). «Sunak ha definito il suo ingresso a Downing Street come “il più grande privilegio della mia vita”, ma ha avvertito che il Paese si trova di fronte a una “profonda sfida economica”. Parlando dal quartier generale del Partito conservatore, il neoleader ha sottolineato che il Regno Unito ha bisogno di “stabilità e unità”. […] Sunak ha concluso con la promessa di “servire con integrità e umiltà”: un velato riferimento, forse, alle intemperanze di Boris Johnson» (Luigi Ippolito). «La sterlina e i titoli di Stato risalgono, segno che i mercati credono nell’ex responsabile delle Finanze o perlomeno si aspettano da lui, pragmatico e realista, quella stabilità andata in pezzi durante il breve, fallimentare governo della sua predecessora Truss. […] Con lui celebra la larga minoranza di origine indiana: i suoi genitori provengono da quella che all’epoca era una colonia dell’Impero britannico e lui è diventato primo ministro. Un successo personale e un motivo di orgoglio per i Tories, a cui spetta il merito di avere portato tre donne e un non bianco a Downing Street. Da questo punto di vista, la destra ha battuto la sinistra, perché i premier britannici laburisti sono stati tutti uomini e tutti bianchi» (Franceschini). Tuttavia Sunak, giunto al vertice dell’esecutivo senza alcuna forma di consacrazione elettorale, non è mai riuscito a conquistarsi il favore della maggioranza dei cittadini britannici, suscitando talvolta qualche dubbio persino tra i suoi colleghi di partito, con progetti quali il trasferimento degli immigrati irregolari in Ruanda (già costato qualche centinaio di milioni di sterline, senza che alcun immigrato sia ancora stato trasferito) e il divieto di acquisto di sigarette per i nati dopo il 2008. Tale impopolarità è stata certificata dalle elezioni amministrative del 2 maggio scorso. «Il peggiore risultato alle urne da quarant’anni per il Partito conservatore. […] Una disfatta per il partito al potere da 14 anni, che ha dimezzato il numero di seggi nei consigli regionali scendendo sotto quota 500, mentre l’opposizione laburista ne ha guadagnati oltre 170, superando quota mille. […] Il premier Rishi Sunak ha ammesso che i risultati sono stati “deludenti” ma si è detto fiducioso che quando si tratterà di votare alle politiche gli elettori sceglieranno il Partito conservatore. Spetta a Sunak decidere la data del voto, ma l’esito delle amministrative potrebbe convincerlo ad attendere fino all’autunno nella speranza di riconquistare consensi nei prossimi mesi, se come previsto l’inflazione continuerà a calare e si allenterà la morsa del carovita» (Nicol Degli Innocenti) • Del tutto inefficaci le «operazioni simpatia» tentate in questi mesi. «“Imbarazzante”, “il bacio della morte”: sono i giudizi che i giornali britannici, da destra e da sinistra, hanno fatto planare impietosi sull’intervista concessa dal primo ministro britannico Rishi Sunak, assieme a sua moglie, al periodico femminile Grazia. […] Si scopre che il premier diventa “irritato” perché la moglie ha la pessima abitudine di non rifare il letto la mattina. E che fa allora Sunak? Interrompe il lavoro di capo del governo a Downing Street e torna nell’appartamento di sopra per rimettere a posto come si deve lenzuola e coperte. […] Non va meglio con gli elettrodomestici, perché chiaramente Sunak considera sua moglie un’incapace. Lei carica la lavastoviglie, ma poi arriva lui e rifà tutto daccapo, perché, per quanto la consorte ci metta “entusiasmo”, è evidente che solo il premier è in grado di disporre piatti e posate nell’ordine giusto nei cestelli. […] La goccia finale dell’intervista a Grazia è stata la rivelazione su come i Sunak si rilassano la sera: guardano a ripetizione sempre lo stesso episodio di Friends… Insomma, questo premier è un marziano che anche quando si avventura in tentativi estremi di ingraziarsi l’elettorato non riesce a tenere nascoste le sue stranezze» (Ippolito). «Il bacio della morte di Rishi Sunak rischia di sotterrare anche le Adidas. L’impopolare primo ministro britannico è comparso in un video a Downing Street con ai piedi un paio di Samba, le scarpe del momento: ma è stato subito ridicolizzato sui social. […] Subito si sono scatenati i commenti: quelle Adidas appaiono così nuove e scintillanti che sembrano appena tirate fuori da una scatola e messe ai piedi sul momento solo per fare bella figura. […] Improvvisamente, le Samba sono diventate le scarpe di un leader azzoppato alla guida di un governo in fase terminale: è un look, ha scritto il Guardian, che mira a ricchezza nascosta in stile Succession ma finisce in una crisi di mezza età da magnate delle fintech. E sembra proprio che Sunak abbia il tocco di Mida alla rovescia: tutto ciò cui si avvicina rotola in malora» (Ippolito) • «La vita privata è all’insegna dell’agio. La coppia possiede due case a Londra, un maniero con lago privato nello Yorkshire e una penthouse a Santa Monica, in California. In tutto sembra che il patrimonio immobiliare valga 17 milioni di dollari» (Carboni). «Sunak viene percepito come un esponente delle élite, uno che vive su un altro pianeta rispetto alla gente normale, le cui esigenze stenta a capire: una volta si è presentato in un cantiere con un vestito da 4 mila euro e mocassini di Prada, mentre un’altra volta si è fatto fotografare con una tazza da caffè da 200 euro» (Ippolito) • «Si è scoperto che pratica una forma di digiuno estremo, ogni settimana 36 ore senza toccare cibo fra domenica e martedì» (Ippolito). «Il primo ministro è un fan dello spinning e si allena con l’ex ballerino Cody Rigsby sulle note di Britney Spears, perché le sue canzoni, secondo l’esperto, migliorerebbero i benefici dell’esercizio fisico» (Guerrera). «Astemio e riservato, amante dei videogiochi, dei fogli Excel e di Star Wars» (Peduzzi). «Ha la passione per il collezionismo di memorabilia e oggetti legati alla Coca Cola, la sua bevanda preferita» (Antonino D’Anna) • «Pelle scura, ciuffo brizzolato, faccia pulita» (Napoletano) • «Bollato dai suoi avversari come “l’uomo di Davos”» (Guerrera). «Un personaggio fatto di paradossi e contraddizioni: […] tanto che uno dei soprannomi è “Slippery Sunak”, Sunak lo scivoloso» (Ippolito) • «Sunak si proclama, a parole, un fautore della tassazione minima: ma è consapevole che nella congiuntura attuale non è possibile abbassare le tasse. […] I suoi ammiratori lo definiscono “un pragmatico di princìpi”: guidato da alcune idee, ma pronto ad adattarle alla realtà. Nel 2016 si era schierato a favore della Brexit: ma dopo non ne ha più parlato, mantenendo un profilo bassissimo sulla questione dei rapporti con l’Europa» (Ippolito) • «Sunak è contrario all’immigrazione irregolare. Nonostante le sue origini non britanniche: ma su questo c’è una grande narrazione Tory che spesso, in Europa continentale e in Italia soprattutto, si fa fatica a capire. Rishi è discendente di ex sudditi imperiali britannici. Come lo è Priti Patel, potente ministra dell’Interno di Boris, come lo è Sadiq Khan, sindaco di Londra, il primo musulmano nella storia cittadina, figlio di emigrati pakistani. […] I conservatori, come in parte anche i laburisti, sono entrambi eredi di una cultura imperiale. Non conta l’etnia né la religione. I nativi Brits, come gli indiani, i pakistani, i canadesi, i sudafricani e via dicendo, sono tutti figli della stessa tradizione. Nulla a che vedere con l’immigrazione “irregolare” proveniente da Africa, Medio Oriente ed Europa orientale. Sunak e i suoi genitori sono legittimi “figli dell’Impero”, è il ragionamento tradizionale Tory» (Luca Bianco) • «A parte la faida personale e personalistica tra Sunak e Johnson, il punto politico è un altro. Il mandato popolare al momento esistente è di Johnson: lui lo ha rivendicato brandendolo come uno scettro per riprendere il dominio del partito e ha esagerato, ma la questione della rappresentanza esiste, eccome» (Peduzzi). «Rishi non sarà mai ricordato come un working class hero. E questo già basta per inimicarsi una certa Gran Bretagna “profonda”, lì dove il voto Tory la fa da padrone ormai da tempo. Maschi bianchi e lavoratori. Birra al pub e fish & chips. Gente che va fuori di testa per BoJo ma detesta quei “giovanotti” sorridenti e i vestiti d’alta sartoria che indossa Sunak» (Bianco).